Insieme al suo popolo, ha ricevuto il Right Livelihood Honorary Award per il suo coraggioso impegno a favore del disarmo nucleare. Quando aveva nove anni, ha assistito al test nucleare Bravo realizzato dagli Stati Uniti nell’atollo di Bikini,  un’esplosione mille volte più potente della bomba di Hiroshima. In che modo questa terribile esperienza ha influenzato la sua vita?

E’ l’equivalente di un trauma che non si può cancellare dal cervello, dal cuore e dalla mente. Ancora oggi continua a tormentarmi. Mi dà la spinta e la motivazione per continuare la mia lotta perché il popolo delle Isole Marshall riceva giustizia.

Nel 2014 la Repubblica  delle Isole Marshall ha denunciato le nove potenze nucleari – Cina, Francia, India, Israele, Corea del nord, Pakistan, Russia, Regno Unito e Stati Uniti – davanti alla Corte Internazionale di Giustizia per non aver onorato gli obblighi imposti dal Trattato di Non Proliferazione Nucleare e dal diritto internazionale. Qual è l’obiettivo di questa coraggiosa iniziativa?

Le Isole Marshall hanno citato in giudizio le potenze nucleari per costringerle a mantenere le loro promesse riguardo al disarmo. Abbiamo lanciato questa iniziativa a causa della nostra esperienza con il programma di esperimenti nucleari; dovevamo prendere posizione a favore dell’umanità.  E’ vero, siamo un piccolo paese e forse non saremo in grado di tenere testa a queste nazioni tanto potenti, ma quando si tratta di giustizia la dimensione non conta.

Qual è la situazione attuale della vostra azione legale?

La causa procede e ci sarà un’udienza in marzo. Spero di poter essere presente.

Vede la possibilità di collegare la vostra azione con l’”iniziativa Umanitaria” assunta dall’Austria e sottoscritta da 121 nazioni per mettere al bando le armi nucleari?

Sì, senz’altro. Non l’ho ancora esaminata con attenzione, ma colleghi presenti alla conferenza mi hanno raccomandato di dare un’adesione formale nel prossimo futuro.

Cosa si può fare a suo parere per sensibilizzare la gente sulla terribile minaccia rappresentata dalle armi nucleari?

Continuare a fare quello che stiamo facendo, apprezzare pubblicamente il riconoscimento che abbiamo ricevuto dalla Right Livelihood Foundation e da altre organizzazioni, per esempio la Nuclear Age Peace Foundation. Aiutarci a fare pressione sui governi che abbiamo denunciato e che non stanno minimamente collaborando.

Traduzione dall’inglese di Anna Polo