Valorizzare il patrimonio culturale del territorio di Napoli e della Campania, creare opportunità di lavoro in un contesto che ne offre poche, promuovere e sostenere le realtà attive nel sociale attraverso un circuito economico virtuoso attivato dai turisti stessi e dalle loro scelte. Nasce con quest’obiettivo Walkaboutnaples, un progetto che propone un modo nuovo e diverso di viaggiare e conoscere attraverso i principi del turismo responsabile.

In ogni momento della giornata, in ogni secondo della vita, noi tutti siamo chiamati a fare delle scelte. Siamo noi che scegliamo dove indirizzare la nostra esistenza, noi che scegliamo il nostro credo. Questo pensiero l’hanno avuto anche Salvatore Setola, 34 anni, e Francesco Diana, 40, responsabili del progetto Walkaboutnaples ed entrambi di Casal di Principe, dove hanno scelto di restare. Sì, restare nel loro Sud, nelle loro terre sporcate dalla mafia, dalla camorra, nelle loro terre private della libertà. Hanno deciso di lottare, hanno deciso di non fuggire e di dare ai loro figli un futuro e un posto migliore.

Quando li contatto dalla loro voce traspare subito la passione, il fuoco della vita, la determinazione nello spiegare e la disponibilità nello rispiegare.

Walkaboutnaples è figlio di Visiterre, associazione che insieme al Comitato Don Peppe Diana propone nuovi percorsi di turismo responsabile nel territorio di Caserta.

Francesco è attivo con il Comitato Don Peppe Diana che si occupa di economia sociale sui beni confiscati della mafia. Con grande orgoglio ci racconta il ruolo di Don Peppe Diana, parroco della parrocchia di Casal di Principe cui è stata anche dedicata una fiction andata in onda su Rai Uno: “Per amore del mio popolo”. Il sacerdote urlò così ad alta voce il suo disprezzo contro la mafia, che il suo omicidio venne commissionato dalla Spagna il giorno del suo onomastico, il 19 marzo del 1994. Insegnò a tutti a lottare e a non voltare il capo dall’altra parte. Per questo motivo l’Associazione che porta il nome di questo guerriero finanzia la RES (Rete Economia Sociale), ed altri progetti per promuovere il territorio.

Walkaboutnaples nasce per ampliare le realtà del casertano, mettendo in evidenza anche quella della vicina Napoli attraverso tour guidati, testimonianze e percorsi didattici. Il progetto coinvolge soprattutto le scuole proponendo loro dei percorsi di tre o quattro giorni in cui alternano attività svolte nei terreni e nei beni confiscati, collaborando con associazioni attive sul territorio per progetti di riqualificazione sociale e integrando percorsi turistici storico-artistico-culturali.

A Forcella hanno attivato una collaborazione con la biblioteca Annalisa Durante, la quale porta avanti attività in memoria della stessa Annalisa, vittima innocente a 14 anni di uno scontro tra clan. Ogni tour che propongono ha il duplice scopo di far conoscere la realtà e allo stesso tempo di sostenere finanziariamente la cooperativa sociale che propone le attività, andando a pranzo o a cena nei ristoranti sociali o nelle cioccolaterie dove lavorano ex detenuti o soggetti svantaggiati inseriti in percorsi di reinserimento lavorativi.

Walkaboutnaples utilizza le fonti orali di testimoni di giustizia per spiegare cioè che la camorra ha fatto e poi, parlano loro, con i fatti, per spiegare quello che si può fare: spiegano come un territorio cui è stata distrutta la linfa possa rinascere tramite un’economia alternativa, tramite flussi economici che sostengano le attività, tramite la cooperazione. Perché il guadagno inteso solo come soldo, denaro, interessa alla mafia, mentre a loro interessa far fruttare un nuovo modo di pensare, di vivere.

Francesco mi racconta un aneddoto realmente accaduto. «Un giornalista venuto da Londra a Casal di Principe mi chiese di portarlo a fare un giro in macchina verso le 21 di un venerdì sera per vedere la criminalità del luogo e poterne poi scrivere. Dopo un’ora di macchina mi fermò dicendo che aveva già visto quello che gli serviva. Un paese vuoto, strade che odorano di paura, un paese senza gioia. Ecco l’eredità della camorra».

Ed è per questo che ragazzi come Francesco e Salvatore lottano: per far sì che la loro terra non venga solo ricordata come quella della fiction sul prete assassinato ma come una terra dalle tante possibilità dove non occorre avere timore di crescere un figlio, dove il sole può tranquillamente nascere e tramontare illuminando le meraviglie della rinascita, della forza, dell’amore e dell’impegno civile.

Ad oggi le attività sono ferme, causa Covid. I ragazzi aspettano che il turismo riparta e nel frattempo aiutano attivamente il Progetto Fucina a Casa Don Diana, un FabLab finanziato dal Ministero dell’ Istruzione per puntare sull’innovazione.

Le aree tematiche su cui verte sono quattro: alimentazione sana, casa intelligente, inclusione e beni comuni, energia pulita. Ai ragazzi delle scuole che partecipano sono state fornite attrezzature all’avanguardia, stampanti 3d per la prototipazione dei loro progetti, per far sì che possano creare dalle fondamenta una piccola impresa laboratoriale, acquisendo gli strumenti per la gestione e la messa poi sul mercato.

Quindi buona fortuna ragazzi e grazie per ciò che fate, grazie perché storie come questa fanno la differenza, grazie per ciò che ci insegnate.

 

L’articolo originale può essere letto qui