Trieste ha dato i natali a molte figure originali e coraggiose, ma poche come Pietro Rosenwirth hanno saputo trasformare la propria esperienza di vita in un messaggio universale di inclusione e libertà. Affetto da gravi problemi motori fin dalla nascita — artrogriposi congenita, artriti, osteoporosi e altre complicazioni — Rosenwirth avrebbe potuto lasciarsi travolgere dalle difficoltà. Invece ha scelto di costruire la sua vita su un principio diverso: dimostrare che la disabilità non coincide con l’impossibilità di sognare, viaggiare e vivere in autonomia.
Presidente dell’associazione umanista “Viaggiare per un sogno: oltre le barriere”, Rosenwirth ha reso il movimento la sua missione, con l’obiettivo di abbattere non soltanto le barriere architettoniche, ma soprattutto quelle culturali e mentali. Dalla sua città ha intrapreso viaggi che a molti sarebbero sembrati impossibili, affrontati a bordo di uno scooter-trike adattato alle sue esigenze. Tra il 2011 e il 2014, per esempio, ha percorso quasi cinquantamila chilometri toccando diverse capitali europee come Vienna, Praga, Monaco e Zurigo, Amsterdam, Berlino, Parigi, Lisbona, ma anche Barcellona, Valencia, Santiago de Compostela, Roma, Atene, Salonicco e perfino Ankara e Istambul. Ogni tappa era al tempo stesso una conquista personale e un’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’accessibilità.
Le difficoltà non sono mancate: problemi tecnici con il mezzo, tratti di strada impervi come i lunghi tratti di pavé, barriere architettoniche che in molte città europee ancora oggi rendono difficile o impossibile la circolazione alle persone con disabilità. Eppure, accanto agli ostacoli, Rosenwirth ha sempre trovato sostegno e solidarietà: cittadini pronti ad aiutarlo, motociclisti che lo hanno accolto lungo il percorso, associazioni e consolati che hanno dato visibilità al suo progetto. Questo spirito di condivisione ha reso i suoi viaggi non solo un’impresa personale, ma un’esperienza collettiva.
La sua voce, a Trieste e oltre i confini italiani, è diventata simbolo di dignità e autodeterminazione. Per Rosenwirth viaggiare non significa semplicemente spostarsi nello spazio, ma abbattere i muri invisibili che spesso segregano le persone disabili. È un modo per ribadire che la libertà di muoversi e di partecipare alla vita sociale appartiene a tutti, indipendentemente dalle condizioni fisiche.
E oggi la sua storia è pronta ad arricchirsi di un nuovo capitolo straordinario. Con l’aiuto del Club Alpinistico Triestino, che metterà a disposizione attrezzature speciali e l’esperienza di speleologi formati anche nel soccorso, Rosenwirth si prepara ad affrontare una sfida senza precedenti in regione: essere il primo disabile a scendere in una grotta tecnica su corda. La cavità prescelta è la Norma Cossetto, sul Carso triestino, un ambiente complesso e affascinante che metterà alla prova non solo le capacità tecniche, ma soprattutto la forza d’animo e lo spirito di squadra.
La Norma Cossetto è una delle cavità ad andamento verticale tra le più belle del Carso triestino per le sue caratteristiche morfologiche. L’ingresso si apre presso una traccia di sentiero a lato di un solco torrentizio asciutto e immette immediatamente in un pozzo che richiede l’utilizzo di corde e di manovre di progressione verticale tipiche della speleologia avanzata. La discesa si sviluppa lungo un sistema di pozzi concatenati. L’ambiente, aspro e suggestivo, alterna tratti verticali a zone concrezionate di grande bellezza.
Affrontare questa grotta significa confrontarsi con tutte le difficoltà della progressione su corda: manovre di calata e risalita, gestione degli ancoraggi e sicurezza costante del gruppo. Per Rosenwirth sarà necessario l’impiego di attrezzature specifiche, adattamenti tecnici e la presenza di un team di supporto altamente qualificato, capace di garantire ogni fase della discesa e della risalita. In questi giorni una squadra di speleologi del CAT è impegnata nelle esercitazioni in previsione della nuova impresa.
La discesa nella Norma Cossetto, prevista per il mese di ottobre, non rappresenta soltanto una sfida sportiva, ma un gesto dal forte valore simbolico. Entrare in un mondo sotterraneo, ostile e complesso come quello ipogeo, e farlo nelle condizioni di Rosenwirth, significa dimostrare che le barriere più difficili da abbattere non sono quelle di roccia, ma quelle della mente. L’iniziativa del Club Alpinistico Triestino, che ha deciso di affiancarlo con competenza e passione, è la prova concreta che inclusione e collaborazione possono trasformare i limiti in opportunità straordinarie.
L’impatto del suo impegno va ben oltre le testimonianze personali: ha contribuito a porre con forza il tema dell’accessibilità nelle agende delle istituzioni, a stimolare riflessioni nelle comunità locali, a incoraggiare altre persone con disabilità a non rassegnarsi. Trieste, città di confine e di intrecci culturali, si ritrova così in lui un simbolo vivente della possibilità di trasformare i limiti in opportunità, i sogni in viaggi reali e le barriere in ponti verso una società più giusta e inclusiva.
CLUB ALPINISTICO TRIESTINO APS










