Mentre comincio a scrivere, sento in lontananza quelli che sembrano colpi di artiglieria e razzi, ai quali si mescolano occasionali colpi di armi leggere e qualche esplosione. La maggior parte dei loro obiettivi deve essere molto lontano, perché non ne sento l’impatto. Le esplosioni potrebbero essere dovute ad altro.

Suppongo che, dopo due anni di combattimenti, non sia strano vedere che i siriani ormai non sembrino più far caso alla situazione, e la vita si svolga in modo sorprendentemente normale, anche se difficile, per quel poco più della metà dei siriani che non sono stati uccisi o non sono profughi. È una terribile statistica, pari a quasi 10 milioni su una popolazione totale di 23 milioni.

La nostra delegazione è stata varie volte interrotta o disturbata da cambiamenti di piano. I visti erano in ritardo, così il tempo trascorso in Libano si è allungato mentre si è dovuto accorciare quello di permanenza in Siria, per quanto si siano aggiunti giorni supplementari alla fine. Poi, nel nostro primo giorno in Siria, l’appuntamento con il Dr. Kinda Shammat, ministro degli affari sociali, è stata annullato per una riunione di gabinetto convocata dal Presidente Assad, lasciandoci con la sola opzione di una gita improvvisata in un quartiere colpito, che tra l’altro ho perso a causa di un telefono difettoso nella mia stanza d’albergo.

Quella sera era in programma una grande riunione dei membri del movimento Mussalaha provenienti da tutta la Siria per portarci la loro esperienza di guerra e parlare dell’azione del Mussalaha che cerca di trasformare la tragedia in riconciliazione. Uno dei casi presentati era quello famoso di un bambino cristiano di nove anni, di nome Sari Saoud, ucciso dai ribelli a Homs. Il suo corpo era stato preso dai ribelli, ma la madre, Georgina al-Jammal, li aveva raggiunti e il suo abbraccio del figlio morto era stato ripreso in video da parte dei ribelli, che hanno poi falsificato il resoconto per far sembrare che il ragazzo fosse stato ucciso dalle forze governative.

Ho parlato con Georgina, che sostiene il governo, ma lo biasima per aver lasciate la zona senza protezione. Mi ha detto di aver riconosciuto alcuni dei ribelli del quartiere, ma che gli altri le erano sconosciuti. Parte della storia può essere trovata qui, dal sito della televisione araba siriana. Pur essendo fortemente pervaso di propaganda, i fatti importanti sono reali e sinceri. Un altro resoconto è disponibile qui. È più crudo e più dilettantesco, e solo parzialmente sottotitolato, ma comprende alcune delle riprese fatte dai ribelli e il loro goffo tentativo di falsificazione. È anche molto vivido e cattura il terribile momento quando Georgina cerca di far rivivere il figlio morto.

Ho incontrato anche una donna di nome Shaikha Asya al-Mashi, appartenente a una prominente famiglia musulmana di Raqqa. Il cognato si è visto offrire un’enorme somma di denaro per andarsene e lasciare le sue proprietà ai ribelli. In seguito al suo rifiuto, è stato ucciso davanti alla sua abitazione, da dove la famiglia lo ascoltava morire. Mi sono offerto di non mostrare né il suo nome né la sua foto, ma con aria di sfida ha insistito perché li pubblicassi.

Non voglio soffermarmi troppo su queste storie, ma sono rimasto colpito da molti loro aspetti e dall’incontro con il movimento Mussalaha:

  1. I testimoni e i partecipanti rappresentavano una vasta gamma di comunità, diverse sia geograficamente che in termini di confessione. Il Musalaha è un’organizzazione diversificata e accessibile che raggiunge molti siriani.

  2. Ci sono vari gradi di supporto al regime stesso, ma ci sono chiaramente molti siriani che sostengono il tentativo del regime di ristabilire l’ordine.

  3. Parte del programma della serata prevedeva un “microfono aperto”, grazie al quale chi voleva poteva raccontare la propria storia e chiedere un intervento del Mussalaha nella propria comunità.

