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Diritto alla difesa o diritto allo sterminio di un intero popolo?

Per comprendere a fondo come in realtà il diritto alla difesa di Israele nei confronti di Hamas si sia convertito nel diritto a sterminare un popolo alcuni dati possono aiutare. Dal 7 ottobre sono stati assassinati 15.523 palestinesi di cui oltre il 70 per cento sono bambini, donne ed anziani, 7500 sono i dispersi e presumibilmente vanno conteggiati tra i morti perché sicuramente si trovano ancora sotto le macerie degli edifici bombardati dall’esercito di Tel Aviv. I bambini che hanno perso la vita sono più di 6600 mentre oltre 4300 donne sono state assassinate negli oltre 1.473 massacri compiuti da Israele nella striscia di Gaza. I Feriti tra i palestinesi sono oltre 41.316, sotto il fuoco e le bombe hanno perso la vita 280 tra medici ed infermieri, 77 giornalisti ed operatori dell’informazione sono stati uccisi mentre svolgevano il loro compito di informare l’opinione pubblica mondiale. Questi dati, aggiornati a domenica 3 dicembre, sono solo alcuni dei numeri di un vero e proprio genocidio. E continuano poi a dirci che Israele sta solamente esercitando il suo legittimo diritto alla difesa.

fonte: occhisulmondo

 

𝐐𝐮𝐚𝐥𝐞 𝐟𝐮𝐭𝐮𝐫𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐒𝐚𝐧𝐢𝐭à 𝐢𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚𝐧𝐚 𝐜𝐨𝐧 𝐥’𝐚𝐮𝐭𝐨𝐧𝐨𝐦𝐢𝐚 𝐝𝐢𝐟𝐟𝐞𝐫𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐭𝐚?

Come faranno le Regioni in disavanzo a garantire i livelli di assistenza essenziale con meno risorse a disposizione?

𝐒𝐞 𝐧𝐞 𝐝𝐢𝐬𝐜𝐮𝐭𝐞 𝐚 𝐓𝐚𝐫𝐪𝐮𝐢𝐧𝐢𝐚 𝐢𝐧 𝐩𝐫𝐨𝐯𝐢𝐧𝐜𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐕𝐢𝐭𝐞𝐫𝐛𝐨 𝐯𝐞𝐧𝐞𝐫𝐝𝐢̀ 𝟏𝟓 𝐝𝐢𝐜𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐢 𝐂𝐨𝐦𝐢𝐭𝐚𝐭𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐫𝐢𝐭𝐢𝐫𝐨 𝐝𝐢 𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐀𝐮𝐭𝐨𝐧𝐨𝐦𝐢𝐚 𝐃𝐢𝐟𝐟𝐞𝐫𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐭𝐚, 𝐥’𝐔𝐧𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐑𝐞𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐚 𝐞 𝐥’𝐔𝐠𝐮𝐚𝐠𝐥𝐢𝐚𝐧𝐳𝐚 𝐝𝐞𝐢 𝐃𝐢𝐫𝐢𝐭𝐭𝐢 𝐞 𝐢 𝐫𝐚𝐩𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐭𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐩𝐫𝐢𝐧𝐜𝐢𝐩𝐚𝐥𝐢 𝐨𝐫𝐠𝐚𝐧𝐢𝐳𝐳𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐬𝐢𝐧𝐝𝐚𝐜𝐚𝐥𝐢. L’autonomia differenziata è un progetto che procede a fari spenti, lontano dal clamore mediatico del dibattito politico ma, come un rullo compressore, porta avanti quel processo che da vent’anni a questa parte sta acuendo le differenze fra le Regioni più sviluppate e quelle meno sviluppate del Paese. La cosiddetta “secessione dei ricchi” consentirà infatti a chi già sta meglio di trattenere più risorse in loco,  ridistribuendo meno a chi sta peggio, in barba alla solidarietà affermata in Costituzione. Facile immaginare l’impatto su un settore vitale come la Sanità già messo a dura prova dalla recente pandemia e dalla crescente e generalizzata carenza di personale. 𝐋’𝐢𝐧𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨/𝐝𝐢𝐛𝐚𝐭𝐭𝐢𝐭𝐨 𝐚𝐯𝐫𝐚̀ 𝐥𝐮𝐨𝐠𝐨 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 “𝐒𝐚𝐥𝐚 𝐒𝐚𝐜𝐜𝐡𝐞𝐭𝐭𝐢” 𝐝𝐞𝐥 𝐏𝐚𝐥𝐚𝐳𝐳𝐨 𝐝𝐞𝐢 𝐏𝐫𝐢𝐨𝐫𝐢, 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐥𝐚 𝐬𝐞𝐝𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐒𝐨𝐜𝐢𝐞𝐭𝐚̀ 𝐓𝐚𝐫𝐪𝐮𝐢𝐧𝐢𝐞𝐧𝐬𝐞 𝐝𝐢 𝐀𝐫𝐭𝐞 𝐞 𝐒𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚, 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐨𝐫𝐞 𝟏𝟕:𝟎𝟎 e vedrà la partecipazione della prof.ssa Marina Boscaino, portavoce nazionale dei Comitati contro l’autonomia differenziata e dei rappresentanti delle federazioni provinciali di Cgil, Cisl, Uil e Cobas.

leggi il comunicato ControOgniAutonomiaDifferenziata

 

Rendere le biblioteche napoletane luoghi di formazione e aggregazione?

