Forse non sarà ripreso dagli editorialisti e colonnisti del Corriere della Sera, ma ciò che è accaduto a Wallaje sabato scorso, 17 ottobre 2009, restituisce in termini concreti il ruolo e l’impegno della Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza nei territori attraverso i quali si muove. Un nucleo di gruppi e associazioni popolari palestinesi che inizialmente si erano opposti all’evento di celebrazione della Marcia a Wallaje, paese situato in territorio palestinese, e al quale erano invitati esponenti e rappresentanti israeliani, hanno aperto il dialogo e le proprie case alla delegazione della Marcia riconoscendone il ruolo di ambasciatrice di pace grazie ad una importante opera di mediazione.

Venerdì 16 ottobre la delegazione della Marcia che svolge il tratto mediorientale aveva organizzato un evento di celebrazione della Marcia che abbracciava israeliani, palestinesi e rappresentanti di associazioni locali. Nel pomeriggio però, a poche ore dall’evento arriva un fax nel quale i portavoce di alcuni gruppi e associazioni popolari palestinesi manifestano la loro contrarietà. La notizia semina tensione fra i delegati della marcia che temono per l’incolumità delle decine di persone convocate a quello che doveva essere un momento di festa e di riflessione comune. A quel punto, in tempi così brevi, la comunicazione che l’evento era saltato non avrebbe potuto raggiungere tutti coloro a cui, anche di seconda mano, era giunto l’annuncio dell’evento. L’incomprensione con i palestinesi è nato probabilmente da una mancanza di informazione del ruolo e delle attività della delegazione della Marcia, di cui fanno parte anche alcuni rappresentanti israeliani, che ha indotto alcuni dei rappresentanti popolari palestinesi a pensare che la delegazione rappresentasse un gruppo schierato al fianco di gruppi israeliani pronti ad impadronirsi delle loro terre. Vivere in questi territori significa fare i conti quotidianamente con questioni di questa natura, i nervi sono scoperti e ogni movimento nuovo movimento può essere percepito come una minaccia.

Grazie a Luisa Morgantini, ex vice presidente del Parlamento Europeo, Ali Abu Awwad, leader del movimento pacifista “Al tariq” e portavoce dell’Associazione “Combatants for Peace” e Barbara Cupisti, regista italiana profonda conoscitrice di questi territori e delle dinamiche che li regolano, si apre un canale di dialogo con questi gruppi ostili che, inizialmente accettano la celebrazione a condizione che sia preclusa agli israeliani. Dinnanzi al rifiuto della delegazione della Marcia a una partecipazione parziale che esclude i rappresentanti israeliani i gruppi palestinesi si ammorbidiscono e comprendono il valore dell’evento celebrativo dell’arrivo della delegazione della Marcia Mondiale in Palestina. Da quel momento comincia il dialogo fra i delegati, gli israeliani e i palestinesi. Questi ultimi hanno accolto la delegazione della Marcia nella proprie case, hanno loro spiegato la propria situazione scusandosi di un equivoco dovuto ad una mancanza di informazione ed un eccesso di proiettività per le proprie terre e le proprie famiglie.
Il risultato di Wallaje è un esempio del messaggio e del compito della Marcia: riavviare il dialogo laddove, per convenzione o per timore, il dialogo e la collaborazione sono stati interrotti. L’evento previsto è stato celebrato e si è concluso con l’adesione degli abitanti di Wallaje alla Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza, con la promessa di organizzare una nuova festa che coinvolga gli israeliani e i palestinesi presenti nelle settimane a venire.

video di Barbara Cupisti
[http://www.youtube.com/watch?v=Ep6KK5Voiuk](http://www.youtube.com/watch?v=Ep6KK5Voiuk “http://www.youtube.com/watch?v=Ep6KK5Voiuk”)

foto
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