Il consiglio di sicurezza dell’Onu del 26 maggio ha condannato unanimemente l’uccisione di almeno un centinaio di persone, tra cui molti bambini, nella città siriana di Houla. Un chiaro segnale di indignazione per quel massacro, per il quale governo e ribelli si addossano la colpa l’un l’altro.

L’Occidente e i paesi arabi contrari al presidente siriano Bashar Assad danno la colpa della strage al governo. Damasco respinge le accuse. Gli osservatori dell’ONU non collegano le morti al bombardamento dell’area da parte del governo.

Cosa che non fa il Consiglio di sicurezza, secondo una dichiarazione ufficiosa: “Il Consiglio di Sicurezza ha condannato nel modo più assoluto la strage, confermata dagli osservatori delle Nazioni Unite, di decine di donne, uomini e bambini, oltre al ferimento di altre centinaia, nel villaggio di Houla, nei pressi di Homs, a seguito di attacchi e cannoneggiamenti da parte dell’artiglieria dello stato contro una zona residenziale”.

La dichiarazione continua: “Questo shoccante uso della forza militare contro la popolazione civile costituisce una violazione delle leggi internazionali vigenti e dell’impegno assunto dal governo siriano in base alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”.

A sua volta, il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov ha dichiarato, qualche giorno fa, che Mosca era profondamente preoccupata per il massacro ma che era chiaro come la responsabilità fosse da addossare sia al governo di Assad che ai ribelli.

“Abbiamo a che fare con una situazione in cui entrambi le parti hanno responsabilità evidenti per la morte di persone innocenti” ha dichiarato Lavrov durante una conferenza stampa tenuta insieme al ministro degli esteri britannico William Hague.

Hague, nel dichiarare che il piano di pace di Kofi Annan rappresenta “al momento l’unica speranza” di risolvere la crisi siriana, ha affermato che la Russia ha un importante ruolo da assumere. Lavrov ha poi aggiunto che sia lui che Hague convengono sulla necessità di fare pressione su entrambe le parti in causa, governo e ribelli, perché mettano fine alle violenze. Il ministro degli esteri russo ha anche criticato quei paesi che prendono posizione sostenendo l’impossibilità di una soluzione senza l’uscita di scena del governo di Assad. Nè la Russia nè la Cina cercano quel “cambio di regime” richiesto dall’Occidente e dai suoi alleati.

Il capo degli osservatori dell’Onu, il generale Robert Mood, in un collegamento video “non ha messo direttamente in relazione i bombardamenti dell’esercito con il numero dei morti”.

Il segretario dell’Onu Kofi Annan ha dichiarato alla stampa che gli osservatori “hanno visto i corpi e confermato, dopo un esame dei proiettili, che ci sono stati cannoneggiamenti contro una zona residenziale”, aggiungendo però che gli osservatori hanno anche notato ferite da armi da fuoco su alcuni corpi, cosa che farebbe pensare ad assalti da parte di ribelli, o ad un’azione dell’esercito successiva ai bombardamenti.

“Benchè i dettagli degli avvenimenti non siano noti, possiamo confermare l’azione dell’artiglieria e dei cannoneggiamenti” ha dichiarato Ban. “Ci sono state inoltre altre forme di aggressione, come sparatorie a bruciapelo e gravi violenze fisiche”.

Anche la Cina ha condannato la “brutale uccisione” di civili, allo stesso tempo affermando ancora una volta come la via più percorribile per fermare le violenze in Siria rimanga quella tracciata dal mediatore Kofi Annan.

Durante una conferenza stampa, il portavoce del ministro degli esteri cinese Liu Weimin ha dichiarato: “La Cina è profondamente shoccata dal gran numero di vittime civili a Houla, e condanna nel modo più assoluto lo spietato assassinio di normali cittadini, specie donne e bambini”. “Facciamo appello a tutte le parti coinvolte in Siria perchè applichino le risoluzioni del consiglio di sicurezza dell’ONU e i sei punti del piano di Kofi Annan immediatamente, totalmente e integralmente”.

Liu Weimin ha sottolineato come il suo paese sia convinto che l’impegno di Kofi Annan rimanga ancora la migliore possibilità per fermare la violenza.

Alla domanda se la Cina ritenesse necessario un approccio alternativo, Liu ha risposto: “La mediazione di Annan e la sua proposta in sei punti rappresentano una rotta concreta e importante per ridurre le tensioni in Siria e promuovere una soluzione politica”.

Nonostante le analisi non conclusive della squadra dell’ONU, i governi occidentali continuano a lanciare forti attacchi verbali contro il regime di Assad.

L’ambasciatore britannico Mark Lyall Grant avrebbe dichiarato: “Sembra abbastanza chiaro che il massacro di Houla è stato causato da pesanti bombardamenti da parte dell’artiglieria e dei carri armati dell’esercito”. “Il fatto è che si tratta di un’atrocità, ed è stata perpetrata dal governo”.

La Russia, tuttavia, ha accusato gli Stati Uniti e l’Europa di voler applicare lo stesso tipo di cambiamento di regime applicato in Libia anche in Siria, dove Assad sta cercando di soffocare una ribellione che va avanti da 14 mesi, iniziata pacificamente ma che è diventata man mano sempre più militarizzata.

L’ambasciatore siriano Bashar Ja’afari ha ribadito la smentita del proprio governo, affermando che il massacro è stato compiuto da “gruppi di terroristi armati”. “Donne, bambini e uomini anziani sono stati uccisi da armi da fuoco. Questo non è certo il segno distintivo dell’eroico esercito siriano”, ha dichiarato il portavoce del ministro degli esteri Jihad Makdesi a Damasco.

Ma Ban Ki-Moon e Kofi Annan, inviati dell’Onu e della Lega Araba in Siria, accusano il governo di usare l’artiglieria in zone abitate. Cosa che appare abbastanza vera, ma perchè lo farebbero? Probabilmente a causa di attività di gruppi ribelli. La responsabilità è di entrambe le parti, questo è chiaro.

L’Iran ha affermato che il massacro è stato effettuato per diffondere caos e instabilità in Siria e per bloccare i tentativi di pacificazione. Il ministro degli esteri Rabin Mehmanparast ha ricordato quanto si legge sul sito della televisone di stato Press TV: “Siamo sicuri che l’ingerenza straniera e le misure terroristiche e sospette che hanno preso di mira il forte popolo siriano siano destinate a fallire”.

In vista della progettata visita di Kofi Annan a Damasco, il vice ambasciatore russo all’ONU Alexander Pankin ha avuto modo di aggiungere che chi è dietro al massacro intende ostacolare la visita di Annan. “Non crediamo che sia interesse del governo siriano fare una cosa del genere per disturbare la visita (di Annan)”.

Anche il libanese Hezbollah ha espresso, domenica, il proprio orrore dichiarando di “condannare con forza il massacro e coloro che lo hanno compiuto”.

Traduzione dall’inglese di Giuseppina Vecchia