Venerdì 7 dicembre migliaia di persone si sono riunite in Bahrain per protestare contro il governo e la famiglia reale Al Khalifa, per chiedere una riforma del paese e la liberazione dei prigionieri politici. Lo riferiscono alcune fonti locali, mentre già circolano su blog e social network fotografie della manifestazione e di dimostranti che mostrano il ritratto di Nabil Rajab. Presidente del centro per i diritti umani del Bahrain, Rajab sta scontando una pena a tre anni di carcere per le sue posizioni politiche.

Delle iniziative di protesta di oggi ha scritto anche l’agenzia di stampa ufficiale Bna, secondo cui la Direzione generale della polizia ha ricevuto l’annuncio delle proteste da parte di diverse entità sia anche per il prossimo 14 dicembre. Queste manifestazioni, ai sensi degli ultimi regolamenti emessi dal governo, sono vietate. Negli ultimi mesi questo fatto ha spinto diverse organizzazioni non governative internazionali a protestare nei confronti di Manama, ma che non ha fatto breccia sui media internazionali.

Crisi tra le meno mediatizzate della cosiddetta Primavera araba, quella del Bahrain è segnata da proteste che vanno avanti da quasi due anni con un alto numero di vittime civili e di dimostranti e difensori dei diritti umani tuttora agli arresti. L’opposizione parlamentare (rappresentata in particolare dal partito al Wefaq) chiede la trasformazione del paese in una monarchia costituzionale; una parte della piazza chiede invece il definitivo allontanamento della famiglia regnante. Tutti invocano libertà di espressione, di pensiero politico e una migliore redistribuzione delle risorse nazionali.

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