Bloc-News eventi e fatti in Sicilia a cura di  Toni Casano

PRETI–GREGARI: LA REPLICA DI MOGAVERO A MUSUMECI

La scorsa settimana, nel corso del meeting di “Diventerà Bellissima”, tenutosi sabato 5 settembre a San Leone (Agrigento), il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, “ ha lanciato un’invettiva ai partecipanti del meeting politico del suo movimento” , sferrando un duro attacco ai sacerdoti della Chiesa cattolica, rei – secondo lui – di essere sostanzialmente dei portatori d’interesse politici di parte. «Non si chiedono perché la gente si allontana dalla Chiesa cattolica», tuonava il presidente etneo di ispirazione fascio leghista, ed incalzando dal pulpito i suoi seguaci proseguiva: «quando si cerca un sacerdote e le persone trovano un gregario di Zingaretti e Di Maio a fare le prediche, qualche cattolico manda a quel paese i preti e decide di pregare per conto suo. In questa vicenda mi sono ritrovato a combattere contro la gente da cui ci si aspetta condivisione».

L’altro ieri, riportata in una nota della Diocesi di Mazara del Vallo, ha fatto seguito la replica di monsignor Domenico Mogavero: «Non è dato di sapere – dice il Vescovo – in quali chiese il Presidente della Regione, o chi per lui, ha ascoltato parole di preti che hanno talmente turbato il suo spirito da provocare l’invettiva lanciata ad Agrigento». Di contro, considerando penosa la definizione di “gregari di questo o quel politico” rivolta ai sacerdoti, il Vescovo di Mazara pone un interrogativo alla coscienza di quanti si dedicano al gioco della battaglia navale contro l’umanità: «Dovremmo brandire Vangelo e rosario e fischiare il Papa, urlando contro i migranti, per non urtare la sensibilità di chi pensa a respingimenti, rifiuto di soccorso e non accoglienza?».

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HIJAB. IL VELO E LA LIBERTÀ | PRESENTAZIONE DEL LIBRO AL CISS

Palermo – Oggi ore 18:00 – Casa Cooperazione via Ponte di Mare 45/47

Perché ci sono donne, nel mondo islamico, che indossano il velo con orgoglio? Perché altre lo ritengono una prigione? Questo libro stigmatizza ogni pregiudizio culturale che vede nella donna con indosso l’hijab una donna sottomessa. Molte musulmane velate, infatti, sono donne emancipate e con un’alta considerazione di se stesse. Icone del softpower. Mentre invitano alla libera scelta, le autrici portano avanti anche la battaglia delle donne iraniane e di tutte quelle che lottano contro i soprusi e il velo come imposizione. Attraverso il racconto personale e le esperienze in prima persona di alcune donne islamiche e non, favorevoli o contrarie al velo, questo libro contribuisce alla cono­scenza variegata del mondo musulmano, delle sue culture e delle sue tradizioni.
“Abbiamo tentato attraverso una analisi socio ‐ antropologica – affermano Butera e Ciavardini – di avviare una comune riflessione sul tema del velo islamico grazie a testimonianze dirette di chi quel velo lo riconosce quale segno identitario e di appartenenza e di chi al contrario ne scorge un mero simbolo di sottomissione femminile. Al di là di ogni tipo interpretazione nell’utilizzo dell’hijab deve necessariamente esserci il totale e profondo rispetto verso quella libera scelta (o presunta tale) perché é essa stessa sinonimo di emancipazione femminile. Se così non fosse sarebbe solo violazione, coercizione ed imposizione nei confronti di donne che impotenti vittime passive, continuano ad essere ostaggio di una cultura maschilista e retrograda. Rimane, altresì, fondamentale per noi insistere sul concetto del velo quale libera scelta e mai imposizione”.
Il Testo – scrivono dall’Ong Ciss che organizza l’evento è dedicato alla libertà di tutte le donne nel mondo.
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Presentazione del volume “LA VOCE DELLA CRISALIDE” ALLA BCRS

