Per i mass media statunitensi, il motto di Henry Kissinger ”il potere è il massimo dell’afrodisiaco” sembrava essere vero. Inviati e opinionisti di spicco hanno manifestato spesso il loro interesse verso di lui. L’industria dei mass media ha continuato a bramare uno dei peggiori criminali di guerra della storia moderna.

In seguito alla notizia della sua morte, il 29 novembre, i comunicati più importanti hanno riecheggiato quelle che lo hanno seguito fin dai suoi anni con il presidente Richard Nixon, quando si sono uniti per supervisionare una vasta carneficina nel sud-est asiatico.

Il titolo di un notiziario del Washington Post diceva: “Henry Kissinger muore a 100 anni. Il noto statista e studioso aveva un potere ineguagliabile sulla politica estera”.

Come può un criminale di guerra diventare un noto statista?

La notizia di primo piano del New York Times inizia descrivendo Kissinger come uno “studioso trasformato in diplomatico che ha progettato l’apertura degli Stati Uniti alla Cina, negoziato la loro uscita dal Vietnam e usato astuzia, ambizione e intelletto per imbastire nuovamente i rapporti di forza americani con l’Unione Sovietica all’epoca della Guerra Fredda, talvolta calpestando i valori democratici”.

E così, il Times ha messo in evidenza il ruolo di Kissinger nell’ “uscita dal Vietnam” degli Stati Uniti nel 1973 – ma non il suo ruolo nei quattro anni precedenti, supervisionando uno spietato massacro in una guerra che ha determinato diversi milioni di vite.

Tralasciando coloro che sono morti per malattie, fame o mancanza di cure mediche, almeno 3,8 milioni di vietnamiti sono morti di guerra violenta secondo i ricercatori della Harvard Medical School e dell’Università di Washington”, ha osservato lo storico e giornalista Nick Turse. E ha aggiunto: “La stima migliore che abbiamo è che 2 milioni di loro erano civili. Utilizzando un’estrapolazione molto prudente, questo suggerisce che 5,3 milioni di civili sono stati feriti durante la guerra, per un totale di 7,3 milioni di vittime civili vietnamite.

A queste cifre si potrebbero aggiungere 11,7 milioni di vietnamiti costretti a lasciare le loro case e trasformati in rifugiati, fino a 4,8 milioni di persone irrorate con erbicidi tossici come l’Agente Arancio, da 800.000 a 1,3 milioni di orfani di guerra e 1 milione di vedove di guerra”. Complessivamente, durante il suo periodo di governo, Kissinger ha supervisionato politiche che hanno tolto la vita ad almeno 3 milioni di persone.

Henry Kissinger è stato il funzionario statunitense che ha appoggiato il colpo di Stato dell’11 settembre 1973 che ha fatto cadere il governo democraticamente eletto di Salvador Allende in Cile – dando inizio a 17 anni di dittatura, con omicidi e torture sistematiche (“calpestando i valori democratici”, secondo il Times). Kissinger rimase come Segretario di Stato durante la presidenza di Gerald Ford. Le macchinazioni letali continuarono in molti luoghi, tra cui Timor Est nell’arcipelago indonesiano. “Sotto la direzione di Kissinger, gli Stati Uniti hanno dato il via libera all’invasione indonesiana di Timor Est nel 1975, che ha dato il via a 24 anni di brutale occupazione da parte della dittatura di Suharto”, ha riferito l’organizzazione per i diritti umani ETAN.

“L’occupazione indonesiana di Timor Est e Papua Occidentale è stata favorita da armi e addestramento statunitensi. Questo flusso illegale di armi contravveniva alle intenzioni del Congresso, eppure Kissinger si vantava di poter continuare a spedire armi a Suharto. “Queste armi sono state essenziali per il consolidamento del controllo militare del dittatore indonesiano sia a Timor Est che a Papua Occidentale, e queste occupazioni sono costate la vita a centinaia di migliaia di civili timoresi e papuani.

La politica di Kissinger nei confronti della Papua Occidentale ha permesso alla multinazionale statunitense Freeport McMoRan di perseguire i suoi interessi minerari nella regione, che hanno portato a terribili abusi dei diritti umani e dell’ambiente; Kissinger è stato ricompensato con un posto nel Consiglio di amministrazione dal 1995 al 2001”.