Da oggi è possibile grazie al progetto Perife-Biblio che trasforma tre biblioteche di Napoli Est in presidi di cultura e inclusione sociale. Il programma prevede un calendario di attività ricco e variegato a eventi come rassegne cinematografiche, workshop di arredo creativo e laboratori per bambini e bambine

È appena partito a Napoli Est il progetto Perife-Biblio, vincitore del bando “Biblioteche e Comunità” promosso e finanziato da CEPELL, il Centro per il libro e la lettura, e Fondazione Con il Sud. Realizzato da più di dieci associazioni e altre realtà del territorio in collaborazione con il Comune di Napoli, Perife-Biblio vede il coinvolgimento di tre biblioteche della periferia est della città: la “G. Andreoli”, situata nel Rione Luzzatti, la “P. Cozzolino” di Barra e la “G. Deledda” di Ponticelli. «Le città hanno bisogno di biblioteche come infrastrutture per la democrazia, come presidi culturali e come luoghi per l’inclusione sociale», ha dichiarato Andrea Mazzucchi, consigliere del Sindaco per le politiche culturali. Obiettivo del progetto è infatti valorizzare la rete delle biblioteche di quartiere e rafforzare i rapporti tra loro poiché rappresentano un punto fondamentale nello sviluppo socio-culturale del territorio in quanto punti di incontro e di riferimento per le comunità del territorio. Partendo dai centri per la lettura situati nelle periferie,è auspicabile che cambi la visione ancora molto radicata dell’hinterland napoletano come sinonimo di povertà, disagio e fragilità. Trasformare le biblioteche comunali in pubbliche piazze aperte al dialogo e al confronto con il diverso contribuirà certamente a costruire una narrazione differente, grazie anche all’aiuto delle scuole e delle associazioni di quartiere che si spendono affinché i ragazzi e le ragazze acquisiscano gli strumenti giusti per immaginare e attuare un mondo nuovo, più inclusivo e paritario. Un’esigenza quanto mai sentita, dato anche l’abuso che ormai si fa degli schermi e dei device elettronici che diminuiscono le occasioni di incontro dal vivo e rendono più lontana l’esperienza della biblioteca fisica.

leggi articolo integrale su italiachecambia.org

 

La ripresa dell’occupazione al Sud non argina il disagio sociale

Rispetto al pre-pandemia la ripresa dell’occupazione si è mostrata più accentuata nelle regioni meridionali: +188 mila nel Mezzogiorno (+3,1%), +219 mila nel Centro-Nord (+1,3%). In tema di precarietà del lavoro, nella ripresa post-Covid dopo il «rimbalzo» occupazionale è tornata a inasprirsi la precarietà. Dalla seconda metà del 2021, è cresciuta l’occupazione più stabile, ma la vulnerabilità nel mercato del lavoro meridionale resta su livelli patologici. Quasi quattro lavoratori su dieci (22,9%) nel Mezzogiorno hanno un’occupazione a termine, contro il 14% nel Centro-Nord. Il 23% dei lavoratori a temine al Sud lo è da almeno cinque anni (l’8,4% nel Centro-Nord). Tra il 2020 e il 2022 è calata la quota involontaria sul totale dei contratti part time in tutto il Paese, ma il divario tra Mezzogiorno e CentroNord resta ancora molto pronunciato: il 75,1% dei rapporti di lavoro part time al Sud sono involontari contro il 49,4% del resto del Paese. L’incremento dell’occupazione non è in grado di alleviare il disagio sociale in un contesto di diffusa precarietà e bassi salari. Nonostante la crescita dell’occupazione, nel 2022 la povertà assoluta è aumentata in tutto il Paese. La povertà ha raggiunto livelli inediti. Nel 2022, sono 2,5 milioni le persone che vivono in famiglie in povertà assoluta al Sud: +250.000 in più rispetto al 2020 (–170.000 al Centro-Nord). La crescita della povertà tra gli occupati conferma che il lavoro, se precario e mal retribuito, non garantisce la fuoriuscita dal disagio sociale. Nel Mezzogiorno, la povertà assoluta tra le famiglie con persona di riferimento occupata è salita di 1,7 punti percentuali tra il 2020 e il 2022 (dal 7,6 al 9,3%). Un incremento si osserva tra le famiglie di operai e assimilati: +3,3 punti percentuali. Questi incrementi sono addirittura superiori a quello osservato per il totale delle famiglie in condizioni di povertà assoluta.

leggi il comunicato integrale della Svimez

 

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