I ricercatori dell’Università di Leiden in Olanda hanno scoperto che le pale eoliche offshore sono diventate l’ambiente ideale per il benthos, vale a dire tutti quegli organismi marini che vivono sul o nel fondale marino.

Ci sono più animali per metro quadrato che vivono nelle fondamenta dei parchi eolici che sul fondale del Mare del Nord, afferma un comunicato stampa dell’Università di Leiden.

“Le basi delle pale forniscono un substrato duro per l’insediamento in aree in cui questi habitat non sono mai stati presenti prima. Salvo per le isole, ora sono presenti delle strutture che attraversano il mare dal fondale alla superficie”, afferma Jan Vanaverbeke, ricercatore di post-doc dell’Istituto Reale delle Scienze Naturali (Royal Belgian Institute of Natural Sciences), in una mail a EcoWatch. “Molti organismi che vivono su substrati duri (formazioni rocciose geologiche e biogeniche) hanno delle larve allo stato pelagico, che viaggiano nella colonna d’acqua tentando di trovare il giusto luogo nel quale insediarsi e crescere. Le turbine forniscono questo tipo di substrato in aree in cui non sono mai stati presenti prima”.

Nelle aree che circondano i parchi eolici, la pesca è vietata, questo significa che la fauna marina è in grado di prosperare. “Il divieto di pesca vicino ai parchi eolici offshore produce degli effetti positivi, perché queste basi forniscono un posto sicuro per i pesci (luoghi in cui altre specie trovano molto cibo). Inoltre il fondale marino non viene alterato, così che gli animali più longevi hanno effettivamente la possibilità di vivere più a lungo, poiché non vengono uccisi dalle attrezzature da pesca che passano”, dichiara Vanaverbecke a EcoWatch.

La durata operativa di una turbina eolica va dai 25 ai 30 anni, sostiene Chen Li, ecologista industriale e capo ricercatore dello studio, che ha esaminato gli effetti delle pale eoliche sul fondale marino dopo 25 anni. Il ricercatore ha scoperto che, dopo un quarto di secolo, il doppio di molte specie e 100 volte il numero degli animali marini vivevano nelle stesse fondamenta delle turbine.

Prima dello studio, non si sapeva molto di come i parchi eolici influenzassero la vita marina nel lungo termine. “Gli studi precedenti non si focalizzavano sull’intera vita utile di una turbina ma solo su un periodo di tempo di parecchi anni”, ha detto Li nel comunicato stampa.

Lo studio, “Energia eolica offshore e biodiversità marina nel Mare del Nord: valutazione dell’impatto del ciclo vitale per le comunità di organismi bentonici” (Offshore Wind Energy and Marine Biodiversity in the North Sea: Life Cycle Impact Assessment for Benthic Communities) è stato pubblicato nel giornale Environmental Science & Technology.

Lo studio evidenzia come le fondamenta delle pale eoliche vengano preferite dagli animali che vivono nei fondali marini rispetto al fondale del Mare del Nord. Gli scienziati erano già a conoscenza che questi animali prediligessero i parchi eolici “ma ora abbiamo numerosi dati e un metodo che quantifica gli effetti dei parchi eolici sulla biodiversità”, afferma Li.

“È positivo che oltre ai vantaggi che l’energia eolica offshore offre in quanto risorsa rinnovabile, anche la biodiversità marina riesce a ricavare i propri benefici” sostiene nel comunicato stampa Laura Scherer, scienziata ambientale e co-autrice dell’articolo.

Per lo studio, Li ha utilizzato i dati dei campioni dei fondali marini provenienti da sei parchi eolici in Olanda, Danimarca, Belgio e Germania per un periodo di oltre 11 anni. I dati sono stati forniti dall’Università di Gand, dall’Istituto Wageningen per la Ricerca Marina e dall’Istituto Reale delle Scienze Naturali.

Li ha comparato i campioni di fauna marina provenienti dall’esterno dei parchi eolici con quelli provenienti dall’interno dei parchi, ha poi utilizzato un modello per approssimare lo sviluppo della fauna marina fino alla fine della vita utile di una pala eolica.

