Si conclude così un lungo resoconto della giornata di ieri diffuso dal Centro del Bahrain per i diritti umani, organizzazione impegnata a rendere noti gli aspetti più violenti della repressione delle manifestazioni anti-governative ormai in atto da oltre un anno.

Nelle stesse ore in cui nel circuito di Shakir, sotto stretta sorveglianza militare così come la capitale Manama, era in corso il Gran premio di Formula Uno, secondo fonti giornalistiche internazionali e fonti del Bahrain vicine all’opposizione – tra cui il Centro per i diritti umani – la polizia faceva largo uso di gas lacrimogeni e bombe assordanti contro manifestanti riuniti in alcuni villaggi attorno alla capitale. Bilanci provvisori riferiscono di una vittima, di feriti e di diverse persone arrestate, tra cui alcuni giornalisti.

Per gli organizzatori, il Gran premio è stato invece un successo di pubblico e di immagine con circa 80.000 persone che hanno seguito i tre giorni della gara vinta poi dal pilota tedesco Sebastian Vettel.

Il ‘Gulf Daily News’, quotidiano locale in lingua inglese, ha anzi denunciato una presunta disinformazione dei media internazionali sulla reale situazione in Bahrain e non ha fatto alcun riferimento alle proteste.

Da oltre un anno, il regno di Hamad bin Isa Al Khalifa – la cui famiglia è di estrazione sunnita – è messo in discussione da proteste e manifestazioni pacifiche represse con la forza anche grazie all’aiuto di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. A manifestare è in particolare la locale comunità sciita, maggioritaria ma di fatto esclusa dalla vita politica ed economica. Inchieste sull’uso eccessivo della forza da parte della polizia sono state chieste dall’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani Navi Pillay. Il re sostiene di aver avviato riforme e di applicare le raccomandazioni espresse da una Commissione di inchiesta. L’opposizione ha espresso dubbi sulle riforme, definendole “di facciata” e chiesto la liberazione di tutti i prigionieri politici.