Sono partite le ruspe israeliane per la costruzione di un muro nella valle di Cremisan, nonostante le proteste della popolazione palestinese e una sentenza della corte suprema d’Israele che nell’aprile scorso aveva bloccato il progetto al termine di una lunga battaglia legale.

A spianare la strada ai cingolati è sopraggiunto, lo scorso 8 luglio, un ‘nulla osta’ della stessa Alta corte precedentemente espressasi in difesa dei palestinesi e per la salvaguardia dell’area, che accoglie, oltre ai terreni di 58 famiglie cristiane, anche un monastero e un convento salesiani, con annessa una scuola elementare.

Con la costruzione del muro, le due strutture salesiane resteranno in territorio palestinese, mentre i terreni delle famiglie cristiane finiranno nella parte israeliana.

Israele ha dichiarato che l’espansione della barriera di cemento armato è dovuta a motivi di sicurezza, ma per molti l’obiettivo di Tel Aviv è quello di collegare le colonie – illegali secondo il diritto internazionale – di Gilo e Har Gilo, separandole dalla cittadina palestinese di Beit Jala.

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