Quando è stato deciso di annullare l’opera di derivazione del fiume Ebro, sono stati promessi seicento milioni di metri cubi d’acqua dissalata all’anno, ma ne è stato fornito solo il 5%.

Nonostante goda di un enorme sostegno istituzionale e di una campagna pubblicitaria multimilionaria che elogia i suoi presunti meriti, la desalinizzazione tradizionale ha fallito e nel frattempo la Terra si surriscalda, il Paese si desertifica, l’agricoltura e l’allevamento vanno in rovina e i prezzi del cibo vanno alle stelle e noi alziamo gli occhi al cielo chiedendoci come siamo arrivati a questo incredibile estremo di inettitudine.

Secondo i documenti pubblicati dal Ministero dell’Ambiente sui “Dissalatori a pressione naturale”, una centrale di pompaggio di acqua marina produce considerevoli benefici economici e si ammortizza con rapidità. Funziona in modo identico alle attuali centrali di pompaggio da fiumi e bacini artificiali. Queste costituiscono l’unica modalità esistente per recuperare l’energia che, se non viene utilizzata, va persa: l’acqua viene pompata verso un bacino d’accumulazione in quota durante le ore di minor consumo (ore fuori picco) allo scopo di lasciarla cadere e restituire energia quando è maggiormente necessaria (ore di punta).

In sostanza, si ricicla energia col vantaggio che il mare è inesauribile, il bacino inferiore è gratuito e non si tiene in ostaggio l’acqua dolce che è sempre più scarsa e in parte viene persa con il filtraggio e l’evaporazione.

È sorprendente che nessuno abbia pensato di utilizzare l’acqua marina in un Paese circondato da mare e montagne, in cui si potrebbero installare i suddetti bacini in quota, così da deviare nell’immediato gli eccessi di potenza verso centrali reversibili di pompaggio di acqua marina. Si saprebbe subito di quanto potenziale idroelettrico si può disporre per compensare le ore di gran consumo, adattando l’offerta alla domanda e proteggendosi da un possibile collasso causato dall’utilizzo dei climatizzatori per riscaldamento.

Perciò risulta essenziale trasformare l’energia eolica instabile in un potenziale idroelettrico controllato. Le grandi sovvenzioni che continuano a essere concesse all’energia eolica e fotovoltaica sarebbero giustificate se fosse garantito il loro apporto quando serve. L’unico modo perché sia utile è la sua trasformazione in energia idraulica.

Sabati, domeniche, giorni festivi e ore notturne di minor consumo arrivano alla fine dell’anno al 70% circa di tempo in cui non si sfrutta tutta la potenza disponibile; nonostante ciò, nei momenti in cui non serve a nessuno, il consumatore è obbligato a pagare un prezzo smisurato.

Il cambiamento climatico, gli scontri tra partiti e gli interessi economici delle grandi multinazionali ci hanno portato a una situazione angosciante di abbandono idrologico con conseguenze incalcolabili, per cui è arrivato il momento di scrollarsi di dosso questo peso e adattarsi ai nuovi tempi e alle nuove tecnologie.

Quando occupava la carica di Ministro dell’industria, José Montilla (ex presidente della Generalitat della Catalogna) fu il primo a mostrare interesse per tale sistema, ordinando di approfondirne i benefici. Grazie a ciò, ora abbiamo a disposizione studi tecnici ed economici dettagliati, per cui basterebbe applicarlo nei punti della costa considerati più convenienti.

Non c’è niente di nuovo in questa semplice soluzione; ogni sistema ha dimostrato di funzionare alla perfezione e l’unico mistero consiste nello sfruttamento ragionato delle condizioni geografiche ottimali. Con il mare da un lato e le montagne dall’altro, basterebbe la volontà dei nostri governanti per risolvere in un breve arco di tempo il problema dell’acqua.

La chiave della proposta è sfruttare l’acqua marina e farla salire fino alle zone montagnose sulle coste per poi farla cadere in modo che la forza della pressione naturale permetta il funzionamento degli impianti di desalinizzazione.

Nel procedimento proposto, l’acqua marina viene catturata ed elevata durante la notte, sfruttando il minor costo dell’energia elettrica, verso serbatoi dove viene immagazzinata. Poi l’acqua fluisce in tubazioni di acciaio al carbonio al cui termine vengono collocate membrane osmotiche che, grazie alla pressione, trasformano metà della capacità in acqua dolce. Oltre alla desalinizzazione, in altri momenti è possibile far scendere l’acqua immagazzinata per permettere il funzionamento di una centrale elettrica.

Dato che la rete elettrica ha spesso bisogno di gestire una richiesta d’energia aggiuntiva o un consumo di punta, tale sistema li soddisfa immediatamente perché permette il pompaggio istantaneo, a differenza di altri sistemi, come le centrali termiche, più lente nell’avvio.

Il rendimento energetico per far salire l’acqua a un punto elevato e poi produrre elettricità si colloca intorno al 70% (si perde circa il 30%), ma come contropartita l’azienda che vende l’elettricità avrà pompato (di notte) a un prezzo molto più economico rispetto a quello che potrà ottenere nella commercializzazione dell’energia di giorno.

Di Alberto Vázquez-Figueroa

Traduzione dallo spagnolo di Mariasole Cailotto. Revisione di Anna Polo.