Nonostante i risultati siano stati positivi per alcune creature marine, la presenza delle turbine eoliche non è favorevole per tutte le specie di vita marine. “Dipende da quali specie vengono perse o acquisite. Un vantaggio per alcune specie può rappresentare uno svantaggio per altre” afferma Scherer nel comunicato stampa. Per esempio, i terreni di svernamento o di alimentazione di alcune specie di uccelli marini che si tengono alla larga delle turbine eoliche, possono andare persi.

La costruzione di turbine eoliche può anche distruggere la fauna selvatica, ma ciò non è stato considerato nello studio. “L’installazione di turbine eoliche provoca molte vibrazioni e rumore” sostiene Li nel comunicato stampa. I mammiferi e i pesci possono essere disorientati da queste alterazioni.

Quando una turbina eolica raggiunge la fine della sua vita utile, cosa succede alle creature marine che si sono stabilizzate nelle sue fondamenta?

“Questo dipende dal tipo di smantellamento. Se le turbine vengono completamente rimosse, verranno rimosse anche le comunità marine annesse. Se invece vengono sostituite ci si aspetta che le comunità possano ritornare. Si tratta di capire se la rimozione possa essere un problema, perché in alcuni casi, la nuova biodiversità è artificiale, vale a dire non è legata a ciò che ci si aspetterebbe in una situazione naturale” dichiara Vanaverbeke a Ecowatch.

Scherer si definisce “cautamente ottimista” sugli effetti che il crescente numero di pale eoliche nel Mare del Nord sta apportando alla biodiversità, “se i luoghi vengono accuratamente scelti”. “Nel momento in cui l’habitat artificiale è definito secondo dei principi che emulano la natura, c’è la possibilità di poter combinare l’introduzione dei parchi eolici con gli sforzi conservativi” afferma Vanaverbeke.

Tuttavia, i danni causati agli animali e agli ecosistemi durante l’installazione delle turbine possono essere attenuati. “Gli effetti negativi sono di piccole proporzioni se si considera il benthos. Durante la costruzione si verifica una perdita di habitat (sotto le turbine e sotto lo strato di protezione antierosione, se presente) e altre piccole alterazioni, ma gli organismi bentonici si riprendono velocemente” dice Vanaverbeke. “La fase di costruzione può causare degli effetti negativi sui mammiferi acquatici. Questi possono essere ridotti grazie a una scelta ponderata dei periodi in cui costruire le turbine (quando la presenza dei mammiferi diminuisce) o attraverso delle misure di riduzione del rumore (cortine di bolle, osservatori di mammiferi marini…). Si potrebbero verificare degli effetti negativi sugli uccelli acquatici o migratori. La riduzione degli effetti negativi potrebbe consistere nel creare più corridoi migratori, evitare le zone di caccia o spegnere le turbine nei periodi di migrazione di massa”.

La somma di tutti gli effetti positivi dell’energia rinnovabile prodotta dai parchi eolici sul cambiamento climatico può apportare dei benefici alla vita marina.

“Anche se la costruzione dei parchi eolici offshore e le relative infrastrutture producessero degli effetti altamente negativi, i benefici che si otterrebbero nella riduzione del cambiamento climatico compenserebbero i lati negati” dichiara Scherer nel comunicato stampa.

I benefici apportati dalle pale eoliche alle specie bentoniche e l’energia rinnovabile prodotta dai parchi eolici per ridurre il cambiamento climatico possono compensare gli impatti negativi dell’installazione dei parchi eolici offshore su alcune specie animali?

“I cambiamenti climatici avranno degli impatti globali sulle specie, cambiando la loro distribuzione, e i possibili comportamenti e interazioni. Gli effetti provocati dalle infrastrutture sono locali o regionali, poiché più parchi eolici producono effetti cumulativi. Credo che una collocazione dei parchi eolici offshore intelligente e basata su dati scientifici, in cui i principi ecologici sono incorporati nel design degli stessi, sia necessaria per combattere il cambiamento climatico” afferma Vanaverbeke a Ecowatch.

Di Cristen Hemingway Jaynes

Traduzione dall’inglese di Alessandra Mazzone. Revisione di Thomas Schmid.


Cristen Hemingway Jaynes è una scrittrice di narrativa e saggistica. Ha conseguito una laurea e un certificato in diritto oceanico e costiero presso la University of Oregon School of Law e un master in scrittura creativa presso la Birkbeck University of London. È autrice della raccolta di racconti The Smallest of Entryways e della biografia di viaggio Ernest’s Way: An International Journey Through Hemingway’s Life.

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