Genocidio a Gaza
La popolazione di Gaza è costretta a perenni sfollamenti. L’esercito occupante sta bombardando i campi di profughi, le scuole rifugio e le abitazioni già colpite, usate dalle famiglie come riparo. Non ci sono luoghi sicuri a Gaza. È una terra bruciata, per convogliare gli abitanti in campi di concentramento chiusi e sorvegliati da militari o mercenari, in attesa di deportarli fuori dalla loro terra.

Lo ha ribadito ieri il ministro degli esteri israeliano Sa’ier: “Il piano Trump non è stato sepolto”. Significativo sull’intento israeliano di attuare genocidio e deportazione è l’attacco mirato, ieri, contro la centrale di desalinizzazione delle acque a Tal-Tuffah, nel centro di Gaza. La conta degli orrori non ha fine: ieri sono arrivati negli ospedali, fino a mezzogiorno, 86 uccisi e 287 feriti.

Il Servizio Statistico palestinese ha pubblicato un rapporto spaventoso sugli effetti dell’aggressione israeliana sui bambini di Gaza. Il numero dei bambini uccisi è arrivato a 17.954, tra i quali 274 lattanti, 876 non avevano compiuto un anno, 17 morti per il freddo e 52 per fame. Il dato ulteriormente preoccupante è il numero degli orfani che hanno perso almeno uno dei genitori: 39.384, di cui 17 mila hanno perso tutt’e due i genitori e vivono custoditi da parenti o da famiglie affidatarie.

L’Unicef ha lanciato un appello per l’imposizione di un cessate il fuoco, sostenendo che un milione di bambini a Gaza sono in pericolo di vita, a causa del blocco degli aiuti umanitari da parte dell’esercito israeliano.

Cisgiordania
Un altro giovane palestinese ucciso dall’esercito israeliano a Jenin. Hussein Hardan è stato assassinato a sangue freddo dai soldati israeliani all’interno di casa sua, durante un’operazione di rastrellamento. Non aveva armi e non ha mostrato resistenza alla perquisizione, come ha denunciato la madre presente al momento dell’esecuzione extragiudiziale.

Dopo la distruzione del campo profughi di Jenin, adesso l’esercito di occupazione ha avviato l’assedio totale della città. 386 mila abitanti sono in ostaggio dell’esercito israeliano. In due mesi e mezzo di offensiva militare israeliana contro la città sono state demolite o rese inservibili 3250 abitazioni. 25 mila gli abitanti deportati.

Libano
Non passa un giorno che Israele non compia una violazione della tregua. Un’escalation continua che uccide e distrugge. Ieri, un missile lanciato da un drone ha colpito un palazzo a Saida (Sidone), la maggiore città del sud. L’assassinio mirato ha colpito l’esponente di Hamas in Libano, Hassan Farhat, e i suoi due figli minori. “È una violazione della tregua e un’aggressione contro la sovranità e sicurezza del Libano”, ha scritto l’ufficio del premier Salam. Dalla firma dell’accordo per il cessate il fuoco, il 27 novembre 2024, Israele ha compiuto 1384 violazioni, provocando l’uccisione di 117 persone e 366 feriti.

Siria
Israele continua la sua avanzata nel sud della Siria senza ostacoli. Ieri truppe di Tel Aviv, su carri armati e veicoli corazzati, hanno occupato il villaggio di Roueihinia, nella provincia di Quneitra. Il giorno prima, le truppe israeliane avevano occupato un villaggio nella provincia di Daraa. È un’occupazione che si annuncia duratura e permanente, perché l’esercito ha tra l’altro autorizzato l’organizzazione di viaggi turistici per visitare il Gebel Sheikh, la spettacolare zona naturalistica del monte Hermel.

Sudan
L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Türk si è detto scioccato per le notizie di esecuzioni extragiudiziali di civili a Khartoum, in seguito alla riconquista della capitale da parte dell’esercito sudanese alla fine di marzo. In una dichiarazione ufficiale, Türk ha osservato: “In alcuni video, gli autori armati affermano che stanno punendo i sostenitori delle milizie di Pronto Intervento RSF”.

La scorsa settimana l’esercito guidato dal gen. Burhan ha preso il controllo della capitale e cacciato le milizie, dopo due anni di combattimenti. Attualmente gli scontri sono concentrati ad ovest di Omdorman, uno dei tre centri della capitale. Le due parti utilizzano l’artiglieria pesante in mezzo alle zone residenziali. Attivisti della società civile hanno denunciato che i miliziani, nella loro ritirata, hanno saccheggiato case e ucciso 98 civili in una settimana.

Libia
La stampa libica segnala l’arrivo a Tripoli di una colonna di carri armati e artiglieria pesante. Sono truppe dipendenti da una delle centrali di sicurezza formate dal governo Dbeiba. I misuratini contestano il capo del controspionaggio, gen. Hossein el-Ayeb e chiedono la sua rimozione per incapacità. Un dato strano riguarda la coincidenza di questo movimento di truppe con l’anniversario dell’attacco di Haftar su Tripoli di 6 anni fa.
Il governo Dbeiba non ha preso una posizione, ma il Consiglio di Stato ha condannato l’avanzata su Tripoli. Si temono scontri nei prossimi giorni.