L’altro ieri sera si è svolta a Palazzo Vermexio la presentazione del libro La Giudecca del ‘400 di Amalia Daniele Di Bagni.  L’evento, che si poneva come momento culturale sulle orme di un pezzo di storia importante della nostra città, è stato presentato e moderato da tre appartenenti all’UCEI (Unione Comunità Ebraiche Italiane) e precisamente dalla presidente Noemi Di Segni, dal vicepresidente Giulio Di Segni e dal delegato della sezione di Catania e componente della comunità ebraica di Napoli Moshe Ben Simon.

Alcune donne del gruppo UDI di Siracusa, vista l’occasione di incontrare persone così autorevoli della comunità ebraica, hanno pensato che fosse importante partecipare con il proposito di chiedere, alla fine degli interventi, la parola per leggere un breve testo scritto per richiamare l’attenzione sulla necessità e possibilità di una soluzione di pace giusta e rispettosa dell’esistenza dei due popoli e in grado di porre fine alla tragica condizione di Gaza e Cisgiordania, martoriate nei suoi abitanti da morte, fame e malattie.

Quando siamo arrivate, insieme ad alcune altre donne che hanno aderito alla nostra proposta, siamo state avvicinate dagli agenti della Digos che gentilmente, ma con nostra sorpresa, ci hanno chiesto di guardare nelle borse e di conoscere il motivo della nostra partecipazione e anche di visionare il testo che intendevamo leggere. Solo con il nostro piccolo gruppo hanno mostrato tanta attenzione e abbiano avuto la chiara impressione che sapessero già di noi e del nostro testo prima ancora di farci domande. Ci ha lasciate stupefatte l’ingente schieramento di forze dell’ordine, del tutto anomalo per un incontro culturale come è o dovrebbe essere la presentazione di un libro sulla storia di un quartiere siracusano.

All’inizio della presentazione la presidente Di Segni ha esordito con un discorso in cui avevano un posto centrale parole come memoria, libertà di culto, nonché la vergogna di identità cancellate. O ancora “cosa rimane di una comunità quando viene espulsa?” e, passando poi dalla storia al contemporaneo, ha lamentato i tanti attacchi antisemiti verbali e non verbali, sino alla targa imbrattata qualche giorno fa all’esterno della sinagoga Beth Michael di Roma.

Abbiamo ascoltato con stupore le argomentazioni accorate che abbiamo sentito disumanizzanti e senza alcuna misura al confronto con quanto è avvenuto e continua ancora ad avvenire in Palestina.  Abbiamo aspettato la fine di tutti gli interventi per chiedere la parola confidando di poterla avere visto che in apertura era stato detto che mancando uno dei relatori ci sarebbe stato più spazio per le interlocuzioni.

La reazione è stata scomposta. Ci è stata negata con durezza ogni possibilità di intervento. Una netta determinazione a negare il diritto alla parola che è dovuto in un consesso democratico, senza rispetto né per le persone né per l’istituzione pubblica che le ospitava.

Riteniamo questo episodio profondamente grave perché si è evitato per l’ennesima volta il confronto grazie al potere e alla forza, nonostante ci fosse da fronteggiare solo un piccolo gruppo di donne e un breve testo che parla di pace e di responsabilità reciproche.

Ecco il testo che avremmo voluto leggere:

In occasione della presentazione di questo libro che riguarda la nostra città, alla presenza di tante personalità della cultura e delle istituzioni, come gruppo UDI di Siracusa vogliamo confermare la scelta (espressa da una gran parte della cittadinanza, dalle associazioni e
organizzazioni operanti sul territorio e anche dalle più alte cariche del governo della città) di sostenere le ragioni della pace e della legalità internazionale.

Invitiamo i presenti e in particolare i due autorevoli rappresentanti della comunità ebraica a riflettere ancora sulla necessità di promuovere la pace come orizzonte trasformativo della realtà, basato sulla giustizia e sul riconoscimento delle responsabilità, proprie oltre che altrui.
Ci riferiamo in particolar modo al lungo e sanguinoso conflitto in Medio Oriente, in particolare a Gaza rasa al suolo, alla Cisgiordania sempre più occupata. È un conflitto che ha portato al genocidio della popolazione civile, disumanizzata e già stremata da fame, sete, mancanza di medicine, sfollamento, distruzione delle infrastrutture civili.

Confidiamo che chi governa la città sia in accordo su questi fatti e sulla necessità di giustizia, visto che al balcone principale di questo palazzo è stata a lungo appesa la bandiera palestinese.

Alcune donne dell’UDI Siracusa