L’APDHA, Associazione per i Diritti Umani dell’Andalusia (APDHA), avverte che l’aumento del 57% del numero di senzatetto registrato dall’ Istituto Nazionale di Statistica spagnolo “mostra solo la punta dell’iceberg di un problema molto più grave”. L’Istituto ha registrato il numero di persone che hanno fatto ricorso alle risorse pubbliche in cerca di un tetto e di cibo dal 2022 al 2024.
Solo 3 degli 8 comuni delle capitali andaluse hanno risposto alla richiesta di informazioni presentata dall’ente andaluso ai sensi della Legge sulla Trasparenza. L’APDHA denuncia che gli elevati tassi di povertà ed esclusione sociale, insieme ai tagli ai servizi pubblici e alla precarietà lavorativa, mettono l’Andalusia “sull’orlo del baratro”.
Diego Boza e Macarena Olid, coordinatore generale e vicecoordinatrice dell’APDHA, sono comparsi oggi davanti ai media per presentare il “Rapporto sulla Povertà nel Sud 2025: Senza tetto e invisibili agli occhi di tutti” che, in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti Umani, analizza la situazione in Andalusia e affronta in modo specifico la situazione delle persone senza fissa dimora. Come ha spiegato Diego Boza, “il fenomeno dei senzatetto costituisce la forma più estrema di esclusione sociale”. Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica (INE), sulla base dei dati disponibili dal 2022 al 2024, il numero di senzatetto che hanno fatto ricorso alle risorse pubbliche ha registrato un aumento senza precedenti.
Boza ha posto l’accento “sull’invisibilità di cui soffre questo gruppo in situazione di vulnerabilità” e ha denunciato “non solo la mancanza di risorse pubbliche per fornire loro un’assistenza dignitosa, ma anche le misure architettoniche aggressive, gli interventi della polizia e le sanzioni che subiscono da parte delle amministrazioni pubbliche”. Come spiega il coordinatore generale dell’APDHA, “sembra che i comuni andalusi siano più preoccupati di nasconderli alla vista del pubblico, allontanandoli dalle zone più turistiche delle nostre città, che di fornire loro l’assistenza che meritano”.
Boza ha spiegato che l’APDHA, avvalendosi della Legge sulla Trasparenza, ha inviato richieste di informazioni agli 8 comuni delle capitali andaluse. Tuttavia, “solo tre comuni, Almería, Huelva e Jaén, ci hanno fornito tutte o almeno una parte delle informazioni che avevamo richiesto”. Il coordinatore generale dell’ente ha sottolineato che “l’APDHA non rinuncia a ottenere questi dati e che eserciterà i propri diritti affinché i comuni andalusi adempiano ai loro obblighi legali e ci forniscano le informazioni che richiediamo e alle quali abbiamo diritto di accedere”.
Macarena Olid, vice coordinatrice dell’ente e delegata di Siviglia, ha denunciato come il problema dei senzatetto “stia crescendo in modo molto allarmante” e ha sottolineato che “il profilo delle persone senza fissa dimora è cambiato significativamente dal periodo precedente alla crisi economica del 2007 ad oggi”. Come ha spiegato Olid, “prima del 2007 associavamo alle persone senza fissa dimora un profilo legato a problemi di salute mentale, dipendenze e situazioni di esclusione sociale prolungate nel corso della vita di coloro che soffrivano di disagio abitativo”.
Tuttavia, “a partire dal 2007, con una crisi economica che ha lasciato senza lavoro migliaia di persone e ha provocato anche un grande numero di sfratti, abbiamo potuto osservare come numerose persone che prima non lo avrebbero mai immaginato si sono ritrovate a vivere in strada”. Tuttavia, la coordinatrice dell’APDHA ha avvertito che “l’attuale crisi degli alloggi, i tagli e la precarietà della vita ci stanno portando a una situazione ancora peggiore”.
Olid ha spiegato che “alle 8.000 persone che in Andalusia vivono ufficialmente in condizioni di senzatetto bisogna aggiungere molte altre persone che non ricorrono alle risorse pubbliche e che sono costrette a vivere per strada, in insediamenti abusivi o in alloggi fatiscenti”. Olid ha sottolineato che, “nonostante la maggior parte delle persone in questa situazione siano uomini, i dati ufficiali indicano un aumento significativo delle donne e persino delle famiglie con figli molto piccoli a carico”. Un altro gruppo costretto a vivere in queste dure condizioni è quello dei “giovani ex tutelati dalla Junta de Andalucía, che, non appena compiono 18 anni, vengono espulsi dai centri di accoglienza in cui risiedevano senza avere molte alternative”. I dati ufficiali indicano anche che sono sempre più numerosi i migranti in situazione amministrativa irregolare che, non potendo accedere alle risorse pubbliche, finiscono per sopravvivere in strada.
La vicecoordinatrice dell’APDHA ha richiesto alle amministrazioni pubbliche “un impegno sincero e onesto nei confronti delle persone senza fissa dimora” e ha denunciato che “dei 174 centri situati in Andalusia che si occupano di questa categoria di persone, solo 25 sono di natura pubblica, mentre ben 129 sono privati“, il che, secondo Olid, “dimostra lo scarso interesse istituzionale nel dare una risposta a queste persone”. Ha anche precisato che “il 57,1% del personale che lavora nei centri che si occupano di questa categoria lo fa su base volontaria”.
D’altra parte, per quanto riguarda i dati raccolti dall’APDHA sulla situazione socioeconomica in Andalusia, Diego Boza, coordinatore dell’ente, ha sottolineato che “l’Andalusia continua ad essere la comunità autonoma con i più alti tassi di povertà, esclusione sociale e bassa percentuale di occupazione nelle famiglie, seguita solo da Ceuta e Melilla”, anche se, come ha sottolineato lo stesso Boza, “in termini di grave privazione materiale e sociale, l’Andalusia si trova addirittura dietro Melilla”.
Olid, dal canto suo, ha spiegato che “i dati relativi alla povertà e all’esclusione sociale, insieme all’aumento della precarietà lavorativa e dei prezzi delle abitazioni, stanno portando la società andalusa sull’orlo del baratro. Mentre i salari non crescono e il mercato del lavoro diventa sempre più precario, gli affitti sono aumentati di oltre il 15% in città come Malaga o Siviglia, anche se gli aumenti sono notevoli e significativi in tutte le province e città andaluse”. Macarena Olid ha denunciato che “il 46,2% delle famiglie con minori a carico è a rischio di povertà, così come il 45,8% di coloro che vivono in affitto o il 64,8% delle persone in situazione di disoccupazione”.
Traduzione dallo spagnolo di Stella Maris Dante. Revisione di Thomas Schmid.










