Mentre le Forze Armate sfilavano a Trapani, come ogni 2 giugno, in piazza Vittorio Veneto per celebrare la nascita della Repubblica Italiana, il collettivo Sinistra Libertaria ha organizzato un presidio di protesta. Al centro della contestazione: la presenza esclusiva dei militari nelle cerimonie ufficiali e la scelta del governo di continuare a finanziare la guerra.
«Oggi in piazza non c’era il Popolo. Solo militari e autorità. Ma la Repubblica l’ha scelta il Popolo col voto del 1946» ha dichiarato Natale Salvo, portavoce del collettivo. «Non sfilano mai i medici, gli insegnanti, gli operai, i contadini. Non sfilano quelli che mandano avanti davvero l’Italia».
Nei pressi dello striscione esposto dal collettivo, c’erano anche alcune bandiere palestinesi. Una piccola delegazione di Rifondazione Comunista, arrivata da Marsala, e docenti del sindacato Cub Scuola hanno voluto ricordare il genocidio in corso a Gaza e denunciare le spese militari crescenti mentre la scuola, la sanità e il lavoro vengono lasciati indietro.
«Mentre il governo invia armi all’Ucraina e a Israele – ha aggiunto Salvo – noi ricordiamo che l’articolo 11 della Costituzione dice che “l’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Questo principio oggi viene ignorato».
2 giugno, Sinistra Libertaria: No eserciti, no armi, no Nato
Il presidio ha voluto anche lanciare un messaggio chiaro contro lo spreco di denaro pubblico in armamenti, in un Paese dove:
- più di 150.000 insegnanti sono ancora precari,
- milioni di lavoratori ricevono meno di 10 euro l’ora per la propria opera,
- le liste d’attesa per una visita medica diventano sempre più lunghe.
Sul quotidiano Domani, l’antropologo torinese Marco Aime ha criticato il tono della celebrazione ufficiale: «Un conto è prevedere un corpo di difesa, un altro è celebrarlo come centralità della Repubblica, come si può evincere dalla manifestazione del 2 giugno. Una centralità e una dichiarazione di superiorità rispetto alle altre categorie» [1].
Aime ha poi proposto: «Facciamo sfilare i militari, sì, anche loro, ma disarmati. Con la bandiera della pace. La troppa ufficialità relega la commemorazione a un affare di stato e la presenza di soli corpi militari non avvicina certo quello Stato alla gente».
In molti, al presidio, hanno condiviso queste parole. Esprimevano rabbia per le priorità del governo: carri armati e missili, strumenti di morte, mentre mancano i soldi per i servizi pubblici, strumenti di vita.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, come a rispondere negativamente all’appello di Marco Aime, ha celebrato il 2 giugno con due deludenti messaggi ufficiali. Il primo rivolto alle Forze Armate, per il loro «contributo alla cornice di sicurezza in Italia» [2]; il secondo al ministro della Difesa, per «l’immagine offerta dai reparti nella tradizionale rassegna militare» [3]. «Nessuna parola è stata rivolta ai cittadini e ai lavoratori, a testimoniare la lontananza dello Stato dal Popolo», chiosa Natale Salvo.
—
Fonti e Note:
[1] Domani, 30 maggio 2025, “Non solo militari. Il 2 giugno sfilino anche medici, insegnanti e operai”.
[2] Quirinale, 2 giugno 2025, “Messaggio del Presidente Mattarella alle Forze Armate in occasione del 79° anniversario della Repubblica Italiana”.
[3] Quirinale, 2 giugno 2025, “Messaggio del Presidente Mattarella al Ministro della Difesa Crosetto al termine della Rivista Militare”.










