Con la importante sentenza n 1872 il Consiglio di Stato ha annullato il Decreto della Regione Toscana che autorizzava il parco eolico sul Monte Amiata, facendo prevalere il principio della tutela del paesaggio sugli altri valori da contemperare e ricordando che gli enti decisori sono tenuti ad effettuare una attenta e puntuale ricognizione degli elementi caratterizzanti e qualificanti il paesaggio, da effettuare alle diverse scale di studio e in relazione al territorio interessato

La guerra in Ucraina e le conseguenti sanzioni alla Russia hanno reso necessaria la diversificazione delle fonti energetiche, così, nel 2021, il governo Draghi ha annunciato una serie di semplificazioni nei percorsi autorizzativi e sbloccato la costruzione di 6 parchi eolici e 10 impianti fotovoltaici in varie parti d’Italia. Tra questi la realizzazione di un parco eolico in località Podere di Moggino, nel Comune di Roccalbegna (Monte Amiata) in provincia di Grosseto, autorizzato dalla Regione Toscana nel marzo del 2021.

Come spesso accade la fretta fa nascere i gattini ciechi, tanto ciechi da non lasciar vedere i problemi ambientali e paesaggistici che pongono la costruzione di grossi siti produttivi in terreni ancora vergini o in aree protette, come nel caso del Monte Amiata. Il progetto, autorizzato dalla Regione Toscana con decreto dirigenziale 4376, ha infatti visto il via libera nonostante avesse avuto il parere negativo della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Siena Grosseto e Arezzo e dell’Unione dei comuni montani Amiata grossetana.

Così sono arrivati i ricorsi e l’ultimo, di Italia Nostra, al Consiglio di Stato, ha visto vincere i ricorrenti con un’importante sentenza che potrebbe fare giurisprudenza e bloccare la spregiudicata realizzazione di impianti che poco hanno a che fare con la tutela ambientale, molto con il profitto di pochi.

Con la sentenza n 1872 pubblicata il 5 marzo 2025, infatti, il Consiglio di Stato, riformando la decisione del TAR n 833 del 20 giugno 2022, ha annullato il Decreto della Regione Toscana che autorizzava il parco eolico sul Monte Amiata, facendo prevalere il principio della tutela del paesaggio sugli altri valori da contemperare e ricordando che gli enti decisori sono tenuti ad effettuare una attenta e puntuale ricognizione degli elementi caratterizzanti e qualificanti il paesaggio, effettuata alle diverse scale di studio (vasta, intermedia e di dettaglio) in relazione al territorio interessato.

Nello specifico, riguardo alla componente paesaggistica, il Consiglio di Stato ha rilevato che non è stato apprezzato in modo idoneo l’impatto sotto il profilo percettivo, in carenza di istruttoria e con una motivazione insufficiente a superare le argomentazioni del parere contrario della Soprintendenza (prot. n. 63516 del 15 febbraio 2021). Questa, nell’ambito della conferenza dei Servizi,  aveva affermato che l’impianto nascerebbe in un’area confinante con una viabilità storica, in prossimità dell’insediamento rurale “Podere di Roggino”, area contermine ad altre sottoposte a tutela ai sensi del D Lgs 42/2004 sia sotto il profilo culturale che paesaggistico, nelle vicinanze della zona Sic 118 “Monte Labbro e alta valle della Albegna” e che l’intervento proposto altererebbe in modo significativo i coni di visualità panoramica e le visuali delle immediate vicinanze. Con manifesta incoerenza con l’Allegato 4 del DM 10 settembre 2010 e con il PAER (Piano Ambientale ed Energetico Regionale), che include tra le aree non idonee quelle “di valore estetico percettivo la cui immagine è storicizzata, ricadenti all’interno di coni e bacini visivi”.

Secondo il Consiglio di Stato risulta immotivata e senza adeguata istruttoria anche la censura, nel procedimento, del parere negativo espresso dall’Unione dei Comuni (Determinazione n 2031 del’11 dicembre 2020), che aveva ritenuto la variante urbanistica automatica (quindi priva di un momento valutativo pubblico) incompatibile con le disposizioni di cui alle Norme Tecniche di Attuazione del Piano Strutturale e del Regolamento Urbanistico.

Come Forum SiP non possiamo che essere felici di questo risultato e ribadiamo che lo sviluppo di siti per la produzione di energia pulita ha un valore se fatta senza ulteriore consumo di suolo e con rispetto per il paesaggio. Ci sono enormi parcheggi, aree industriali, capannoni e tetti in abbondanza, barriere antirumore lungo le autostrade e molti edifici pubblici che potrebbero ospitare migliaia (milioni?) di pannelli solari per produrre molta dell’energia di cui abbiamo bisogno, dov’è il problema? Non sarà per caso che una produzione diffusa e “democratica” non accontenti gli appetiti dei grossi gruppi industriali?

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