Di che cosa ci meravigliamo se un Vicepresidente del Senato si permette di insultare una Ministra di questo Governo con termini inimmaginabili per qualsiasi persona? È altresì ripugnante che i sodali di Calderoli considerino, come ho letto oggi sui giornali, una battuta sciocca e inutile dare dell’orango a una Ministra che si è laureata in Italia, che ha una professione simile a quella di Calderoli e che, pur essendo Ministra, evidentemente ha la colpa di essere nera e per questo identificata da Roberto Calderoli come un animale della foresta.

Tempo fa l’attuale Segretario della Lega Maroni ebbe a dire: “Il razzismo? Io non lo condivido ma un po’ ci abbiamo marciato quando abbiamo capito che con certo atteggiamento si garantiva il consenso”. Credo che questa frase esprima il valore morale di questi campioni della fobia nei confronti di ogni diversità. Oggi i neri, ma anche i cinesi, i transgender, i gay, tutti i diversi.

Il Presidente Napolitano – mi dispiace non essere d’accordo con lui – ha parlato di imbarbarimento civile. Io penso che sia troppo leggera questa riflessione e penso che queste parole non siano al livello dei continui attacchi razzisti di certi parlamentari. Qui si va contro la Costituzione – la consigliera D’Amico ci può citare in quali articoli – ed è a questo livello che il signor Calderoli deve essere giudicato.

In ogni altro Paese civile un episodio del genere avrebbe avuto come conseguenza le dimissioni del soggetto insultante, per analoghe espressioni razziste di Borghezio, altro amico della compagnia, Borghezio è stato non solo censurato dal Parlamento europeo, ma anche espulso dal proprio Gruppo.

Attendiamo una chiara presa di posizione dal Presidente del Senato Grasso, che vada nella direzione dell’Articolo 3 della Costituzione. Il razzismo, la misoginia, l’omofobia hanno la stessa origine, la paura del diverso, di tutti coloro che per il solo fatto di esistere mettono in discussione le povere certezze di chi vorrebbe tutti bianchi, maschi, eterosessuali e soprattutto non nati al di là dell’orto della propria casa.