Gaza

L’esercito israeliano continua a violare la tregua a Gaza. Ieri, fino a mezzogiorno ora locale, sono stati trasportati negli ospedali i corpi di 5 uccisi e 37 feriti.

Solidarietà

Arrivano altri messaggi di interesse al progetto: Ore Felici per i Bambini di Gaza, adozioni a distanza e pasti caldi.

Il direttivo di ACM ha deciso di donare agli affidatari due libri, pubblicati per promuovere l’attività di sostegno ai bambini/e: “Artisti per Gaza” (un catalogo di opere d’arte) e “Al di là di sé. Le opere di Vincenzo Dazzi per i bambini di Gaza” – Mesogea editore (catalogo e raccolta di scritti).

Mandateci gli indirizzi postali. Grazie!

Anbamed e Associazione Culturale Mediterraneo hanno lanciato un appello per il finanziamento di un progetto di adozioni a distanza di bambini e bambine palestinesi. Un’iniziativa realizzata con l’associazione di donne di sinistra, Al-Najdah (Soccorso sociale).

Abbiamo registrato la prima adozione a distanza di Liane Abu Mussa, 6 anni, orfana che ha perso il padre in un bombardamento israeliano lo scorso luglio 2024.

Il 6 marzo, è arrivata la seconda adozione per 2 anni + 4 mesi di pasti caldi alla famiglia di un/a bambino/a.

Il 7 marzo, è arrivata una terza adozione. È una mobilitazione solidale che ci riempie di orgoglio per l’impegno dei nostri lettori e ascoltatori.

Per partecipare al progetto: clicca qui sotto
https://www.anbamed.it/2025/03/03/al-najdah-soccorso-sociale-malgrado-le-ferite-in-sostegno-dellinfanzia-a-gaza/

Situazione umanitaria a Gaza

10 giorni di blocco criminale dell’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia.
Gli appelli dell’ONU sono stati completamente ignorati da parte dei nuovi nazisti, che hanno disumanizzato i palestinesi e non li prendono in considerazione come esseri umani.
Vogliono la soluzione finale con lo sterminio o la deportazione.
Il ministro dell’energia. Kohen, ha annunciato l’interruzione dell’elettricità.
Il ministro delle finanze, Smotrich, ha sostenuto che il piano del presidente Trump, per la deportazione dei palestinesi, è entrato in fase di realizzazione concreta: il governo di Tel Aviv ha istituito una commissione ad hoc annessa al ministero della guerra con il compito della cacciata dei palestinesi dalla loro terra.
Dal primo marzo non è entrata a Gaza neanche una bottiglia d’acqua.

Cisgiordania:pulizia etnica e deportazione

La guerra dell’esercito israeliano contro la popolazione della Cisgiordania sia estende e diventa sempre più feroce.
A Jenin ed i villaggi dintorni, i carri armati sparano contro chiunque si muova nel loro raggio di azione.
Le campagne di rastrellamento hanno portato all’arresto, nella sola giornata di ieri, di 57 attivisti.

Diversi giovani sono stati colpiti da pallottole militari, durante gli scontri impari pietre contro mitra, nelle città di Nablus, el-Khalil (Hebron), Toubas, Qalqilia, Tulkarem e Nabi Saleh ad ovest di Ramallah.

Continuano anche gli attacchi dei coloni ebrei israeliani contro le comunità palestinesi della valle del Giordano ed a Beit Foreik, ad est di Nablus.
Una tecnica collaudata: l’ora dell’attacco ai villaggi è quella della preghiera della sera.
Mentre i cittadini sono impegnati nel rito collettivo della preghiera durante il mese di ramadan, i coloni attaccano le case e le fattorie.
Rubano il bestiame e bruciano auto.
Sotto gli occhi dei soldati. E poi fuggono protetti dall’esercito che arresta gli abitanti con l’accusa di resistenza, per aver lanciato pietre.

Lo scorso venerdì, il primo del mese di ramadan, i soldati israeliani hanno incendiato 5 moschee a Nablus.
Un’operazione architettata dall’occupazione militare per umiliare i fedeli musulmani, bruciare il loro Corano e distruggere i luoghi di culto.
Mira alla cacciata dei palestinesi dalla loro terra, farli sentire insicuri e odiati.
È il nuovo antisemitismo contro i palestinesi.

I giornali benpensanti in Europa non dicono nulla. Anzi non pubblicano neanche la notizia.
In Italia, l’agenzia Aska-News ha diffuso un video, ma nessun media scorta mediatica del genocidio lo ha ripreso.
Immaginatevi cosa sarebbe successo a ruoli capovolti.

Trattative

Riprendono le trattative indirette a Doha tra Israele e Hamas.
Netanyahu ha nominato una delegazione tecnica che non può prendere decisioni.
Dovrebbe arrivare a Doha oggi e vi rimarrà per due giorni.
La radio pubblica israeliana anticipa che le direttive impartite dal livello politico sono di non concedere nulla su ritiro e fine di Hamas e di attenersi al piano USA.
Il piano dell’inviato di Trump, respinto dal movimento palestinese, prevede 50 giorni di cessate-il-fuoco con scambi di prigionieri, disarmo della resistenza e lasciapassare per i capi di Hamas.

