Rubrica settimanale su eventi e fatti in Sicilia  -a cura RedazionePA-

 

Catania con la Palestina contro l’occupazione israeliana e la sua politica di sterminio 

Anche a Catania ieri si è svolta, a piazza Stesicoro,  una manifestazione di solidarietà in favore del popolo palestinese nella lotta contro l’occupazione sionista e la sua politica di sterminio, con l’obiettivo di premere sulla comunità internazionale per ottenere una immediata fine degli attacchi aerei e da terra sulla Striscia di Gaza e  per un  contestuale  immediato arresto degli sfratti etnici imposti alle famiglie palestinesi, con lo sfollamento dalle loro case, nella zona di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est.

Così come rileva una testata online locale (freepressonline) alla iniziativa etnea  ha partecipato anche la comunità araba di Catania. Inoltre: «Tantissimi gli interventi “a microfono aperto”, da alcuni dei rappresentanti delle organizzazioni presenti alle cittadine e ai cittadini arabi giunti in piazza Stesicoro con striscioni e palloncini con i colori della bandiera palestinese».

La manifestazione si è chiusa con l’intonazione di Bella Ciao, oramai divenuto inno internazionale, o meglio,  aria simbolica intergenerazionale di  liberazione e resistenza contro tutte le ingiustizie.

 

 

Le colpe di Frontex nel Mediterraneo centrale:  – Comunicato Sea-Watch 

coinvolgimento nelle intercettazioni della cosiddetta Guardia Costiera libica

Il 12 febbraio 2020 l’equipaggio di Moonbird ha visto l’aereo Osprey1 di Frontex rimanere sulla scena di un caso nella zona di ricerca e soccorso libica, fino a quando la motovedetta Fezzan della cosiddetta guardia costiera libica ha intercettato l’imbarcazione. Quando tutte le persone a bordo sono state portate sulla nave libica, su un canale radio aperto Frontex ha annunciato: “operazione completata, direzione nord”.

Le persone a bordo della motovedetta sono state poi riportate in Libia, dove è risaputo che affrontano torture, morte e gravi violazioni dei diritti umani.

Un’intercettazione illegale – coordinata e finanziata dall’UE.

Per quasi 4 anni, gli equipaggi dei nostri aerei Moonbird e Seabird sono stati testimoni di episodi come questo. Gli altri casi che coinvolgono Frontex nei respingimenti illegali in Libia sono nel nostro ultimo report: https://sea-watch.org/en/frontex_crimes/  comunicato

 

 

Processo #gregoretti: al peggio non c’è fine – comunicato

Una decisione inquietante sul caso Gregoretti che mette in crisi lo Stato di diritto perché afferma che esiste un area di discrezionalità politica, esercitata in questo caso limitando la libertà personale per ottenere la redistribuzione in Europa, sottratta a qualsiasi controllo giurisdizionale.

A Catania, sul processo Gregoretti, con la complicità della Procura, questo tentativo sembra riuscito, ignorando così quello che afferma la Corte di Cassazione sulla differenza tra giudizio politico, rimesso al Parlamento e giudizio tecnico di competenza della magistratura. Il processo Gregoretti non può essere assimilato al processo Open Arms, perché la Gregoretti era una nave militare, territorio dello Stato , alla quale non poteva applicarsi il divieto di sbarco sulla base del decreto sicurezza bis n.53 del 2019. I naufraghi non potevano certo essere sbarcati a Malta o in Spagna. Il trattenimento su quella nave era identico a quello che si sarebbe potuto verificare in una caserma di polizia italiana.

Come se oggi si fosse dichiarata la inapplicabilità dell’art. 13 della Costituzione italiana che stabilisce il principio di legalità e la riserva di giurisdizione in favore di tutte le persone private della libertà’ personale. Oggi tocca ai migranti ostaggio di una trattativa politica con l’Unione Europea, domani potrebbe toccare a qualsiasi cittadino italiano vittima di una “scelta politica” di un ministro dell’interno.

In merito al protrarsi del boicottaggio dei soccorsi in mare ed alla criminalizzazione delle Ong delle navi umanitarie facciamo appello a tutte le realtà solidali siciliane ed a livello europeo a potenziare il sostegno sociale all’apertura dei porti all’accoglienza delle e dei migranti, a impedire i respingimenti in Libia e Tunisia, a monitorare il processo Salvini/Open Arms a Palermo (prossima udienza il 15 settembre), affinché non si ripetano indebite limitazioni della libertà personale per finalità di trattativa politica e per odiose strumentalizzazioni elettorali .

