“Dove sono i giovani? Cosa fanno? Non si interessano di niente, non leggono, non fanno politica…”. Chi condivide questo atteggiamento critico e scettico verso la gioventù attuale avrebbe dovuto fare un salto, mercoledì scorso, al Bastione degli Infetti, dove si è svolta la festa di Inchiostro, il mensile universitario – di cui Argo ha parlato – che presentava il suo quarto numero, il primo di quest’anno accademico. Al di là della qualità del dibattito e della varietà dei temi discussi, innanzi tutto i ragazzi c’erano, partecipavano, ed erano tanti. Quindi i giovani ci sono, sono vivaci, pensano, e ce lo aveva detto anche la loro partecipazione alle manifestazioni a difesa della Palestina. Siamo noi, i “vecchi” a doverli cercare nei luoghi e nei modi del loro essere presenti ed attivi, invece di aspettarli sul nostro terreno, che può essere diverso. Si, sono delle minoranze, delle “avanguardie” come si diceva una volta. Sì, resta aperto il tema difficilissimo della povertà educativa, dei NEET, di tanti giovani abbandonati a se stessi e senza punti di riferimento, di cui anche Inchiostro si è occupato. Ma dobbiamo sapere che ci sono tanti giovani che si incontrano, discutono, cercano di capire il mondo e ne scrivono. Dobbiamo ascoltarli. Qui ci raccontano la loro festa e il loro nuovo Numero[argo]

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Con una festa, con dibattito, musica dal vivo, con installazioni di artisti e fotografi, Inchiostro, giornale universitario nato da pochi mesi, ha presentato il suo quarto numero: “L’elefante con la Kefiah”. In copertina una bandiera palestinese che sventola sul liotru di Catania. Un evento culturale che ha unito aggregazione e cultura, politica e arte. Partecipato, plurale, giovanile.

Si parla di Palestina. “Dopo una lunga estate di impegno, mobilitazioni e scioperi, la scelta del tema è stata naturale” dice prima del dibattito Andrea Raffa, vice direttore del giornale. Al bastione degli infetti (ospitati dal comitato Antico Corso) hanno dialogato con Inchiostro Studentxpalestina e il comitato Catanesi solidali con il popolo palestinese. In dialogo su Catania e la trascorsa stagione di mobilitazione, sul futuro, fatto forse di riarmo e militarizzazione, sulla (cosiddetta) tregua, che si pretende risolutiva.

“Se penso alla Tregua penso al romanzo di Primo Levi, séguito di Se questo è un uomo, dove racconta il suo ritorno da Aushwitz. Non è una analogia impropria per quello che hanno subito i Gazawi”, così Stefania Chilli sui mesi trascorsi, sfogliando il suo numero di Inchiostro,

Numero denso e ricco. “La Palestina ha rivelato l’inadeguatezza delle classi dirigenti della città.” Recita l’editoriale: una stagione memorabile di mobilitazioni si è svolta nel silenzio del sindaco e della classe dirigente della città, mostrando “la misura della distanza tra società e politica nella città”. Di Gaza si parla anche nell’intervista ad Antonio Mazzeo, giornalista membro dell’equipaggio della Freedom Flotilla che a luglio salpava per Gaza: si parla del rischio di “israelizzazione” della società italiana, intendendo l’integrazione di elementi autoritari con la militarizzazione e il controllo dei media.

I ragazzi del giornale sono poi particolarmente fieri di un’altra intervista, quella a Francesca Albanese, fatta ad agosto, al tempo della presentazione del libro “Quando il mondo dorme”. Intervista percorsa dalla speranza che la Palestina possa essere un momento per costruire il nuovo, “per cambiare radicalmente la prospettiva delle nostre vite”.

Non mancano gli articoli sull’università: riflessioni, inchieste, pamphlet. L’inchiesta sull’elargizioni di fondi discrezionali da parte di Gaetano Galvagno, Presidente dell’ARS, a un’associazione universitaria a lui vicina approfondisce un articolo apparso sul Domani. Una riflessione sulle elezioni universitarie chiede regole elettorali (come il silenzio elettorale) per disciplinare la consueta e triste “battaglia ai seggi” per accompagnare gli studenti. Un articolo discute del numero chiuso a Medicina: “una devastante menzogna”, una soluzione “distante dalla realtà” che non risolve nulla e per molti versi “non cambia nulla”. Sul tema dell’’università anche una critica sarcastica al “Manuale della gentilezza in ambito universitario” pubblicato da UniCt.

Oltre alle dinamiche locali il giornale si volge ad altre vicende della politica internazionale: l’intervista a Kushum Dahal, studentessa Nepalese a Bologna, narra la rivoluzione in Nepal (settembre 2025), iniziata contro il ban dei social ma trasformata in protesta contro corruzione e nepotismo. Si parla di Sicilia, di una estate “record per il turismo dei padroni”: turismo di lusso (spinto anche da una serie tv) che il ministro d’Urso vuole promuovere dietro il quale stanno contraddizioni sociali e precariato.

Nella sezione cultura l’intervista a Claudio Chiaverotti, maestro del fumetto fantastico (Dylan Dog, Brendon, Morgan Lost), esplora il suo approccio narrativo, che usa le storie per raccontare se stesso e la sua visione della realtà.

L’ultima sezione offre consigli di lettura incentrati sul conflitto israelo-palestinese, tra cui Il suicidio di Israele di Anna Foa, analisi lucida dello smarrimento dei valori morali di Israele, e Questa terra è nostra da sempre, che ripercorre la storia del conflitto, fornendo strumenti per comprenderne le radici senza semplificazioni ideologiche.

Questi alcuni degli articoli dell’ultimo numero di Inchiostro, sempre animato da rigore e tensione morale.

La redazione di Inchiostro ringrazia il Comitato Antico Corso per la generosità e la cortesia dimostrate

L’articolo originale può essere letto qui