  4. Molti dei delegati hanno perso la maggior parte degli interventi in quanto questi erano tutti in lingua araba, e la traduzione era inaffidabile e difficile da udire. Mi è stata di qualche aiuto la mia conoscenza dell’arabo, ma mi sono perso comunque molto.

  5. Non abbiamo sentito nessun intervento da parte dell’opposizione.

Per chiarire il punto numero 5, dirò che ci sono libanesi alleati dell’opposizione armata, e combattenti dell’opposizione in Libano. Non credo sia impossibile incontrarli, ma non sono sicuro che il Mussalaha riesca ad organizzare la cosa. Il movimento ha contatti con questi soggetti ai fini degli scambi di prigionieri e per la riconciliazione. Tuttavia, offrirci la possibilità di conferire con loro potrebbe eventualmente metterli in pericolo con il regime. Il Mussalaha cerca di sviluppare un clima di fiducia con tutti, ma ho il sospetto che ci sia una linea che essi stessi non osano attraversare per timore di perdere il loro mandato ad operare.

Detto questo, la mia esperienza con l’opposizione nonviolenta è che anche loro siano intolleranti del punto di vista di quei siriani che sostengono il regime in qualsiasi modo, e che quindi non vogliano che questo piuttosto ampio segmento della società siriana possa avere una voce sul futuro della Siria, perché quella voce sarebbe per forza di cose quella del regime. Finché alcuni siriani rifiutano di rispettare le opinioni di altri siriani, ho paura per il futuro della Siria.

La mattina dopo ho cominciato a sentire gli effetti di un’intossicazione alimentare, così ho trascorso la giornata a letto fino a quando noi della delegazione ci siamo incontrati brevemente. Abbiamo poi ricevuto la visita del Dr. Jihad Lahham, presidente del Parlamento. Ha sottolineato il fatto di essere all’opposizione, ma l’opposizione “fedele”, aggiungendo che gli piacerebbe molto vedere Assad ritrovarsi a sua volta all’opposizione per qualche anno. Sono poi ripartito più tardi, quella stessa sera, ancora a stomaco vuoto.

Complessivamente, abbiamo avuto anche troppi incontri con troppi dignitari, ognuno dei quali portava avanti essenzialmente lo stesso messaggio. Dopo una prima intervista all’arrivo, ho smesso di concederne nel timore di poter apparire come parte di una macchina propagandistica. Mairead e la maggior parte degli altri sono stati attenti a sottolineare la nostra solidarietà con il popolo siriano, non con il regime o qualsiasi altro partito, ma la Syrian News continuava a filmarci con i soliti dignitari.

Forse era troppo aspettarsi qualcosa di diverso. Per motivi di sicurezza, eravamo alloggiati presso il Dama Rosa Hotel, il più sicuro di Damasco, perché non c’era dubbio che eravamo un bersaglio potenziale dei ribelli e rappresentavamo un’occasione per mettere in difficoltà il governo. Comunque, il motivo per cui è il più sicuro risiede nel fatto che è anche l’hotel più costoso e più lussuoso, e pertanto il luogo di ritrovo di ogni sorta di VIP di governo. Anche se ospiti del Mussalaha, che ha costruito un clima di fiducia con una gamma diversificata di elementi in Siria, è estremamente difficile ottenere quella piena visione d’insieme che volevamo e che sarebbe stata necessaria.

Nondimeno, abbiamo imparato molto, anche se sono dovuto partire prima della fine della visita, perché il programma si era protratto oltre la data di partenza prevista, data che non ho potuto modificare a causa di impegni personali. Sono ansioso di sapere cosa è successo dopo la mia partenza, e potrei forse avere qualche buona notizia in una relazione successiva. Ho anche aiutato a redigere due dichiarazioni per la delegazione, che desidero condividere con voi, ma solo dopo che saranno state approvate dal gruppo, con i relativi emendamenti. Inoltre potrei avere ulteriori notizie sulle iniziative che possono essersi sviluppate a seguito della visita.

Grazie per continuare a sostenere la pace.

Paul Larudee, dal team FPM

http://www.freepalestinemovement.org

Traduzione dall’inglese di Giuseppina Vecchia