Termina oggi la Primavera Rumorosa di Extinction Rebellion, una settimana di mobilitazione che ha radunato a Roma attiviste e attivisti del movimento provenienti da tutta Italia, con alcune presenze anche da altri paesi europei.

Il ritmo della settimana è stato serrato, fra cortei preavvisati, azioni a sorpresa, sgomberi da parte delle forze dell’ordine e presidi davanti alle questure; ma ci sono stati anche molti momenti di festa, convivialità e attività artistiche nell’ambito di quella che Extinction Rebellion chiama cultura rigenerativa.
Il calendario della settimana ormai è noto, ma facciamo un piccolo riassunto.
La Primavera Rumorosa comincia venerdì 25 aprile con la partecipazione di Extinction Rebellion al tradizionale corteo di commemorazione della Liberazione dal nazifascismo. Il giorno successivo, il piano di sicurezza straordinario messo in atto per i funerali del Papa costringe il movimento a riorganizzare le sue attività. Ecco quindi che la dimostrazione del 26 aprile diventa una visita di sette ribelli al Colosseo, da cui viene srotolato uno striscione che recita le parole di Papa Francesco: “Disarmare la Terra”. Domenica 27 aprile appaiono le Red Rebel per dare inizio ad una street parade ‘artivista’, ma durante la mattinata un altro striscione viene esposto, questa volta dal ponte Vittorio Emanuele, vicino a San Pietro.

Lunedì 28 viene occupato l’ingresso del Palazzo dell’Aeronautica Militare, una delle sedi del Ministero della Difesa, e martedì 29 è il turno della sede produttiva di Leonardo spa, sulla Tiburtina. Con un’energia che sembra inesauribile nonostante i vari sgomberi e i pomeriggi passati in questura, Extinction Rebellion trova il modo di arrivare anche sotto il Ministero della Giustizia per un’ultima grande azione dimostrativa il 30 aprile, prima di unirsi, giovedì 1 Maggio, al grande corteo organizzato dai sindacati per celebrare la festa dei lavoratori.

Le capacità organizzative di questo movimento si rivelano straordinarie, sia che si tratti di sfamare e ospitare centinaia di ribelli per molti giorni, sia nei momenti in cui è necessario prendere decisioni rapide e drastiche per il cambiamento improvviso delle condizioni o del contesto – vedi l’inattesa morte del Papa. Tutto viene deciso insieme, ma senza le infinite discussioni che ci si aspetterebbe da una gestione orizzontale: il sistema utilizzato da Extinction Rebellion è un vero esempio di democrazia diretta partecipata.

In tutto il mondo, Extinction Rebellion opera in modo completamente decentralizzato: non ci sono vertici e tutte le attività sono svolte da piccoli gruppi autonomi con ruoli precisi, con referenti che fanno da collegamento tra i gruppi e aiutano a coordinare le varie attività. Inoltre le persone cambiano spesso ruolo, sia per ampliare le competenze di ognuno, sia per evitare l’emergere di leader o figure di riferimento. Una delle forze di Extinction Rebellion è infatti l’assenza di esponenti di spicco o responsabili che possano essere denunciati come organizzatori delle azioni dimostrative, che vengono sempre decise e messe in atto in modo collettivo.

La nonviolenza, base fondante di Extinction Rebellion, viene garantita da una solida struttura dedicata al benessere e alla sicurezza delle persone che decidono di entrare in azione: si organizzano formazioni teoriche e pratiche su come relazionarsi con le forze dell’ordine in un’ottica nonviolenta, ci sono team legali che collaborano con il movimento per informare dei rischi e fornire assistenza in caso di fermo. Infine, ci sono gruppi appositamente designati per dare tutta l’assistenza possibile a chi decide di entrare in azione: supporto logistico, cibo e acqua, supporto psicologico, ascolto attivo, benessere emotivo. Tutto questo garantisce un senso di protezione e di solidarietà che scalda il cuore e dona una carica estremamente positiva, rinforzando la convinzione che la nonviolenza sia in assoluto la strategia più giusta ed efficace.

Un’altra grande forza di Extinction Rebellion è l’apertura verso l’esterno: il rischio per i movimenti minoritari è spesso quello di rinchiudersi in una ‘bolla’ che diventa un nido sicuro per i partecipanti ma in qualche modo respinge chi assiste da fuori. In questo caso invece, l’accoglienza e l’inclusività sono viste come un grande valore e applicate ovunque possibile. Grazie a questo, il movimento sta crescendo in modo esponenziale e potrebbe diventare, in un futuro molto prossimo, portatore di strategie sociali vincenti per affrontare le inevitabili emergenze che il mondo si troverà a dover affrontare a causa della crisi eco-climatica.

Per approfondire:
https://extinctionrebellion.it/chi-siamo/extinction-rebellion/










