La delibera sul Leoncavallo affonda. Addio accordo con i Cabassi, addio alle armi. Ora la strada della regolarizzazione del centro sociale più famoso d’Italia diventa molto impervia. Sel lo dice fuori dai denti: la colpa è del Presidente del Consiglio Comunale di Milano Basilio Rizzo. Lui risponde su Affaritaliani.it: “Incoerenti, dicono falsità. Sono giocatori che vogliono dettare le regole. Rivendico come merito l’aver salvato la delibera sulle case popolari”.

L’INTERVISTA DI AFFARITALIANI.IT     di Fabio Massa

Presidente Basilio Rizzo, lei ha chiesto alla giunta di indicare le priorità. Le hanno risposto?
Sì, mi hanno risposto. E mi hanno confermato che l’urgenza riguardava la delibera di MM sulle case popolari. Ma è meglio ricostruire la vicenda della delibera “dell’orologio”.

Ricostruiamo. Perché la chiama “dell’orologio”?
Perché è il suo nome.

La chiamiamo tutti “delibera Leoncavallo”.
Io la chiamerei “delibera Cabassi”, allora, ma è la delibera con la società Orologio e quindi va chiamata così. Iniziamo a dire che è stata inserita da più di un mese all’ordine del giorno del consiglio comunale. La delibera è sempre là, non è stata annullata. Non è stata affondata. La verità è che ci sono stati movimenti che hanno l’obiettivo di far diventare me il colpevole.

E invece non è così.
Non è così no. Mi hanno detto che non volevo far discutere la delibera, ma io ho agito nella correttezza. A differenza di Sel, che ha scritto lettere su lettere, che ha fatto pressione perché io contingentassi i tempi. Bella coerenza.

Perché?
A Roma si scagliano contro Renzi perché uccide la discussione e a qui a Milano vorrebbero fare la stessa cosa. E’ un modo vecchio di fare politica, questo sì. Sono giocatori che vogliono diventare arbitri, e questa è un cosa che non si fa. E’ qualcosa che fa del male all’amministrazione. Ma dico di più…

Prego.
Io sono sempre stato disponibile a fornire tutte le spiegazioni. Mi hanno fatto trovare le madri del Leoncavallo a Palazzo Marino, che protestavano. Io ho fissato loro un appuntamento per spiegare tutto con fatti e carte alla mano. Hanno fatto saltare l’incontro.

Però diciamocela tutta: lei è contro questa delibera.
Ecco, diciamocela tutta. Io mi sento espressione di quel sogno che risale a maggio del 2011. Però quando uno fa il presidente del consiglio deve tutelare gli interessi di tutti. Io non reagisco mai alle accuse che mi vengono fatte. Però qui si esagera.

Ripeto: è d’accordo o no con questa delibera?
Non la condivido nel merito. Crea un principio devastante.

Spieghiamolo.

Nel calcolo volumetrico c’è un premio che era stato pensato a tutela degli spazi produttivi della città. Peccato che quella non è un’area industriale e non c’è nessuna difesa degli spazi produttivi. Se passa questa delibera si crea un pericoloso precedente. Io penso che il Leoncavallo debba essere tutelato. Ma le regole vanno fatte per tutti, non solo per il Leoncavallo. Bisogna operare perché tutti i centri sociali vengano normati, perché si garantisca il loro diritto ad esistere. Non c’è solo il Leonka. Le critiche a questa delibera le ho avanzate nell’autunno 2014. Detto questo l’iter è stato regolare. Io l’ho iscritta all’odine del giorno. Tutti quelli che parlano del fatto che l’ho boicottata sbagliano. E poi mi chiedo: ma perché in consiglio nessuno si è alzato a dire: voglio che questa delibera venga anticipata rispetto alle altre? Il problema non è che l’arbitro vuole fare il giocatore, ma quando i giocatori vogliono fare gli arbitri.

Intanto sulla delibera MM si va avanti.
Certo. Lo rivendico come un merito. Questa delibera va nell’interesse di migliaia di utenti e cittadini. L’arbitro in questo caso ha garantito che si finisse la partita per le case popolari.

Perché questo conflitto a sinistra?
C’è una sola spiegazione, si vuole creare un conflitto all’interno della sinistra non Pd perché qualcuno ne vuole avere l’egemonia.

Pisapia?
Ma assolutamente no. Io non sono di quelli che si è stropicciato le mani quando ha annunciato il suo ritiro. Ho avuto nel suo libro atteggiamenti ingenerosi, ma io ho un disegno: tenere insieme la sua esperienza e ho riproposto a lui di ripensarci. Voglio tradurre questo disegno in uno slogan: quando si ha una bandiera, non si bada alla qualità della stoffa.