Anche il Francia la ritenengono un salasso finanziario devastante per l’ambiente e soprattutto inutile, come confermato dai 400 docenti universitari che hanno sottoscritto l’appello rivolto a Mario Monti, promosso da Luca Mercalli e Sergio Ulgiati.

Ora il ‘fronte critico’ si allarga alla Savoia, dove ormai si oppongono al progetto sia le maggiori associazioni ecologiste, sia l’Ump, il partito di Sarkozy. Sigle come Fapna e Fne, cartelli ecologisti fino a ieri favorevoli al progetto, hanno cambiato idea: colpa delle “rilevanti carenze” del dossier, su temi come sostenibilità ambientale e redditività di una infrastruttura faraonica, destinata all’improbabile trasporto merci Italia-Francia, ormai in declino.

In Francia, scrive il 22 febbraio il sito NoTav.eu citando svariate fonti, è in corso una consultazione pubblica sulla Torino-Lione che si concluderà all’inizio di marzo, nonostante la proroga richiesta dagli ambientalisti, per nulla convinti dal progetto dopo aver esaminato il rapporto dell’Ae, l’autorità regionale per lo sviluppo sostenibile: solo dopo il 2025, infatti, sarebbe aperto un tunnel per le merci che consentirebbe di aggirare il nodo di Chambéry, fino ad allora destinata a restare un ingolfato terminal per soli passeggeri.

“Questa programmazione degli interventi rimette in discussione la priorità del trasporto merci, che finora era stata un punto fermo del progetto”. Le organizzazioni ambientaliste, così come l’Ae e l’Ump, denunciano questo dietrofront e sottolineano che il progetto così impostato non contribuirà in alcun modo al decantato trasferimento dalla gomma alla rotaia: “Come e quando si potrà raggiungere l’obiettivo di trasportare 40 milioni di tonnellate di merci su questo asse ferroviario?”, si interroga Pierre Moreau, della Cipra francese, nelle sue “10 domande ai promotori del progetto”.
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Malgrado il recente accordo con l’Italia, in Francia ambientalisti e partiti ormai contestano apertamente la super-linea ferroviaria

Ma se è la stessa agenzia che sorveglia l’attuazione della Convenzione delle Alpi a dubitare della Torino-Lione, anche il dipartimento per l’ambiente della Savoia, nel suo rapporto pubblicato nel dicembre 2011, rileva falle progettuali preoccupanti: dall’impatto sulle acque sotterranee e le zone umide, fino agli effetti per le aree incluse nel protocollo Natura 2000, che sarebbero trattate “in modo non adeguato”.

Manca inoltre una valutazione socio-economica del progetto, ovvero: non si tiene conto della globalità dell’offerta di transito transalpino, ad esempio per quanto riguarda il tunnel del Gottardo. Pierre Moreau sottolinea inoltre che, per le imprese di trasporto, i costi sono altrettanto importanti della velocità: la linea storica e il tunnel stradale, che si è deciso di ampliare, costituiranno alternative meno costose per i trasportatori.

Inoltre, fra Italia e Francia, la cosiddetta ‘autostrada ferroviaria’ non funziona: a febbraio la Corte dei Conti transalpina ha raccomandato di ristabilire la concorrenza tra ferrovia e strada, criticando la mancanza di redditività dell’’autostrada viaggiante’ che unisce Aiton ad Orbassano, nell’hinterland di Torino. Praticamente, un binario morto.

“Ci si appresta ad avviare un progetto da 24 miliardi di euro, la cui utilità è da dimostrare e il cui completamento rimane incerto”, scrive NoTav.eu, citando fonti francesi, consapevoli che ormai il trasporto merci tra Francia e Italia è cronicamente in calo. “L’ammodernamento della linea storica – stimano gli esperti – sarebbe in grado si smaltire fino a 19 milioni di tonnellate di merci, mentre attualmente ne transitano meno di 5 milioni”.

Cifre che parlano da sole: sono quelle di una frontiera-fantasma, presidiata da soldati e miliardi. E mentre tutti gli studi dicono che la grande direttrice delle merci di oggi e di domani è quella che unisce Genova a Rotterdam, la domanda di trasporto regionale tra Grenoble, Lione e Chambery è raddoppiata nell’ultimo decennio, ma l’offerta resta al palo anche sul versante italiano.
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“Ci si appresta ad avviare un progetto da 24 miliardi di euro, la cui utilità è da dimostrare e il cui completamento rimane incerto”

Quel che più ha stupito, scrive l’ambientalista valsusino Claudio Giorno sul blog DemocraziaKmZero, sono parecchi interventi pubblicati sulle pagine dei quotidiani di “palazzinari e general contractor-editori”, che cominciano a mettere in dubbio ‘dall’interno’ la redditività delle grandi opere ferroviarie: “Una inchiesta che non lascia adito ad alcun equivoco, finita chissà come sulle pagine del Sole 24 Ore, sostiene che la rete ad alta velocità italiana si sta rivelando fallimentare”.

La Torino-Milano, in particolare, risulta molto più in rosso delle ‘frecce’ (pochine, peraltro) che vi transitano sopra. “E la Torino-Lione – se mai si facesse – lo sarebbe ancora di più”. Lo dimostra una ricerca rigorosa compendiata da un lavoro di Giuseppe Berta sulla mancata integrazione di Torino e Milano attraverso il Tav: “Servono di più i treni per i pendolari, arriverà a scrivere (niente meno, su La Stampa) Luigi La Spina, autore di editoriali al vetriolo contro il movimento No Tav solo un anno fa”.

E se i francesi ormai dubitano della Torino-Lione, nonostante gli accordi rituali che si vanno rinnovando tra i due governi, le notizie che provengono dalla Savoia non fanno che rafforzare la protesta della valle di Susa in vista della manifestazione popolare del 25 febbraio, che si annuncia imponente: “Dà molto fastidio che sia stata convocata dal movimento e dagli amministratori locali”, cioè “quelli che il Pd vorrebbe espellere un giorno sì e uno anche, perché si dichiarano apertamente No Tav”. E inoltre, aggiunge Giorno, “crea altrettanto fastidio che in queste settimane si sia riaperto un dibattito che i proponenti il Tav hanno tentato in tutti i modi di dichiarare chiuso: quello sulla inutilità (dannosità) dell’opera”.

Il precipitare della crisi economica globale, che minaccia di creare una possibile ‘estensione greca’ per l’intera Europa, ha aperto fronti di discussione un po’ ovunque, grazie anche alla tenacia del movimento No-Tav: ma se la lotta “per la residua vivibilità della valle più infrastrutturata delle Alpi” è ormai diventata un simbolo per tutta l’Italia, osserva Claudio Giorno, non è tanto un merito dei valsusini, quanto “un demerito di Prodi, Berlusconi, Casini e oggi del professor Monti, che boccia le Olimpiadi agognate dal sindaco spalatore di Roma, ma promuove la Torino-Lione che il preventivato dissesto olimpico potrebbe moltiplicarlo per enne volte”, e senza neanche il risultato di realizzare “qualche modesto intervento a favore della mobilità e decongestione delle aree urbane”. Che sono il vero, unico problema ‘trasportistico’ degno di qualche opera a debito, “purché fatta con parsimonia e intelligenza”.

Articolo tratto da LIBRE