Il 25 aprile, giornata della Liberazione, ricordando i partigiani che liberarono l’Italia dai fascisti e dai nazisti, nuovamente ci siamo ritrovati a chiedere la liberazione dalla miseria di questo secolo. Contro la guerra, per i diritti del popolo palestinese, per la fine delle armi ovunque. E contro il giro di vite del governo Meloni che fa crescere la povertà, la solitudine, la repressione, il bigottismo e la censura, mentre vengono sacrificate sanità e istruzione.

Ma il 25 aprile 2024 è stato anche il momento dell’ultimo saluto a Luigi Carollo.
La sala della chiesa sconsacrata dei Crociferi era gremita. Palermo-Pride, Arci, Non Una di Meno, anzitutto; e poi tante e tanti che lo hanno conosciuto. Emozione e commozione, ma anche sorrisi e abbracci.

Io con Luigi non ho avuto un rapporto speciale e non ho aneddoti da raccontare. Lo conobbi quando era ancora al PRC, fra i dirigenti, e io un semplice iscritto. Un giorno lo invitai a parlare dell’omosessualità e degli omosessuali con le studentesse e gli studenti della mia scuola, l’Istituto Tecnico Pio La Torre dove insegnavo diritto. Arrivò in compagnia di Daniela Tomasino, che io ancora non conoscevo. Luigi attraeva con il suo parlare, elegante nella forma e nell’ironia e soprattutto denso nei contenuti. I giovani della scuola in molti erano provenienti dalla Zisa, dove l’omosessualità era l’abominio e la parola “frocio” si scagliava su qualcuno per bollarlo definitivamente a vita.

Ma nessuno in quelle due ore di incontro sorrise di scherno, nessuno si spazientì. Luigi e Daniela centrarono la loro attenzione e li portarono a cambiare giudizi, come io, nei giorni seguenti, cominciai a notare in classe.
Mi sarebbe piaciuto tornare a parlare con Luigi negli anni seguenti, trovando il tempo di consumare un intero pacchetto di sigarette (come disse alla commemorazione qualcuno), e una volta, quando era portavoce di Sinistra Comune, glielo dissi. Ma quell’occasione non arrivò.
Perciò, pensando a Luigi, faccio riflessioni anziché riferire dialoghi.

Parto da una cosa che quelli della mia età conoscono bene: Palermo ha avuto rivoluzioni culturali che l’hanno fatta crescere.
La prima quando Leoluca Orlando, sindaco per la prima volta, riuscì a fare appropriare i palermitani delle vie del centro storico. Fino ad allora camminare per via Maqueda o corso Vittorio Emanuele dopo la chiusura serale dei negozi era un rischio. Borseggi, scippi, rapine alla cassa dei negozi. Era meglio non camminare a piedi. Orlando prese a passeggiare egli stesso il sabato sera, con gli assessori e i consiglieri, invitando i palermitani ad imitarlo. I bar presero a stare aperti fino a mezzanotte. Le strade dopo di allora sono state sempre piene di palermitani e di turisti.

L’altra rivoluzione culturale dei palermitani arrivò per merito di Luigi e fu la creazione del Gay Pride. Palermo era città dove sfilavano spesso cortei di lavoratori, disoccupati, senza-tetto, studenti: tutti incazzati… (e c’avevano ragione); slogan urlati, fischietti e tamburi. Il Pride portò musica, allegria, colori, ali di arcangeli, perizoma e, insieme, la richiesta di diritti: per LGBT, donne e uomini. Una lunga sfilata aperta dal primo cittadino e dagli assessori della città a voler significare un forte cambiamento di tutti. Molti per la prima volta sentirono la forza di dichiararsi omosessuali sfilando anche loro in corteo. Il Palermo-Pride segnò un salto di pensiero per i palermitani.

Merito dell’intuizione di Luigi che seppe far emergere l’orgoglio dell’omosessualità e il diritto di esserci. Palermo viveva per la prima volta quello che già avveniva in tante città del mondo.

Il circolo ARCI Laboratorio Ballarò ricorderà Luigi Carollo giovedì 16 maggio alle ore 21,00 con la proiezione del film “Milk”, storia di un uomo gioioso, mite ma deciso. Saranno presenti Palermo-Pride e Arcigay. Prima del film un ricordo di Luigi.