Canta a squarciagola “Bella ciao” un numeroso gruppo di giovani su uno degli ultimi autobus ancora disponibili in questo 3 di ottobre: è un gruppo fra i tanti che si stanno dirigendo di buon mattino verso piazza Giulio Cesare a Palermo per prendere parte alla manifestazione organizzata dalla Cgil (rappresentata da Mario Ridulfo e Alfio Mannino) e dal Sindacalismo di Base, nell’ambito dello sciopero generale in risposta all’atto di prevaricazione da parte di Israele nei confronti della missione Global Sumud Flotilla. 

Più o meno alla stessa ora, due gruppi di giovani provenienti da altrettanti licei del capoluogo siciliano improvvisano un piccolo corteo in via Maqueda, nei pressi della Stazione Centrale dove di lì a poco si uniranno agli altri manifestanti nel frattempo arrivati. A guardare quanta gente c’è già alle 9 nel luogo del concentramento, sembra proprio che la strategia di bollare come illegittimo lo sciopero per scoraggiare la partecipazione, non abbia funzionato per nulla, anzi, abbia prodotto l’effetto contrario, facendo stimare a fine giornata in due milioni la partecipazione popolare alle cento manifestazioni che in contemporanea si sono svolte in altrettante cittá d”Italia. In ogni caso, la Cgil ha garantito che farà ricorso contro la decisione della commissione di garanzia in virtù del fatto che lo sciopero è stato convocato senza il normale preavviso facendo riferimento a quelle ipotesi è in gioco la salvaguardia dei principi costituzionali.

foto di Giacomo Di Carlo

In piazza a Palermo alle 9:30, ora in cui il corteo ha cominciato ad avviarsi, erano già presenti diverse migliaia di partecipanti, circa ventimila secondo le primissime stime, più verosimilmente trentamila considerate le centinaia e centinaia di persone che hanno via via raggiunto il corteo quando già si era avviato lungo via Roma.

Ad aprire il corteo il camion dal quale si sono alternati i leader sindacali di Cgil, Usb e Cobas scandendo gli slogan della protesta, fra tutti il grido “free free Palestine”; a seguire gli striscioni “fermiamo il genocidio” e “blocchiamo tutto”, leitmotiv fra i più significativi e potenti gridati in queste settimane. Sono presenti in tanti fra movimenti, associazioni, sindacati e partiti: ci sono le categorie della Cgil, dalla Funzione Pubblica alla FIOM, la scuola rappresentata dalla FLC e i rappresentanti delle altre categorie produttive. Presenti anche la scrittrice Stefania Auci, Pif, Roberto Lipari e il cantante De Martino.

E poi, ci sono i giovani, tanti giovani che dimostrano sempre più una spiccata capacità organizzativa a gestire la loro partecipazione: vengono dagli istituti superiori della città e dall’Università e sfilano insieme ai loro professori in un abbraccio generazionale tanto significativo quanto più forte è il messaggio di solidarietà nei confronti di un popolo martoriato ormai da decenni.

Quando la coda del corteo sta per partire da piazza Giulio Cesare, la testa è già arrivata all’incrocio fra via Roma e corso Vittorio Emanuele, un chilometro circa di lunghezza di un corteo compattissimo, tanto è vero che bisogna spesso invitare i vari gruppi a distanziarsi almeno un po’ per rendere visibili gli striscioni. Un’ora e mezza dopo la partenza, intorno alle 11, il corteo svolta a sinistra verso il Cassaro, nome con il quale è conosciuto dai palermitani il corso, in riferimento al fiume sotterraneo che lo attraversa, per dirigersi verso piazza Indipendenza, a palazzo d’Orleans, sede del governo regionale.

Intorno all’una il corteo ha raggiunto il punto d’arrivo, preceduto da un nutrito gruppo di artisti con abiti militari e fattezze da clown che hanno messo in scena un apprezzato flash mob, cadenzato da un incalzante ritmo di tamburi, per ridicolizzare il militarismo. Davanti il palazzo dove risiede il presidente della regione, i leader sindacali hanno scandito a gran voce dai microfoni “fuori le armi dalla Sicilia”, chiamando a responsabilità anche il governo regionale affinché non sia consentito che la nostra Isola venga considerata un avamposto militare nel Mediterraneo.

A questo punto, il corteo, svoltosi in maniera del tutto pacifica dall’inizio alla fine, anziché sciogliersi, ha proseguito verso corso Re Ruggero in direzione di via Ernesto Basile, la strada che costeggia la cittadella universitaria sede di molte facoltà. Sono altri due chilometri di percorso conclusosi all’incrocio con la circonvallazione di Palermo, il viale della Regione Siciliana, dove a quel punto diverse centinaia di giovani si sono riversate su entrambe le carreggiate del raccordo cittadino per mettere in atto un blocco pacifico delle auto, ricevendo anche segnali di solidarietà da parte di qualcuno degli automobilisti.

Certo, non è mancato anche chi ha rivolto ingiurie ed inviti a levarsi di mezzo ai manifestanti, ma è ormai evidente a tutti quanto stia crescendo la sensibilità della popolazione nei confronti della causa palestinese dopo due anni di massacri perpetrati nei confronti di uomini, donne e bambini da parte di Israele, a completamento della politica di sopraffazione perpetrata in questi decenni.

Quello di oggi, a Palermo come nelle altre città, è un altro tassello che sta a significare quanto siano sempre di più quelli che non sono più disposti a sopportare l’indifferenza e l’ignavia dei governi occidentali, fra cui quello italiano, di fronte alle politiche di sterminio perpetrate in spregio alle basilari norme del diritto internazionale e di quello umanitario.