Quello di Landini è un urlo rivolto alla piazza: “c’è una maggioranza di persone che si è rotta le scatole di non essere ascoltata e però tiene in piedi il Paese, c’è una domanda di futuro e libertà: le piazze piene sono le cose nuove di questo Paese, però c’è chi non le vuole vedere e le demonizza, hanno paura della democrazia!”

Ma nel merito della manovra cosa propone per modificarla?

L’attacco al governo che «nella manovra ha messo zero investimenti pubblici mentre la produzione industriale cala e e aumenta la cassa integrazione» è talmente generale da risultare generico, più morale che politico, e insieme subordinato ad una logica lavorista che inchioda i diritti dei lavoratori alle compatibilità di sistema.

Un esempio? Attacca le grandi aziende che «fanno utili grazie al nostro lavoro e però anziché investirli li distribuiscono tra gli azionisti». Landy the crocodile parla come se fosse un membro del CdA delle holding, il che non è del tutto immaginario, considerato che il sindacato è uno dei principali sponsor dei fondi pensione di categoria.

E sulle pensioni? Una parola sulle condizioni per accedere alla pensione, o una sul sistema contributivo e sui coefficienti di calcolo, o sulle detrazioni o la tassazione? Almeno ci prova a sottrarre quella parte di elettori incazzati che si sono fatti buggerare da Salvini e Durigon? Macché. Urla «aridatece la Fornero» quando ricorda che «siamo diventati il Paese con l’età pensionabile più alta d’Europa» e tira in ballo Matteo Salvini «che aveva promesso che cancellava la legge Fornero: in realtà è riuscito a peggiorarla, ha raccontato balle».

E tu? Chi dovrebbe lanciare una semplice parola d’ordine: l’età pensionabile non si tocca!? Forse Confindustria? Oppure chi dovrebbe nominare rompendo un tabù scala mobile ed equo canone? Landy da questo orecchio non ci sente e la cedolare sugli affitti brevi neanche la nomina.

Ma la realtà supera il paradosso ed è agli imprenditori che Landini infine lancia un appello: «Battetevi con noi per combattere il lavoro nero, aumentare i salari, rinnovare i contratti» e rilancia sulla legge per la rappresentanza: «Vogliamo davvero cancellare i contratti pirata? C’è solo uno strumento per farlo». Se i giovani lasciano l’Italia, riflette, «è a causa del livello di sfruttamento e precarietà: se Confindustria vuole sviluppare il Paese deve scegliere, lo sviluppo non può essere disgiunto dalla qualità del lavoro».

Fine dell’omelia

Proposta? Che qualcuno invece lanci un appello a Landini, ricordandogli quel referendum del 1995 sulla rappresentanza sindacale, che abrogò parzialmente l’Articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori (Legge n. 300/1970). A quel referendum che avrebbe dovuto sottrarre il monopolio della rappresentanza restituendolo ai lavoratori non è mai seguita una legge sulla rappresentatività che continua ad essere monopolio di chi si accomoda, concerta e firma. Piangendo poi lacrime di coccodrillo.