Palermo – Martedì 15 Settembre ore 17:00 – Via Vittorio Emanuele

Nonostante il particolare momento attraversato dalla Biblioteca Centrale, a seguito dell’alluvione di Luglio che ha messo in ginocchio il più importante presidio bibliotecario regionale, provocando danni al patrimonio librario, l’istituzione culturale continua la propria mission a servizio della comunità. L’iniziativa pubblica programmata per la prossima settimana – nell’atrio monumentale dell’ex collegio gesuitico – prevede la presentazione del volume di Maria Teresa Lentini,“La voce della Crisalide. Sulla vita della poetessa Maria E. Fuxa ed altre cronache” per i tipi Mohicani Edizioni.

La figura su cui ruota il lavoro della Lentini è un personaggio straordinario che si dipana tra la poesia (adottando “la lingua più autentica di cui è capace, quella siciliana”) e la follia (“certificata” da una diagnosi di schizofrenia e depressione): Maria Ermegilda Fuxa è una poetessa maledetta , allontanata dalla società del suo tempo. Così come scrivono gli organizzatori della presentazione del lavoro della Lentini, riprendendo l’autobiografia Nel silenzio di una crisalide – contenuta all’interno di una sua raccolta di poesie -, «Maria racconta di sé parlando in terza persona e scrive: “La società l’ha emarginata duramente, senza pietà. Affetti, amore, dignità, responsabilità le sono stati tolti senza motivo, senza sue colpe, ingiustamente”».

Con la Fuxa ritorna il rapporto indissolubile tra l’intellettuale e la Biblioteca, presso la quale riparava nella gran sala della Nazionale, per immergersi nelle sue letture; o disperdersi “disperata tra le macerie della città” che a seguito dei bombardamenti, nel corso del secondo grande conflitto del novecento,– s’era inferto – anche allora – una profonda ferita al tempio della cultura siciliana.

Bisognerà aspettare l’avvento della psichiatria democratica negli anni 70\80 che in Italia avrà voce grazie a Franco Basaglia, il quale aprirà la strada alla chiusura dei manicomi. I nuovi approcci clinici, conosciuti anche come antipsichiatria, direttamente o indirettamente hanno dato alla poetessa Maria Fuxa (dopo aver trascorso metà della sua vita in questo triste luogo separato dal mondo, fortunatamente chiuso dalla legge 180\78) la forza di ritrovarsi e riscattare la propria esistenza dall’oblio. Ma è soprattutto nella poesia, come un’ancora salvifica, su cui Ella farà leva contro l’isolamento tra le pareti del frenocomio. Infatti come dirà in una intervista: “l a poesia mi ha salvato la vita” . Questa sarà il mezzo attraverso cui troverà l’uscita dalla medicalizzazione della mente : «superata la fase più critica delle cure, Maria trova ancora nella scrittura una via di fuga dalle mura del manicomio e al tempo stesso dà voce a chi voce non ha. Non a caso la prima raccolta di poesie, uscita nel 1980, si intitolerà proprio Voce dei senza voce in cui denuncia le atrocità degli ospedali psichiatrici che disumanizzano le persone riducendole ad un numero o appellandole con il none della malattia di cui soffrono».

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DIRITTI UMANI, ACQUA E MIGRAZIONI AI TEMPI DEL CLIMATE CHANGE

Palermo – Venerdì 18 Settembre ore 09: 00 Giurisprudenza (Aula Santi Romano)

Mentre troppo spesso la narrativa sui cambiamenti climatici si limita a trasmettere una condizione emergenziale che si rispecchia nella (mancata) gestione politica di questi fenomeni e in ogni caso si esaurisce velocemente, senza approfondire le interconnessioni con le profonde trasformazioni sociali del nostro tempo, l’incontro tra la società civile e il mondo accademico ha negli ultimi anni aperto il dibattito sui principi di rivendicazione e sui nuovi profili giuridici legati all’uguaglianza, all’equità, alla tutela dei diritti umani e così via.
In questo seminario si intende approfondire proprio il concetto di giustizia climatica e il suo sviluppo negli ultimi anni, con un particolare focus sulla situazione siciliana e sul diritto di accesso all’acqua, messo a repentaglio dall’aumento dell’intensità e della frequenza delle ondate di siccità e dagli altri effetti connessi ai cambiamenti climatici. info eventbrite.com [ /biglietti-hotstop- ]

 

NESSUN PONTE SUL DISSESTO: Infrastrutture Utili e Messa in Sicurezza dei territori!

