A chi ci rimprovera di manifestare soltanto per Gaza ed i palestinesi quando nel mondo sono in atto decine di altre guerre altrettanto sanguinose, rispondiamo che a Gaza non c’è nessuna guerra, bensì il massacro sistematico da parte dell’esercito di uno Stato “democratico” nei confronti di una popolazione inerme di uomini, donne e bambini. E proprio il fatto che si tratti di uno Stato “democratico” deve farci interrogare sul ruolo delle democrazie moderne e se, in questo presunto scontro di civiltà, noi siamo realmente i buoni e gli altri sono sempre i cattivi.
Sono parole forti, ma non provengono dalla bocca di uno dei tanti attivisti della Global Sumud Flotilla o partecipanti delle cento manifestazioni che si sono svolte in questi giorni in altrettante piazze d’Italia: a pronunciarle è un sacerdote al termine di una celebrazione domenicale in una chiesa di Palermo davanti a decine di fedeli che già ben conoscono come la pensa il loro parroco sul genocidio perpetrato da Israele. Lo scorso Natale, davanti alla rappresentazione in chiesa ha fatto esporre la bandiera palestinese, un segno tangibile di solidarietà che oggi molti presbiteri condividono nella pratica quotidiana del loro agire.
Dopo gli scioperi proclamati dalla Cgil il 19 settembre scorso e dalle organizzazioni sindacali di base il 22 settembre successivo con cortei partecipatissimi in più di ottanta città italiane, è apparso chiaro a tutti come su un tema così importante e delicato non sono le organizzazioni politiche tradizionali a detenere quella capacità di mobilitazione delle masse che tanto aveva caratterizzato le lotte politiche degli anni ‘60 e ‘70, bensì risulta molto più forte la mobilitazione dal basso spinta dai movimenti sociali che riescono, cosa oggi non più scontata, a portare nelle piazze centinaia di migliaia di persone e ad alimentare una presa di coscienza collettiva che in questi ultimi due anni ha radicalmente trasformato il sentire comune sul dramma del popolo palestinese.
Per restare nell’ambito della chiesa cattolica, due sacerdoti da sempre impegnati sul fronte dei diritti civili e sociali, Cosimo Scordato e Franco Romano, hanno recentemente evidenziato, dalle colonne del Giornale di Sicilia, che al crescente disimpegno di una sempre maggiore fascia di popolazione dalla politica istituzionale, espressa anche con il massiccio astensionismo, fa da contrappeso la nascita di movimenti per la salvaguardia del pianeta dall’emergenza climatica, per il risveglio di una coscienza democratica e, non ultime, iniziative come quella della Global Sumud Flotilla finalizzata a portare gli aiuti umanitari a Gaza ad una popolazione ridotta allo stremo.
Per Scordato e Romano, queste iniziative producono due importanti risultati: stimolare le rappresentanze politiche, sociali e sindacali a un ripensamento radicale della loro azione, che è diventata sempre più distante dalle esigenze della vita quotidiana e dalle istanze etiche continuamente emergenti, e la riscoperta del gusto della partecipazione diretta, laddove i cittadini, non sentendosi rappresentati si riappropriano dell’azione pubblica per realizzare i loro desiderata senza tante mediazioni.
Si tratta di analisi e sollecitazioni che provengono da uomini della chiesa cattolica la quale, dopo la grande stagione dell’apertura al mondo da parte di Francesco, sul piano istituzionale sembra sia tornata ad una gestione più prudente delle questioni scottanti che affliggono la nostra società, pur rimanendo l’unica grande istituzione capace di aggregare le persone e di mobilitare le coscienze nonostante le forti contraddizioni al suo interno.
Così come, a livello politico, c’è ancora una figura che prova a controbilanciare l’inerzia del governo che si accompagna alla palese ostilità nei confronti degli attivisti che con coraggio portano avanti la loro azione dimostrativa. Il Presidente della Repubblica ha riconosciuto il valore dell’iniziativa della Flotilla un attimo dopo che la Meloni l’aveva bollata come irresponsabile e finalizzata esclusivamente a contrastare il suo governo (come se si trattasse di una iniziativa solo italiana). Certo, da Mattarella è assai improbabile aspettarsi una presa di posizione radicale nei confronti dello Stato di Israele, il quale fa carta straccia dei basilari principi del diritto internazionale, e infatti le critiche avanzate da sinistra all’invito del Capo dello Stato a rinunciare a raggiungere le coste di Gaza sono pienamente legittime; tuttavia, non si può negare che il riconoscimento dell’azione condotta dagli attivisti imponga una inversione di rotta agli organi dello Stato rispetto ai comportamenti fino ad ora messi in atto.
Comunque si concluda l’iniziativa della Flotilla, essa ha segnato un ulteriore importantissimo passo a favore di una mobilitazione globale contro le politiche di sterminio fin qui perpetrate: l’augurio è che possa tornare a prevalere la ragione, ma dopo lo show di Netanyahu all’ONU quest’ipotesi risulta quanto mai remota.
Per questo la mobilitazione continua ed uno dei prossimi appuntamenti è fissato per il 2 ottobre alle ore 21 con l’iniziativa 100 ospedali per Gaza con flash mob davanti agli ospedali di tutta Italia per il popolo palestinese e per i 1677 operatori sanitari uccisi nella striscia. I promotori invitano tutti a portare torce elettriche, lampade e lumini per illuminare simbolicamente la notte di Gaza. La lista degli ospedali ed il modulo di adesione si trovano su www.digiunogaza.it: a Palermo l’appuntamento, a cui sono stati invitati tutti i cittadini, è sempre alle 21 di fronte all’ospedale Civico, al Policlinico, all’Ospedale dei Bambini e a Villa Sofia.










