Il 22 febbraio a Montecitorio si è tenuta la cerimonia per l’assegnazione del premio Alexander Langer 2023 all’attivista bielorussa Olga Karatch per l’impegno profuso in favore della pace nella sua terra, con la rete di associazioni da lei fondata “Our  House”che ha sede a Vilnius in Lituania. Qui è dove Olga ha cercato rifugio nel 2020 dopo che il KGB bielorusso l’ha dichiarata terrorista per il suo lavoro come difensora dei diritti umani, in particolare per la campagna promossa da Our House  a sostegno degli obiettori di coscienza bielorussi, ucraini e anche russi.

A fare gli onori di casa a Montecitorio è stata la vicepresidente della Camera dei Deputati Anna Ascani; oltre ad Olga Karatch sono intervenute  la presidente della Fondazione Alexander Langer Christine Stufferin, la presidente del comitato scientifico della Fondazione Elizabeth Ander  e Bettina Foà.

Qui il discorso integrale di Olga Karatch:

Vorrei esprimere il mio grande apprezzamento per il Premio Internazionale Alexander Langer 2023 e per la fiducia che la Fondazione Langer mi ha accordato.

È un grande onore e farò del mio meglio per continuare a lottare per la pace, contro la militarizzazione e per i diritti delle persone vulnerabili ed emarginate che ancora oggi necessitano di protezione. Oggi più che mai, quando incombe la minaccia della Terza Guerra Mondiale, quando in Ucraina e Gaza, come in tanti altri Paesi che scordiamo, ci sono guerre sanguinose e nessuno si fermerà, nonostante le tante vittime, la voce della ragione e della nonviolenza deve essere ascoltata più forte.

Voglio alzare la voce per la pace nella nostra regione perché tutto è stato stravolto.

Oggi, coloro che si rifiutano di prendere le armi e non vogliono andare al fronte – obiettori di coscienza e disertori – sono diventati criminali. Non sono i benvenuti da nessuna parte.

Oggi, se non prendi le armi, non sei un vero uomo, c’è qualcosa di sbagliato in te, devi essere punito e costretto.

In Bielorussia, la diserzione è punita con la pena di morte e il rifiuto di arruolarsi nell’esercito comporta il carcere. Nel 2022, circa 400 uomini in Bielorussia sono stati condannati per essersi rifiutati di arruolarsi nell’esercito.

Attualmente, la polizia bielorussa ha dichiarato ricercati circa 5.000 uomini bielorussi per aver tentato di sottrarsi al servizio militare in Russia o nei Paesi dell’Unione Europea.

Ma nessuno fornisce protezione a queste persone; non hanno uno status giuridico e non hanno nemmeno un visto umanitario. Al contrario, se un uomo ha fatto parte dell’esercito, si è disilluso e ha fatto di tutto per evitare il servizio di leva, anche nascondersi in Lituania, è considerato una minaccia per la sicurezza nazionale lituana e viene inserito in una lista nera con un divieto di ingresso nell’Unione Europea per cinque anni. Questi uomini vengono addirittura deportati in Bielorussia.

Noi aiutiamo queste persone, per le quali noi stessi subiamo pressioni e repressioni.

Abbiamo bisogno di una tribuna che parli per la pace e in nome della pace. Sono convinto che nessuna arma al mondo possa porre fine alle guerre. Non c’è una soluzione militare. L’unico modo per porre fine alle guerre è che le persone accettino di non usare la violenza e di vivere in pace gli uni con gli altri. La nonviolenza, attiva e coraggiosa, è la nostra unica via verso la pace.

La mia attività per la pace, che si è intensificata in questi ultimi anni, parte da ragionamenti molto razionali:

  1. La militarizzazione e la propaganda di guerra non porteranno la pace nella regione.
  2. Aiutare gli obiettori di coscienza e i disertori bielorussi è la migliore prevenzione dell’escalation bellica nella nostra regione e una garanzia che l’esercito bielorusso non parteciperà alla guerra.
  3. Per qualche motivo nella nostra regione parlare di pace è diventato tossico – e questo è un aspetto che sono determinata a cambiare.
  4. Tutti i governi della nostra regione amano parlare di pace e sicurezza, anche se la pace e la sicurezza nella nostra regione vengono sempre meno per le loro scelte militariste.

Per queste quattro ragioni sono qui a dire che la nonviolenza è l’unica strada da percorrere e chiedo da voi tutti il sostegno alla Campagna di Obiezione alla guerra promossa dal Movimento Nonviolento e da altre associazioni per sostenere gli obiettori, i disertori e gli attivisti per la pace in Ucraina, Russia, Bielorussia, Israele e Palestina. E che sostiene anche il mio caso in Lituania. Tutti insieme possiamo davvero costruire la pace.

Lavorare concretamente per la pace significa anche abbandonare la logica del più forte, smettere di perseguire politiche di riarmo, con lo scandalo del commercio di armi, come ci ripete sempre Papa Francesco. Lavorare per la pace significa prendere sul serio i colloqui di pace e i negoziati (meglio un anno di trattative che un giorno di guerra, diceva proprio Alex Langer), investire risorse per la diplomazia, anche quella popolare e dal basso, restituire all’Onu il ruolo di attore super partes per una politica di pace con un obiettivo ben chiaro: Conferenze internazionali di pace per l’Ucraina e la Palestina.

Lo voglio ripetere ancora: ricevere un Premio internazionale che porta il nome di Alexander Langer, per me è un grande onore, che mi emoziona.

Langer rappresenta moltissimo per i movimenti per la pace, la democrazia, i diritti umani di tutta Europa.  Lui si è impegnato, con tutte le sue forze, sia sul piano istituzionale, nel Parlamento Europeo, sia dal basso, con associazioni e iniziative civiche dei cittadini.

Noi pacifisti e femministe della Bielorussia abbiamo sempre guardato all’Europa come una possibile potenza di pace, un’alternativa ai blocchi militari della Russia e degli Stati Uniti.

La figura di Alexander Langer è quella di un cittadino europeo che questo sogno ha cercato di trasformarlo in realtà. In particolare il suo impegno per la costituzione dei Corpi Civili di Pace, ispira ancor oggi molti movimenti e istituzioni che vogliono trovare un’alternativa al flagello della guerra.  E anche il lavoro di Langer sulla convivenza interetnica, che lui ha sperimentato nella sua regione sudtirolese, è oggi un faro per quei gruppi misti che in Ucraina, in Russia, in Israele e in Palestina, vogliono vivere insieme come sorelle e fratelli.

Questo Premio dedicato ad Alexander Langer sarà per me una fonte di ispirazione per il mio lavoro di oggi e di domani per migliorare la situazione in Bielorussia, in Lituania e in tutta Europa.