Non in nostro nome, Noi vi accusiamo!

ADIF – Associazione Diritti e Frontiere LasciateCIEntrare Rete Antirazzista Catanese Accoglienza ControVento CarovaneMigranti

 

 

Presentazione “Manifesto della cura” del #CollettivoFemministaFuorimercato

Di cosa parliamo quando parliamo di cura? Cosa vuol dire avere cura degli altri? E chi sono questi altri? Come fare in modo che prendersi cura degli altri non sia solo un’attitudine individuale ma un imperativo etico e una responsabilità politica?  –  dalla prefazione di Sara R. Farris

Martedì 25 ore 18:30 – Partinico Solidale fra i promotori

Come si fa in un sistema neoliberista dove la cura viene vista come qualcosa di individuale e da privatizzare a rirenderla politica e collettiva? The Care Collective individua quattro pilastri che permetterebbero di dare vita a una comunità di cura: lo spazio pubblico, il mutuo soccorso, la condivisione di risorse e la democrazia di prossimità.

Come rete Fuorimercato sentiamo questi punti alla base delle nostre pratiche e degli interventi che in questi anni abbiamo costruito in diverse zone d’Italia, prima e durante la #pandemia.

Discuteremo, a partire dal “Manifesto della cura”, di #mutualismo e pratiche fuorimercato, dell’interconnessione che esiste, e di cui anche il testo parla, fra la cura delle persone e la cura dell’ambiente, a partire dalle esperienze e dai movimenti che attraversiamo.

Evento online \ Pagina FB di Fuorimercato  info –  PartinicoSolidale  ·

Fuorimercato rete nazionale Bread&Roses spazio di mutuo soccorso PuntoComune Partinico Solidale Contadinazioni Ri-Make FuoriMercato Biella Salute Fuorimercato Edizioni Alegre

 

 

Regressione Ecologica: Eni, Trivelle e Bioraffinerie

Giovedì 20 ore17.00 – LabAut \ biblioteca autogestita, viale delle Scienze (di fronte edificio 19)

All’interno del Recovery Plan verranno indicati i capitoli di spesa dell’enorme massa di fondi del Next Generation Europe che arriveranno all’Italia. Dei 221,5 complessivi, 57 miliardi di euro sono destinati alla transizione energetica, alla rivoluzione ecologica che dovrebbe condurre il paese verso l’abbandono delle fonti energetiche fossili.

L’Italia ha addirittura istituito un Ministero ad hoc, quello per la transizione ecologica.

Il gioiellino del cambiamento del Governo Draghi, dovrà portare avanti la Rivoluzione verde.

I presupposti ci sono. Il nome pure. Peccato, però, che la prima (e unica) azione concreta del neonato Ministero sia stata l’autorizzazione di 20 nuovi pozzi, che erano bloccati da anni in attesa delle VIA. Le Valutazioni di Impatto Ambientale hanno autorizzato nuove trivellazioni per sfruttare i giacimenti nazionali di gas fossile e petrolio. Dei 20 progetti, uno interessa la Sicilia, nella costa tra Licata e Gela. Un progetto di trivellazioni presentato da Eni.

Quella del Ministero sarà davvero una transizione ecologica? O Cingolani finirà per gestire gli enormi flussi di denaro destinati alla riconversione green, che di green avrà veramente poco?

Non si tratta di domande da poco, visto che in ballo c’è il futuro nostro e dei nostri territori.

Siamo sicuri di voler assecondare un modello di sviluppo che alle nostre latitudini ha sempre prodotto sfruttamento e devastazione; o è forse il momento di fermarlo per trovare nuovi modelli che mettano al centro la salute dell’ambiente e degli abitanti?

