Le voci si susseguivano da giorni sempre più fitte, confermate ieri da una dichiarazione dell’on. De Corato: il Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Milano chiuderà, sebbene, stando a quanto ci dice, solo temporaneamente e con l’obiettivo di ristrutturarlo aumentandone la capienza; è una notizia che al di là di tutte le cautele e i distinguo suscita in noi gioia e speranza.

“Con la chiusura del CPR di via Corelli, Milano si libera di un luogo di violenze, violazioni dei diritti fondamentali e razzismo istituzionale”, afferma Riccardo Tomba, presidente del Naga.

“Sappiamo bene che si tratta di una chiusura annunciata come solo temporanea, e che rimangono intatte le norme e le prassi che delineano la criminale non-gestione del fenomeno migratorio, ma dopo anni di faticosissimo e spesso sotterraneo lavoro, fatto di contatti, ricerche, denunce, mobilitazioni, nell’esprimere gratitudine a tutte le persone che in questi anni hanno dedicato tempo, energie e passione a questo obiettivo, non possiamo che rallegrarci che si faccia finalmente un passo nella giusta direzione.

Abbiamo lottato per illuminare ciò che si voleva tenere nascosto e non abbiamo mai smesso di vigilare; quando il CPR fu commissariato, ribadivamo che la chiusura era l’unica gestione possibile: meno di quattro mesi dopo, i fatti ci danno ragione”, continua Tromba.

“Il nostro pensiero va anche a tutte le persone rinchiuse negli altri CPR, tra cui quelle che già da qualche giorno vengono trasferite in fretta e furia da Milano: non le abbandoneremo, non ci accontenteremo, non ci fermeremo finché non avranno riavuto la libertà.

“Questo annuncio non segna la fine di un percorso, ma l’inizio di una nuova mobilitazione innanzitutto per impedire la paventata riapertura del CPR di via Corelli, e soprattutto perché si arrivi alla chiusura definitiva di tutte le strutture dedicate alla detenzione amministrativa e alla cancellazione di questo vergognoso istituto dal nostro ordinamento e da quello dell’Unione Europea. Andiamo avanti, insieme, controvento!” conclude Tromba.