Le multinazionali dell’acqua spendono tanto perchè devono indurre i consumatori ad un bisogno che non hanno. Come vendere frigoriferi agli esquimesi: vendono l’acqua in bottiglia quando ognuno l’ha già in casa, controllata, comoda, ecologica e sopratutto economica.

Le multinazionali grazie a canoni di concessioni irrisori,regolati a livello regionale, ed una legislazione nazionle che equipara il prelevamento delle acque alla“coltivazione mineraria” sono riuscite a trasformare, negli anni, il bene collettivo in bene privato. Ma non solo. Hanno trasformato la percezione dell’accesso all’acqua: da diritto, in quanto bene primario per la sopravvivenza dell’essere umano, a bisogno, sotto forma di acqua in bottiglia, come se fosse l’unica che possiamo bere.

Quest’ultima è la più grande mistificazione pubblicitaria che sia mai stata fatta, che ha indotto milioni di famiglie a preferire l’acqua in bottiglia a quella del rubinetto, con costi economici ed ambientali altissimi.
Le multinazionali dell’acqua in tempo di privatizzazione fanno cartello dalla sorgente all’imbottigliamento e alla gestione del servizio idrico nelle città.
Per questo una delle battaglie del movimento nazionale per l’acqua bene comune (
[www.acquabenecomune.org](http://www.acquabenecomune.org “www.acquabenecomune.org”) ) è quella sulle acque minerali.

In diverse parti d’italia da anni si sono costituiti comitati per la difesa dell’acqua delle sorgenti, delle falde e dei bacini, affinchè non venga, attraverso concessioni sregolate, svenduta ai privati.
Fare informazione su questi temi è pressocchè impossibile: grazie alla pubblicità le industrie dell’acqua hanno un forte potere sui canali mediatici.

Per cercare di sfondare questo muro di silenzio i comitati in difesa dell’acqua pubblica, da anni, parlano con i cittadini attraverso il porta a porta, nelle chiese, nelle piazze, e donvuque si riesca a raggiungere il cittadino, per informarlo, prima di tutto, affinchè possa sapere per scegliere.

Cosi anche a Palermo, in vista della prossima manifestazione del 20 Marzo a Roma per la ripubblicizzazione dell’acqua un nutrito gruppo di associazioni organizza settimanalmente incontri e dibattiti sul tema dell’acqua e contro tutte le forme di privatizzazione.

La particolarità di questi incontri è che vi intervengono, in video conferenza, rappresentanti dei comitati presenti nel resto d’Italia, per raccontare e condividere esperienze diverse.Dai rappresentanti del comitato Difesa del Rio Fergia, a quelli del Forum per l’Aqua pubblica di Bergamo, Zingonia e tanti altri, ognuno ha dato testimonianza della propria esperienza, delle vicende che hanno caratterizzato l’azione nel territorio, della difficoltà della battaglia.

Questi incontri sono allora testimonianza di come, da nord a sud, una rete di comitati, sorti in territori così diversi, si può unire in una lotta comune per bloccare la mercificazione dell’acqua, il prelevamento da parte delle multinazioni, per ottenere una normativa chiara e unica sulle acque minerali e la loro gestione, ma sopratutto, per cambiare l’opinione pubblica sull’acqua e informare i cittadini.

Proprio quest’ultima è la sfida più importante dei comitati, il motivo che li ha spinti a cercare unione fra le diverse realtà territoriali, perchè è indispensabile che il cittadino sia consapevole che, dalla fonte al rubinetto, l’acqua è e deve rimanere un bene della collettività, e che dunque dev’essere la collettività a difenderla.