Messina – Sabato 26 Settembre ore 17:00 – Piazza Unione Europea

È IL MOMENTO DI TORNARE IN PIAZZA E IMPORRE UNA POLITICA DELLE INFRASTRUTTURE CHE METTA AL CENTRO GLI INTERESSI DEI TERRITORI E DEI SUOI ABITANTI.

Concentramento in Piazza Unione Europea (Messina) sabato 26 settembre alle ore 17.00.

I soldi del Recovery Fund utilizziamoli per i servizi, le infrastrutture utili e la messa in sicurezza dei territori.

A metà ottobre il Governo dovrà presentare il Recovery Plan. L’immensa liquidità che arriverà dall’Europa corrisponde a una altrettanta massa di debito che dovremo pagare noi e che dovranno soprattutto pagare le giovani generazioni. Su queste risorse economiche si sono avventati i contractor delle Grandi Opere, le rappresentanze politiche che mirano a gestirle in funzione della propria riproduzione, le corporazioni di professionisti strettamente collegate al potere politico.

Facciamo in modo di sottrargli quei soldi. Facciamo in modo che vengano utilizzati per opere utili ai territori e alle popolazioni.

Nei mesi scorsi i nostri territori sono stati colpiti da frane e allagamenti, a dimostrazione dello stato di abbandono in cui versano. Eppure, nonostante le tante tragedie che avrebbero dovuto metterci in allarme, ulteriori cementificazioni e la mancata manutenzione delle città hanno aggravato il rilevante processo di dissesto esistente. Le bonifiche promesse, inoltre, non sono mai partite e non è stato predisposto nessun freno alla crescente desertificazione dei territori. È, d’altronde, ormai evidente che l’urbanizzazione selvaggia sia una delle cause principali della diffusione delle pandemie. Eppure la crisi sanitaria, che è diventata impoverimento per molti settori produttivi, non è servita a far capire alle istituzioni che bisogna invertire la tendenza e che sia importante migliorare le infrastrutture del territorio piuttosto che finanziare opere che accentuano desertificazione e abbandono dei centri minori e proseguire nella sciagurata politica delle spese militari che sottraggono risorse a quelle sociali, oltre a essere dannose.

Serve una grande mobilitazione popolare che dica dove vanno indirizzati gli investimenti, che dica cosa è utile.

Serve una presa di coscienza collettiva affinché la grande mole di liquidità a debito che tanto viene sbandierata non sia utilizzata per gli interessi di pochi. Tocca a noi conquistare le risorse per offrire un futuro alla nostra terra e ai suoi figli.

Vogliamo strade, ferrovie, messa in sicurezza dei territori dal rischio sismico e idrogeologico; vogliamo la cura delle città, le bonifiche, scuole sicure per i nostri figli, abitazioni per tutti; vogliamo una sanità pubblica che ci protegga. Non vogliamo Grandi Opere inutili e devastanti.Nessun Ponte sul dissesto. Basta spreco di risorse in studi e progettazioni.

Chiamiamo a raccolta il popolo No Ponte, un popolo che ha riempito per dieci anni le strade di Messina e Villa San Giovanni.

È il momento di tornare in piazza e imporre una politica delle infrastrutture che metta al centro l’interesse dei territori e dei suoi abitanti.

Concentramento in Piazza Unione Europea (Messina) sabato 26 settembre alle ore 17.00.

Rete No Ponte [ events]