Il triestino Pietro Rosenwirth, persona con disabilità motoria, ha portato a termine con successo una complessa discesa nella grotta Norma Cossetto, situata sul Carso triestino. L’impresa, realizzata con il supporto di una squadra di 12 speleologi del Club Alpinistico Triestino (CAT) coordinati da Clarissa Brun, membro del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS), rappresenta la prima operazione di questo genere mai portata a termine nella regione Friuli Venezia Giulia.
L’accesso alla cavità è stato già di per sé impegnativo: il tratto boschivo che conduce al pozzo d’ingresso, sconnesso e privo di sentiero, ha richiesto il trasporto di Rosenwirth a braccia, con numerose soste per permettere alla squadra di gestire le difficoltà di deambulazione e affaticamento e garantire la massima sicurezza. L’intera operazione è stata impostata come un vero e proprio recupero organizzato di un infortunato lieve all’interno di una grotta, seguendo le tecniche normalmente adottate dal Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico.
Per affrontare la prima verticale, situata subito dopo l’ingresso, è stata utilizzata la tecnica del paranco, sia in discesa (calata) che in risalita (recupero), con due corde: una per demoltiplicare il carico e una di sicurezza. Nel successivo pozzo verticale di circa cinque metri nel vuoto, la squadra ha impiegato la tecnica del contrappeso, nella quale un operatore utilizza il proprio peso per bilanciare il carico da sollevare sulla corda. Anche in questo caso, Rosenwirth era assicurato a due corde indipendenti: una di carico e una di sicurezza. Lungo il piano inclinato che conduce alla caverna terminale, è stata predisposta una teleferica con una corda guida portante e una corda di sicurezza, permettendo a Rosenwirth di progredire sospeso e controllato in ogni fase.
Durante tutta la discesa, Pietro è stato accompagnato costantemente da cinque operatori, che ne garantivano la stabilità e la sicurezza attraverso l’uso di un imbrago speciale adatto alle sue esigenze fisiche.
La grotta Norma Cossetto, situata nei pressi di Sgonico, si apre a quota 350 m s.l.m. e presenta uno sviluppo complessivo di circa 95 metri, con un dislivello negativo di 52 metri.
L’ambiente interno, caratterizzato da temperature di circa 12 °C e umidità prossima al 100%, è tipico delle cavità carsiche triestine. La progressione è avvenuta interamente su corde statiche con ancoraggi multipli in acciaio inox e frazionamenti intermedi.
L’intera operazione — discesa, permanenza e risalita — si è svolta nell’arco di oltre cinque ore, senza inconvenienti tecnici.
Raggiunta la sala terminale, ricca di concrezioni e suggestive colate calcitiche, Rosenwirth ha letto alcuni brani di Silo, suo riferimento spirituale, condividendo con i compagni un momento di intensa partecipazione e riflessione.
A rendere l’atmosfera ancora più emozionante è stato l’intervento musicale di Sergio Dolce, che ha fatto risuonare una grande colata calcitica come un vero e proprio organo naturale, amplificando la magia del luogo.
Il rientro in superficie si è svolto in piena sicurezza e in un clima di entusiasmo condiviso. La giornata si è conclusa con una cena conviviale in una tipica osmiza triestina, occasione per festeggiare il successo dell’impresa e la coesione del gruppo.
L’esperienza è stata documentata dal regista e cineoperatore Paolo Forti che ha realizzato un breve documentario, e verrà presentata dallo stesso Rosenwirth e dal Club Alpinistico Triestino durante il prossimo Convegno Nazionale di Speleologia in programma a Volta Mantovana a fine ottobre, dove saranno illustrate nel dettaglio le fasi preparatorie e le tecniche operative adottate.
Con questa discesa, Rosenwirth — già noto per i suoi lunghi viaggi in trike attraverso l’Europa con l’associazione “Viaggiare per un sogno: oltre le barriere” — aggiunge una nuova, straordinaria tappa al proprio percorso umano.
“E’ con profonda gratitudine nei confronti degli speleologi del CAT che ho affrontato questa prova” – ha detto Pietro Rosenwirth a operazioni concluse – “mi hanno aiutato ad abbattere una barriera estremamente fortificata in me: l’affidarmi completamente e consapevolmente a loro. E’ stata una delle esperienze più intense e significative che io abbia mai sperimentato”.
Un risultato che dimostra come determinazione, competenza e spirito di squadra possano superare ogni barriera, aprendo nuove prospettive per l’esplorazione speleologica inclusiva in Friuli Venezia Giulia.
Le immagini dell’impresa a cura di Paolo Forti, Sergio Dolce e Riccardo Kriscjak e le interviste realizzate una volta giunti sul fondo sono disponibili a questo link:
https://www.swisstransfer.com/d/6c58fc94-1aee-4c92-a830-5d4ad2f6a72e
CLUB ALPINISTICO TRIESTINO APS


















