La protezione dei copyright non può essere applicata a spese di altri diritti fondamentali come la libertà di informazione e la tutela della privacy, ha stabilito la corte.

Reporter Sans Frontières ha dichiarato “ Accogliamo positivamente la decisione della Corte di Giustizia che ben interpreta le direttive europee perché evidenzia l’importanza della libertà di informazione e tutela i cittadini da leggi abusive di protezione dei copyright. I governi Europei debbono prendere atto di questa decisione e abbandonare i piani che prevedono l’implementazione di leggi per l’applicazione di filtri su Internet.”

“Gli europarlamentari, che dovranno discutere entro la fine di Dicembre l’adozione da parte dell’Unione dell’ACTA – l’ “accordo anti-contraffazione” dedicato alla protezione della proprietà intellettuale – dovrebbero tener conto di questa decisione che prevede di stabilire un equilibrio tra la protezione del copyright e la tutela dei diritti fondamentali quali, appunto, la libertà di informazione e la riservatezza dei dati personali”.

Reporter Sans Frontières ha inoltre aggiunto: “Speriamo che questa decisione abbia un impatto anche fuori dai confini europei e specialmente negli Stati Uniti dove si sta discutendo il draconiano provvedimento “Stop Online Privacy Act”.

La corte ha emesso la sua interpretazione in seguito alla richiesta di appello di una corte di Bruxelles nel caso SABAM-Scarlet; La SABAM (Società belga Autori Compositori e Editori Musicali) aveva intrapreso un’azione legale nei confronti della Scarlet Extended, un Internet provider che si era rifiutato di applicare filtri o blocchi per impedire di scaricare illegalmente opere musicali coperte da copyright della SABAM.

Era stato chiesto alla corte di decidere se le direttive europee consentono agli stati membri “di imporre ai provider di Internet l’installazione di un sistema di filtraggio delle comunicazioni elettroniche per tutti gli utenti e quale misura preventiva, a spese del provider stesso e per un periodo illimitato (…) al fine di monitorare il movimento di file elettronici con contenuti musicali, cinematografici o audiovisivi, nel rispetto del diritto di copyright del richiedente e, conseguentemente, di bloccare il trasferimento di tali files”.

La Corte di Giustizia ha sancito che tale sistema di sorveglianza generalizzata non è consentita e ha dichiarato che i tribunali nazionali devono rispettare una direttiva “che vieta alle autorità di adottare misure che richiedano al provider di effettuare controlli generalizzati dell’informazione trasmessa sulla propria rete”.

Il paragrafo 25 stabilisce che tale sistema di filtraggio “potrebbe potenzialmente minare la libertà di informazione dato che il sistema non distingue adeguatamente tra contenuti legali e illegali, con il risultato che tale introduzione potrebbe causare anche il blocco di informazioni legali”.

Ai paragrafi 43 e 44 si legge che, mentre va tutelato il diritto alla proprietà intellettuale, “ tuttavia niente (…) suggerisce che tale diritto è inviolabile e per tale ragione debba essere assolutamente protetto”. Al contrario, la sua protezione “deve essere bilanciata in seno ad altri diritti fondamentali”.

Al paragrafo 45 si aggiunge: “Le autorità nazionali e i tribunali debbono implementare un giusto equilibrio tra la protezione del copyright e la tutela dei diritti fondamentali che possono essere danneggiati da tali misure”.

I paragrafi 48 e 49 stabiliscono inoltre che imporre ad un provider l’installazione di un sistema complicato e costoso violerebbe la richiesta di bilanciare la tutela della proprietà intellettuale e la libertà d’impresa del provider.

La corte ha riconosciuto così l’impatto che l’applicazione dei filtri avrebbe sulla libertà di espressione e di informazione. Questo costituisce un passo cruciale nei confronti la difesa della libertà su Internet anche perché tutti gli stati dell’Unione dovranno accettare tale interpretazione.

Acclamando la decisione della corte, l’europarlamentare Françoise Casetex ha dichiarato che “sono stati messi i freni alla pratica di filtraggio che prevale in Europa”, una pratica che “sacrifica le libertà fondamentali sull’altare della proprietà intellettuale”.

Tradotto da Eleonora Albini