Si è trattato del primo congresso verde tenutosi in Africa.
Durante il Congresso sono stati affrontati temi come la solidarietà, la politica, la biodiveristà, i cambiamenti climatici, e il futuro del movimento dei Verdi Globali.

I Verdi Globali hanno inoltre ripreso la questione di Bhopal in un workshop conclusosi con una risoluzione, votata all’unanimità, con la quale si chiede che la Dow Chemical risponda in pieno delle conseguenze della fuga di gas del 1984, una delle maggiori catastrofi industriali di tutti i tempi.

Si è anche discussa e implementata la Carta dei Verdi, nella quale è stata aggiunto il rifiuto della guerra insieme alla condanna della violenza sessista. Sul fronte del cambiamento climatico, i Verdi premono per l’adozione di strumenti internazionali volti a diminuire l’impatto dei trasporti aerei e marittimi sul clima.

Unanime poi la solidarietà nei confronti di popolazioni minacciate, come i tibetani e ora i siriani, a dimostrazione del fatto che i temi di una società democratica e di rispetto dei diritti umani siano centrali nelle politiche dei Verdi.

*”L’Africa sta diventando il motore di una democrazia sostenibile e verde. La primavera araba, per esempio, ha rappresentato una convocazione permanente per cambiamenti fondamentali nella politica e nella società, e una opportunità storica per l’intera regione. Le donne in questo hanno avuto un ruolo decisivo: scese nelle piazze, hanno preso parte attiva cercando di portare cambiamenti nella loro società”*, ha spiegato Haidar El Ali, presidente del FEDES, il partito Verde del Senegal.

*”Con le ultime consultazioni elettorali, e l’elezione di Macky Sall come nuovo leader del paese, il Senegal ha visto la vittoria della democrazia, e siamo sicuri che, con le nuove elezioni parlamentari di giugno, continuerà a fare da guida”*, ha aggiunto.

Juan Behrand, ex segretario generale del Partito Verde Europeo (EGP), e attualmente membro del coordinamento dei Verdi Globali, era molto soddisfatto del successo di questo primo congresso in Africa: *”Quando siamo arrivati, era molto evidente la volontà di democrazia. Il volto del Senegal sta cambiando. Abbiamo adottato delle risoluzioni sul futuro dei Verdi Globali che ci permetteranno di creare strutture più forti e di migliorare il nostro modo di lavorare insieme per far progredire la causa su un livello globale.”*

Anche l’attuale segretario generale dei verdi europei, Jacqueline Cremers, ha molto gradito i tre giorni, e ha soprattutto voluto sottolineare la significativa partecipazione femminile : *”Donne forti, che hanno il coraggio di alzarsi e parlare apertamente, di impegnarsi in politica e apprezzare la cosa: confrontarmi con loro e capire che cos’è che le fa andare avanti ha rappresentato per me un’ispirazione, un modello. Sono fermamente decisa a fare tutto il possibile per far progredire la nuova Rete delle Donne Verdi Globali”.*

Parlando dell’evento, Kali Yen del Partito Verde di Taiwan e delegato della Rete dei Verdi dell’Asia del Pacifico, lo ha descritto come un *”riunirsi intorno a un’oasi, dove abbiamo potuto parlare insieme, umanamente, di temi importanti come povertà, fame, sostenibilità, e di cosa possiamo fare noi Verdi per questi problemi”.*

Anche il Verde venezuelano Manuel Diez, da poco eletto co-presidente dellla Federazione dei Verdi delle Americhe, era presente al congresso, e si è detto molto felice di vedere:
*”una piattaforma di politiche ambientali cosi potente emergere dai Verdi Globali in vista della conferenza Rio+20 in Brasile, nella speranza che noi Verdi possiamo portare un cambiamento nelle politiche ambientali”.*

Un segnale che il congresso non ha paura di ascoltare altre voci è venuto alla luce con uno dei primi commenti nei comunicati stampa dopo la chiusura del congresso. Fatima Alaoui: *”La primavera araba è diventata inverno per le donne di Tunisia, Egitto, Marocco, Libia e di tutto il Medio Oriente. La lotta delle donne è stata dirottata, così come tutte le altre lotte per la giustizia sociale e la democrazia nella nostra regione. Abbiamo bisogno di uguali diritti, di un equilibrio di genere tra i leader politici dei vari partiti. Vogliamo politiche ecologiche, come i Verdi avevano promosso a Canberra nel 2001”*.

Traduzione di Giuseppina Vecchia