Ne parliamo con: Salvo Torre, docente presso l’Università degli Studi di Catania; Renato Chemello, docente presso l’Università degli Studi di Palermo; Marco Castrogiovanni, Comitato NoTriv Licata

L’iniziativa vuole essere un momento di confronto su temi di estrema attualità che ci riguardano tutte e tutti. Sarà in presenza, all’università, per tornare a vivere i nostri spazi e riempirli di contenuti autotutelandoci. Il dibattito si svolgerà all’aperto e nel rispetto di tutte le disposizioni sanitarie. info

 

 

Sciopero USB-Sanità NoG20Salute – Manifestazione Regionale

Palermo, venerdì 21 ore 10:00  Piazza Indipendenza (Presidenza Regione Siciliana) – nota sindacale
Il 21 maggio si terrà a Roma il Global Health Summit, il vertice tra i ministri dei venti paesi più industrializzati, che metterà al centro il tema della salute.
Questo appuntamento assume un significato particolare in questa fase storica segnata dalla pandemia e dal dramma socio-sanitario causato dal Covid 19. L’ultimo anno e mezzo ha visto le nostre società travolte dall’emergenza continua, con i sistemi sanitari nazionali che sono entrati in crisi dopo anni di tagli indiscriminati, ed il personale sanitario che si è trovato a resistere all’ondata pandemica con pochi mezzi e, spesso, rimettendoci la vita.

Le politiche dell’Unione Europea sono state – quasi tutte – caratterizzate da privatizzazioni, tagli e aziendalizzazioni dei sistemi pubblici, con la conseguenza di rendere ingestibile l’emergenza Covid e restituirci un conto altissimo in termini di vite umane perse. Lo smantellamento progressivo della medicina di base, della sanità territoriale e di prossimità, il depotenziamento delle strutture sanitarie pubbliche, i massicci contributi pubblici alla sanità privata sono, così, drammaticamente ritornati al centro del dibattito politico, senza concretizzarsi, però, in interventi efficaci. Basti pensare al caso italiano. Sui famosi 248miliardi del Recovery Fund, si prevedeva di destinarne circa 65 proprio al rilancio della sanità del Paese. Nella versione finale del PNRR, però, i fondi diventano appena 20miliardi, cifra assolutamente insufficiente al rilancio di una vera sanità pubblica in Italia.

Gli interventi immediati da fare sarebbero moltissimi: rilanciare un piano immediato di istituzione di presidi sanitari territoriali diffusi nei territori, dai grandi ai piccoli centri; riammodernare le deficitarie strutture esistenti; sul fronte del personale sanitario, è necessaria l’immissione in massa di medici ed infermieri negli organici del Servizio Sanitario Nazionale.
Nella lotta quotidiana al Covid abbiamo dovuto osservare impotenti le difficoltà determinate dalla scarsità degli organici degli ospedali a cui, cinicamente, le aziende ospedaliere provavano a far fronte attraverso contratti precari, a termine, o collaborazioni con lavorat* formalmente autonom*.
Il G20 non è altro che l’ennesima inutile passerella, facendosi nuovamente portatore di un’idea malsana che lega il diritto alla salute al profitto aziendale, come se sulla salute delle persone si possa speculare come in una normale azienda privata. Logiche, queste, che conducono sempre allo stesso risultato: il taglio delle spese per “far quadrare i conti”. Lo abbiamo visto con mascherine, camici e dispositivi di protezione individuale, considerati spese inutili; ma anche nei salari inadeguati del personale medico ed infermieristico, nella logica delle esternalizzazioni dei servizi (vedi quelli della sanificazione e pulizia degli ospedali) che da un lato “alleggeriscono” i bilanci delle aziende ospedaliere, dall’altro aggravano i costi complessivi della sanità e precarizzano i lavoratori e le lavoratrici del settore.

La sanità (italiana ma non solo) è allo sbando. La pandemia sembra non aver insegnato niente a chi ci governa, troppo impegnato a lucrare profitti sul nostro diritto alla salute. Non è un caso che, dietro la gestione delle aziende ospedaliere, delle regioni e delle burocrazie si scoprano di continuo scandali – non ultima la Regione Sicilia – e corruzione.

Per queste ragioni l’Unione sindacale di Base ha convocato per venerdì 21 maggio uno sciopero di tutto il comparto sanità (pubblico, privato, in appalto) per protestare contro un vertice che puzza di passerella e di farsa.

