Il governo della Colombia ha firmato con quello degli Stati Uniti il permesso di installare sette basi militari per le truppe statunitensi in territorio colombiano. Il testo finale dell’accordo è stato mantenuto segreto, ma con ogni probabilità autorizza ogni tipo di operazione dentro e fuori il paese. Questo significa, oltre al dispiegamento della IV Flotta statunitense, l’incremento della presenza militare degli Stati Uniti in una regione strategica dalla quale si possono lanciare operazioni in tutto il continente. Nel firmare quest’accordo, la Colombia ha garantito immunità ai militari e contrattisti statunitensi, cosa che equivale a garantire loro impunità e a collocarli al margine dei controlli giudiziali nazionali e internazionali.
Allo stesso tempo, l’uso delle basi significa un intervento nelle questioni interne della Colombia e una minaccia contro i processi democratici in tutta la regione. Per esempio, dalla base militare di Soto Cano in Honduras è partito l’appoggio statunitense ai golpisti di questo paese.
L’aeroporto internazionale panamense di Tocumen, viene utilizzato per aerei statunitensi di ricognizione E-3 AWACS, che vigilano permanentemente lo spazio aereo centroamericano. La campagna dell’attuale presidente del Panama, Ricardo Martinelli, è stata finanziata da Washington. Appena è arrivato al potere, il residente del Panama, ha reso vigente l’accordo su Tocumen, senza negoziazioni ne consultazioni previe.
Mentre cresce la presenza di navi da guerra statunitensi nell’antica base Radman, situata vicino all’uscita del canale di Panama verso l’oceano Pacifico, gli Stati Uniti pianificano di mettere in bella mostra aerei E-3 AWACS, Orion P-3 e trasporti di carico C-17, nella base di Palanquero, in Colombia.
E’ evidente l’intenzione di intervenire nei processi d’integrazione latinoamericana, mediante l’appoggio alle correnti che vogliono destabilizzare gli avanzamenti democratici e provocare conflitti, in una regione che ha ripreso la rivendicazione della sua autonomia e la ricerca di cammini propri per il suo sviluppo. In questo senso, il Segretario di Stato, Hillary Clinton, ha riconosciuto che in quest’accordo con il governo colombiano l’obiettivo è la “sicurezza regionale”.
La presenza delle basi statunitensi in Colombia è giustificata dal pretesto della lotta al terrorismo e al narcotraffico, in realtà rappresenta un elemento del dispositivo militare globale degli Stati Uniti e incoraggia un approccio militare e unilaterale di questi problemi il che ne ostacola il trattamento regionale, sociale, politico, autonomo e multilaterale.

La militarizzazione unilaterale implica la destabilizzazione regionale e la sua presenza in Colombia e nelle zone confinanti, ha contribuito ad aggravare la crisi umanitaria, ambientale e sociale di vaste regioni.
Una possibile conseguenza è che i paesi che si sentono direttamente minacciati da questa politica statunitense, cerchino a loro volta risorse per rinforzare la loro sicurezza e si produca così una nuova corsa militarista nella regione, provocata dagli Stati Uniti.

Inoltre, la crescente presenza militare di Washington in America Latina, segue il modello strategico della globalizzazione dell’Organización del Tratado del Atlántico Norte (OTAN), l’unica alleanza militare transnazionale, che pretende di scavalcare l’ONU, il principale forum globale e la più importante organizzazione sopranazionale.

Il Comando Meridionale degli Stati Uniti, responsabile della pianificazione, coordinazione e conduzione delle attività militari statunitensi in America Latina e i Caraibi, ha installato basi militari con aeroporti in Arare-Curazao, Antille Olandesi; in Coperta, Ecuador; e in Comalapsa, El Salvador; e pretende di installarne altre in Argentina, Paraguay, Colombia e nella Repubblica Dominicana.

Donne e uomini di buona volontà in tutto il mondo, compromessi con la pace e il disarmo totale, esigiamo la sospensione definitiva, la costruzione e la concessione di nuove basi, così come l’ampliamento di quelle già esistenti.
Chiediamo a tutti i governi dell’America Latina, dei Caraibi e del mondo, di manifestare il loro rifiuto deciso al progetto del governo degli Stati Uniti di dominare il pianeta e l’umanità intera; e di adottare un compromesso serio, immediato e fondi in contanti per portare a termine un piano globale di disarmo, proporzionale e simultaneo tra tutte le nazioni e in primo luogo, le grandi potenze.

Vogliamo l’eliminazione di tutti gli arsenali nucleari, come primo passo verso un disarmo completo nel nostro pianeta. E’ tempo di ascoltare i milioni di voci di donne e uomini del mondo intero, che esigono la fine della corsa agli armamenti, cominciando da quelli nucleari e delle guerre. La nonviolenza deve essere la carta d’identità degli esseri umani e la Pace deve diventare realtà.

Settembre 2009.

Traduzione dallo Spagnolo di Annalisa Pensiero