Pubblichiamo un ampio stralcio del documento letto, nel corso della manifestazione di Palermo tenuta nel pomeriggio di ieri a Piazza Massimo, da Jamil El Sadi del Movimento Culturale Internazionale Our Voice

 

“La sentenza di primo grado del processo Lucano sembra dirci che un sindaco disgraziato di un piccolo paese del profondo Sud non può permettersi di aiutare chi ha bisogno di sopravvivere”. Nelle parole dell’avvocato, ed ex magistrato, Antonio Ingroia c’è tutta l’amarezza di tanti cittadini che credono nei valori dell’accoglienza, dopo la condanna dell’ex sindaco di Riace Domenico Lucano, conosciuto per il suo noto approccio nella gestione dei rifugiati politici, e dei migranti in generale.

La sentenza complessiva, per il numero di anni di carcere commiati, è pesante ed abnorme alla realtà dei fatti di cui è stata riconosciuta la responsabilità.

Basti pensare che la condanna finale di anni di detenzione (tredici anni e due mesi, a cui si aggiungono 700 mila euro da risarcire) raddoppia quella richiesta dai pm.

Sgomberiamo il campo da un primo dato.

La condanna di Mimmo Lucano non è per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma per truffa aggravata ai danni dello Stato, peculato, abuso d’ufficio, falso ideologico ed altre accuse di cui si può leggere sul dispositivo di sentenza.

Certo è che, conoscendo i fatti che sono stati commessi, al di là dei capi d’accusa riconosciuti non si può comunque definire l’ex sindaco come un corrotto, o dire che agisse per fini personali.

Ma allora come si è arrivati a questa sentenza definita da tutti quantomeno come abnorme, se non addirittura ingiusta?

La spiegazione può essere data anche dal fastidio che Mimmo Lucano, da sindaco, aveva generato con il “sistema Riace”, un grande ed unico meccanismo di gestione dei fondi che venivano assegnati al Comune.

Di fatto avveniva che i fondi destinati alla mediazione linguistica potevano essere convogliati alla ristrutturazione di una vecchia casa, oppure alle scuole, oppure agli ambulatori e così via. Venivano spesi laddove c’era un concreto bisogno per la comunità.

Ma nell’Italia delle burocrazie, tutto ciò non viene ammesso.

Ecco perché Mimmo Lucano è stato condannato.

E sotto accusa Lucano è finito anche per aver permesso ai lungopermanenti di soggiornare a Riace, nonostante non rientrassero più nei progetti.

Per questo motivo, riteniamo che Mimmo Lucano è stato condannato per “reato di solidarietà” e per aver messo in crisi un intero sistema nella gestione dei migranti.

Per questo motivo non si ha dubbio nello schierarsi accanto all’ex sindaco di Riace.

Tutto ciò avviene in un momento storico delicato per la giustizia con la popolazione che si trova a nutrire sempre più dubbi in un mondo in cui i potenti di turno vengono sempre assolti.

Basti pensare all’esito del processo d’appello sulla trattativa Stato-mafia dove si fa intendere che trattare con i mafiosi è reato solo per i mafiosi, ma non per i colletti bianchi.

La sentenza Lucano, giunta esattamente una settimana dopo, lascia ugualmente a bocca aperta ogni cittadino.