Israele di fatto perde tempo, per prepararsi militarmente alla ripresa delle ostilità. Le pressioni crescenti con l’arma della fame, imposta a 2 milioni di palestinesi, adesso si aggravano con l’interruzione dell’elettricità.

Appello per il dott. Hussam Abu Safiya

L’avvocata Geed Qassem ha visitato il dott. Abu Safiya nel carcere di Ofer, il giorno 6 marzo.
Ha riportato che le condizioni di carcerazione sono bestiali.
È detenuto in isolamento in una cella di 1 metro x 1 metro. Praticamente privato dal sonno e dalla possibilità di stendersi.

Siria

È pulizia etnica nelle città e villaggi della costa siriana, in 4 giorni più di 1300 uccisi, in maggioranza civili alawiti.
“Uccidono chiunque, senza interessarsi se fosse o meno del passato regime.
Vogliono ripulire la costa dagli alawiti, questa è la realtà.
Mio padre insegnava arabo, aveva 75 anni, è rimasto pensando che così anziano non gli avrebbero fatto niente e invece l’hanno trascinato fuori casa e l’hanno ucciso peggio di un cane”, dice un uomo raggiunto al telefono.
La popolazione alawita sta fuggendo verso le zone boschive, ma viene braccata, inseguita da miliziani assetati di vendetta, per lo più di origine straniera, mercenari arrivati da Idlib.
Nella maggior parte dei casi, testimonia l’Osservatorio Siriano per i diritti umani, le vittime non sono militari o poliziotti del vecchio regime, ma gente comune, l’unica loro “colpa” è di essere di una confessione diversa.

Secondo molti osservatori, la risposta dura agli agguati dei seguaci del regime è stata voluta da Ankara.
L’instabilità della Siria è funzionale al dominio della Turchia sul paese, in concorrenza sia con l’Iran (perdente), sia con l’Arabia Saudita (con sempre maggiore influenza).

Di fronte ai rapporti spaventosi sui massacri compiuti, il neo presidente autoproclamato, Ahamad Shara’, alias al-Joulany, ha ripetuto il suo discorso della moschea: “Nessuna pietà con chi vuole trascinare il paese nella guerra civile. Fermate l’insurrezione o sarà una risposta dura”.
Ha spiegato che le uccisioni di civili sono fatti individuali e non ad opera della nuova polizia.
Ha anche promesso di formare una commissione d’inchiesta “indipendente” per chiarire i contorni della vicenda.
Fumo negli occhi per far passare l’immagine di moderato.
Il SOHR ha contato 39 stragi contro gli abitanti dei villaggi delle colline alla periferia di Latikia e Tartous.

L’altro pericolo alla Siria proviene dall’occupazione militare israeliana nel sud del paese.
I carri armati israeliana avanzano su diverse direttive e incontrano una resistenza popolare non violenta, costringendo i soldati al ritiro da villaggio e città.
La propaganda israeliana ha tentato di usare la carta delle comunità druse incitando al diritto all’autodeterminazione, per smembrare la Siria in tanti staterelli, ma ha fatto male i conti.
I drusi siriani sono scesi nelle piazze delle loro città e villaggi con la nuova bandiera siriana e gridano “no all’occupazione israeliana!”.

La Turchia nel nord est continua la sua aggressione contro l’autonomia curda.
Ieri è stata bombardata la diga di Tichreen e le zone rurali di Kobane.

Migranti

Quattro imbarcazioni sono affondate al largo del Gibuti e dello Yemen con un bilancio di almeno una vittima e oltre 180 dispersi.

I naufragi sono avvenuti sabato notte sulla rotta sempre più utilizzata dai cittadini dell’Etiopia in cerca di lavoro nei Paesi del Golfo o in fuga da conflitti e violenze. Si pensa che la maggior parte dei migranti sia partita dall’Etiopia e almeno 57 persone siano donne.
“Stiamo lavorando con le autorità yemenite per vedere se riusciamo a trovare sopravvissuti, ma temo non ne avremo alcuno”, ha commentato il responsabile dell’OIM in Yemen.
Le altre due imbarcazioni si sono capovolte per i forti venti al largo della costa di Gibuti.

Bandiera palestinese sulla Torre Big Ben

Un attivista britannico si arrampicato a piedi nudi, sabato mattina presto, sulla Torre Big Ben, indossando la kefieh e sventolando la bandiera palestinese.
Dal suo cellulare ha continuato a mandare video e interventi di sostegno alla causa palestinese, chiedendo al governo laburista di non armare la mano degli assassini che sono stati denunciati per crimini di guerra dalle due Corti internazionali dell’Aja.
La sua protesta è durata 16 ore, concluse con il suo arresto.

Palestine Action ha scritto su un campo di golf di proprietà di Trump in Scozia: “Gaza is not 4 sale!” (Gaza non è in vendita!).