Questo è il lavoro di un noto statista.

L’interesse professionale tra Kissinger e molti giornalisti americani è durato dal momento in cui ha preso le redini della politica estera degli Stati Uniti, quando Nixon è diventato presidente all’inizio del 1969. Nel Sud-Est asiatico, l’agenda andava ben oltre il Vietnam.

Nixon e Kissinger massacrarono regolarmente i civili in Laos, come documentò Fred Branfman nel libro del 1972 “Voices From the Plain of Jars”. Mi ha raccontato decenni dopo: “Sono rimasto scioccato nel profondo del mio essere quando mi sono trovato a intervistare i contadini laotiani, tra le persone più rispettabili, umane e gentili della Terra, che descrivevano di aver vissuto sottoterra per anni e anni, mentre vedevano innumerevoli compaesani e familiari bruciati vivi dal napalm, soffocati da bombe da 500 libbre e fatti a pezzi da bombe antiuomo sganciate dagli Stati Uniti”.

Le scoperte di Branfman lo portarono a esaminare la politica statunitense:  “Ben presto venni a sapere che un piccolo manipolo di leader americani, un ramo dell’esecutivo statunitense guidato da Lyndon Johnson, Richard Nixon e Henry Kissinger, si era assunto la responsabilità – senza nemmeno informare e tanto meno consultare il Congresso o l’opinione pubblica – di bombardare massicciamente il Laos e di uccidere decine di migliaia di civili laotiani innocenti che non sapevano nemmeno dove fosse l’America, per non parlare di commettere un reato contro di essa”.

Gli obiettivi dei bombardamenti statunitensi erano quasi esclusivamente villaggi civili abitati da contadini, soprattutto anziani e bambini che non potevano sopravvivere nella foresta. I soldati della controparte si muovevano nelle regioni fortemente boscose del Laos e per lo più non venivano toccati dai bombardamenti”.

La guerra degli Stati Uniti nel Sud-Est asiatico è stata devastante anche per la Cambogia. Consideriamo alcune parole del compianto Anthony Bourdain, che ha illuminato molto sui cibi e sulle culture del mondo. All’inizio di questo secolo, Bourdain ha scritto: “Una volta che sei stato in Cambogia, non smetterai mai di voler picchiare a morte Henry Kissinger a mani nude. Non potrete mai più aprire un giornale e leggere di quel bastardo traditore, prevaricatore e assassino seduto per una bella chiacchierata con Charlie Rose o che partecipa a qualche evento in smoking per una nuova rivista patinata senza soffocare. Guardate cosa ha fatto Henry in Cambogia – il frutto del suo genio di statista – e non capirete mai perché non sia seduto sul banco degli imputati all’Aia accanto a [Slobodan] Milošević”.

Bourdain ha aggiunto che, mentre Kissinger continuava a fare baldoria in feste di alto livello, “la Cambogia, la nazione neutrale che ha segretamente e illegalmente bombardato, invaso, minato e poi gettato in pasto ai cani, sta ancora cercando di sollevarsi sulla sua unica gamba rimasta”.

Ma nei corridoi del potere mediatico statunitense, Henry Kissinger non ha mai perso la brillantezza.

Tra i giornalisti in visibilio c’era Ted Koppel della ABC, che nel 1992 informò i telespettatori del programma Nightline: “Se volete una visione chiara della politica estera, qualcuno che vi porti oltre la saggezza convenzionale del momento, è difficile trovare di meglio di Henry Kissinger”. Koppel, uno dei più influenti giornalisti radiotelevisivi dell’epoca, non si accontentò di dichiararsi “orgoglioso di essere amico di Henry Kissinger”. Il famoso giornalista lodava il suo amico come “certamente uno dei due o tre grandi Segretari di Stato del nostro secolo”.

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Norman Solomon è direttore nazionale di RootsAction.org e socio dipendente dell’Institute for Public Accuracy. È autore di numerosi libri, tra cui War Made Easy. Il suo ultimo libro, War Made Invisible: How America Hides the Human Toll of Its Military Machine, è stato pubblicato nell’estate del 2023 da The New Press.


Traduzione dall’inglese di Maria Rosario Leggieri. Revisione di Thomas Schmid.

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