Non è un problema stare qui da 20 giorni[1], abbiamo cibo, abbiamo acqua, caldo, freddo, pur dormendo in piazza rimaniamo figlie di un paese privilegiato. A Gaza non riuscirebbero nemmeno a prendere in mano una forchetta, in Palestina il popolo è stato seccato, i corpi morti lasciati nelle piazze.
Abbiamo l’obbligo di denunciare questo genocidio, di andare in soccorso come privati cittadini se il governo che dovrebbe rappresentarci non fa niente.
Abbiamo l’obbligo di dire basta e di garantire il rispetto d’ogni singola vita umana. Cosa succederebbe se ammazzassero il tuo di figlio? È inaccettabile che gli aiuti umanitari non vengano fatti passare, che il governo, fatto anche esso di persone voglia sterminare i suoi fratelli, le sue sorelle senza umanità, ribelliamoci.
Dall’Italia abbiamo provato a mobilitarci prendendo una posizione pacifica ma statica in quanto il governo lo è. Da piazza Palestina la visione del mondo è diversa, vedi la linea del radicamento nella società con chiarezza, nessuno è contento ma nessuno fa niente, la sopravvivenza fagocita l’altruismo, la paura, la speranza.
Noi tutte abbiamo paura ma non di scendere in piazza a protestare, abbiamo paura della guerra, dei potenti che ci vedono come numeri, dell’economia, del consumismo, dell’inquinamento, dello sfollamento, del ddl sicurezza, di perdere il nostro diritto ad esistere con dignità.
Una battaglia, mille siamo pronte a combatterle tutte, con resistenza, rabbia, amore, andremo a Gaza, ad accertarci che gli aiuti umanitari vengano forniti o altrimenti a far pressione sul governo egiziano finché accadrà. Il mondo sta cadendo a pezzi, possiamo fare qualcosa per il genocidio a Gaza, facciamolo.
Marco, Andrea, Vittoria, Susanna, Sico, Gewrai.
[1] Il Presidio Piazza Palestina è attivo da 20 giorni, ne abbiamo scritto qui (ndr)










