Si è ufficialmente insediata la Commissione per la verità e la riconciliazione in Burundi, presieduta da monsignor Jean-Louis Nahimana, finora responsabile della Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale cattolica.

Rispetto alle informazioni circolate all’indomani della composizione dell’organismo, la Commissione avrà un tempo doppio – quattro anni invece di due – per far luce sui massacri avvenuti tra il 1962 e il 2008, rispettivamente la data dell’indipendenza e quella della firma del cessate il fuoco tra il governo e i ribelli del Fronte nazionale di liberazione.

L’insediamento della Commissione avviene tuttavia in un clima di timori rinnovati in vista delle prossime elezioni parlamentari (in programma a maggio) e presidenziali (previste il 26 giugno): secondo i dati dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr–Acnur), solo nelle ultime due settimane oltre 8.000 persone, temendo episodi di violenza, hanno cercato rifugio nei paesi vicini, in particolare Rwanda e – in misura minore – Repubblica Democratica del Congo.

Il portale d’informazione burundese Iwacu, inoltre, registra flussi anche verso la Tanzania: questi sono tuttavia più limitati nei numeri, mancando in molti casi le strutture per accogliere i rifugiati.

L’articolo originale può essere letto qui