Uno studio elaborato da Amnesty International, Intermón Oxfam, Greenpeace e la Fundació per la Pau basato sulle statistiche ufficiali delle esportazioni di armi nel 2008, conferma che la Spagna esporta materiale di difesa in zone dove contribuisce a violare i diritti umani, esacerbare conflitti armati o deteriorare il suo sviluppo sostenibile.
Secondo queste organizzazioni, il Governo spagnolo continua a non mettere a disposizione informazione precisa che spieghi i criteri che hanno autorizzato l’esportazione in paesi con storie preoccupanti alle spalle come la Colombia, Israele, lo Sri Lanka, tra gli altri.
In accordo ai dati messi a disposizione dal prestigioso Istituto Internazionale di Studi per la Pace di Stoccolma (Stockholm International Peace Research Institute, SIPRI), questa cifra colloca la Spagna al sesto posto come paese esportatore mondiale, dopo gli Stati Uniti, la Russia, la Germania, la Francia e l’Inghilterra.
Le organizzazioni reclamano ancora una volta al Governo la vigenza della legislazione spagnola, della normativa europea e delle obbligazioni della Spagna in virtù del diritto internazionale riferito all’autorizzazione o al permesso per l’esportazione di materiale di difesa e doppio uso.
Nei prossimi giorni, la Commissione Difesa del Congresso deve approvare un giudizio contenente raccomandazioni da dare al Governo sulle statistiche delle esportazioni di armi. Si tratta delle prime statistiche annuali elaborate dal Governo dopo l’entrata in vigore della Legge sul commercio esteriore di materiale di difesa e doppio uso in Spagna.
I gruppi parlamentari hanno già presentato le loro proposte iniziali. Lo studio delle organizzazioni include un decalogo di misure in materia di trasparenza e controllo per raggiungere la piena vigenza della legislazione attuale.
Le ONG invitano i deputati a sfruttare questo strumento di controllo parlamentare, per chiedere più informazioni sulle autorizzazioni che furono concesse nel 2008 e proporre misure per dare più forza, non per debilitare, il controllo del commercio di tutti i tipi di materiali di difesa, doppio uso e “altro materiale”, anche solo cominciando preventivamente a riflettere.
Secondo il rapporto delle ultime statistiche annuali presentate al Congresso dei Deputati, nel 2008 è stato trasferito materiale di difesa per un valore di 934 milioni di euro, una cifra leggermente superiore all’anno scorso, nonostante la crisi economica.
Nel 2008, la Spagna ha autorizzato esportazioni di materiale di difesa, altro materiale e armi da caccia e tiro sportivo per un importo superiore a 3.000 milioni di euro, quasi il triplo delle operazioni realizzate quell’anno.
Questo significa che ci sono una serie di operazioni approvate ma non rese effettive nel 2008.

Alcuni avanzamenti
Le quattro organizzazioni danno un giudizio positivo del fatto che le statistiche annuali includono i dati delle esportazioni di armi da caccia e tiro sportivo e le relative munizioni, sottomesse a controlli per la prima volta nel 2008, e che contengano informazioni sulle ragioni che hanno motivato diversi dinieghi all’esportazione.
E’ positivo anche il compromesso del Governo e del Parlamento spagnolo per porre fine alla fabbricazione ed esportazione di bombe a grappolo, così come definisce la nuova Convenzione per la proibizione di tali bombe, che la Spagna ha ratificato lo scorso 17 giugno.
“L’entrata in vigore della legge ha implicato avanzamenti in materia di controllo parlamentare e di trasparenza, rispecchiati nelle statistiche ufficiali del 2008. Tuttavia, c’è ancora una lunga strada da percorrere per compiere pienamente la legislazione”, segnala Francisco Ortego, portavoce di Amnesty International.
Criteri opachi
Crea particolare preoccupazione che il Governo non dia al Congresso dei Deputati informazioni sui criteri che ha tenuto in conto per dare luce verde a licenze di esportazione di armi a paesi immersi in conflitti armati, contro quanto stipulato per legge.
Tra questi casi, sottolineano le vendite che la Spagna ha autorizzato e realizzato nel 2008 nella categoria di “aeronavi” alla Colombia (110 milioni di euro di licenze autorizzate e 31 milioni di euro realizzati), o le autorizzazioni di materiale nelle categoria “bombe, siluri, missili e razzi” per un valore di quasi 4 milioni di euro allo Sri Lanka.
È preoccupante anche che il Governo spagnolo, benché abbia offerto spiegazioni sulla destinazione del materiale esportato, continui senza porsi con urgenza la necessità di sospendere le esportazioni di materiale di difesa e doppio uso ad Israele (157,200 euro autorizzati e 2.3 milioni di euro realizzati nel 2008), fino a quando non ci siano garanzie affidabili che non si useranno per commettere violazioni del diritto internazionale umanitario; e le autorità di questo paese collaborino con le investigazioni per chiarire le violazioni dei diritti umani perpetrate durante la crisi di Gaza.
“È imprescindibile che il Governo spieghi in dettaglio in che cosa si è basato per decidere che tutte queste autorizzazioni siano conformi alla legge e rifiuti quelle richieste che chiaramente sono contrarie alla legislazione. Il Congresso dei Deputati deve insistere su questo attraverso il prossimo giudizio ed altri meccanismi di controllo parlamentare”, afferma Francisco Deserto, portavoce di Intermón Oxfam.
Decalogo di indicatori.
Lo studio delle ONG include un decalogo di proposte il cui compimento servirà da indicatore della volontà del Governo di avanzare in materia di trasparenza e controllo del commercio di armi spagnolo.
“Il decalogo proposto include, tra le altre misure, che il Governo spieghi come applica i criteri esistenti per autorizzare o rifiutare un’esportazione di armi, invii una relazione al Congresso sul tipo di prodotti ed utenti delle armi esportate e dia garanzie che non esistono rischi di deviazione o riesportazione delle armi da caccia e tiro sportivo e il suo approvvigionamento a paesi terzi “, segnala Jordi Armadáns, portavoce della Fundació per la Pau.
Anche il decalogo sollecita la sospensione preventiva di esportazioni di armi ai paesi dove ci sia un conflitto armato o dove possano essere utilizzate per commettere violazioni dei diritti umani o del Diritto Internazionale Umanitario, anche se fossero state autorizzate anteriormente.
Infine, incoraggia il Governo a svolgere un ruolo attivo e distaccato nel processo di elaborazione di un Trattato sul Commercio di Armi (TCA) e a continuare la sua politica attuale per eliminare le bombe a grappolo.

Traduzione dallo Spagnolo di Annalisa Pensiero