SANITÀ E SALUTE SONO DIRITTI DI TUTT*, NON OCCASIONI DI PROFITTO PER POCHE TASCHE E PASSERELLE – info

 

 

Appello NoG20Catania – Assemblea cittadina a Palermo

venerdì 21 ore 17:00 – Piazza Magione

Il 22 e 23 giugno 2021 la città di Catania ospiterà la Riunione interministeriale su “Lavoro e Istruzione” nell’ambito del G20, il foro internazionale che riunisce le principali economie mondiali (Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Italia, Messico, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, Sud Africa, Turchia, Unione Europea). Nonostante questi paesi generino l’80% del PIL del pianeta e il 75% del commercio globale, essi rappresentano solo il 60% della popolazione mondiale. Inoltre il G20 è precluso a paesi che ospitano immense risorse naturali e strategiche, saccheggiate da tempo immemorabile dalle transnazionali e dalle potenze internazionali.
Si tratta di un appuntamento tra i più importanti di questo ciclo di meeting internazionali sotto la presidenza italiana, perché affronta il nodo centrale dell’istruzione, su cui il nostro paese, negli ultimi decenni, invece di investire ha tagliato, rendendo la scuola sempre più escludente e – in linea a quanto ormai avviene a livello globale – ha sottomesso i sistemi educativi e l’università alle esigenze e agli interessi delle imprese e delle classi dominanti, imponendo false “rivoluzioni” (vedi digitalizzazione o green economy) che accrescono i profitti di queste ultime e, contestualmente, le disuguaglianze sociale, le precarietà, l’autoritarismo e i dispositivi di controllo, lo sfruttamento e le flessibilità nel mondo dei lavoratori. Tutto il contrario cioè del ruolo emancipatorio e critico che la lotta per l’istruzione pubblica e democratica per tutte e tutti ha rappresentato per i movimenti e per le forze democratiche negli ultimi 60 anni. La sfida che tutti i soggetti (giovanili, politici, sindacali e di movimento, ma anche le famiglie e l’intera società) sono chiamati a cogliere nelle date di mobilitazione del 22 e 23 giugno, a Catania.

Per dar voce a chi non ha diritto di rappresentanza nei fori mondiali e continua a credere che un altro mondo è possibile difendendo i territori dal saccheggio e dall’espropriazione delle élite che governano il pianeta;
per continuare a lottare qui in Sicilia per il diritto all’istruzione e al lavoro per tutte e tutti, per un’economia equa e sostenibile, per la promozione dei diritti sociali e di una scuola pubblica realmente democratica e partecipata, per la pace e il disarmo, contro le infiltrazioni criminali e in difesa dei diritti delle sorelle e fratelli migranti;
per rivendicare il rispetto dei diritti democratici e costituzionali, contro ogni deriva tecnocratica e oligarchica;
invitiamo tutte le realtà e i soggetti che in questi anni si sono battuti: contro i processi di privatizzazione del sistema sanitario, della scuola e del sapere, gli operatori della salute, studenti, lavoratori della scuola e genitori per un sapere critico e per una scuola inclusiva che rispetti i tempi e i bisogni di alunne e alunni; contro l’attacco costante al mondo del lavoro, contro il MUOS e le grandi opere nell’Isola (il Ponte sullo Stretto ecc.), i crimini socio ambientali che hanno investito i territori (le megadiscariche di rifiuti, i poli chimici e petroliferi inquinanti, i depositi di scorie nucleari, le trivellazioni in terra e mare aperto), le politiche economiche neoliberiste e i loro effetti in termini di perdita di diritti e precarietà; tutte e tutti coloro che hanno manifestato contro il razzismo a difesa dei diritti dei migranti, a promuovere una grande manifestazione di protesta nei giorni in cui saranno presenti in Sicilia i ministri del lavoro e dell’istruzione del G20. info

 

 

Manifestazione – Palermo con la Palestina che resiste e lotta

sabato 22 ore 16:00 – appuntamento in piazza Verdi (Teatro Massimo): mobilitazione a fianco della Palestina 

Da diverse settimane il popolo palestinese è sotto attacco da parte dell’esercito e dello Stato israeliano. Il pretesto stavolta risale al 16 febbraio 2021, quando la Corte distrettuale di Gerusalemme decide che quattro famiglie palestinesi residenti nel quartiere di Sheikh Jarrah (Gerusalemme Est) devono lasciare le proprie case a favore dell’ingresso di coloni israeliani. Questi ne rivendicano il possesso in base a una legge israeliana secondo cui gli israeliani possono rivendicare i terreni di presunta appartenenza dei loro avi. Un pretesto utilizzato già in moltissimi casi di esproprio di terreni ai danni di famiglie palestinesi, che in questo caso ha come obbiettivo la tanto desiderata de-arabizzazione di Gerusalemme Est.

Le famiglie palestinesi si sono appellate alla Corte suprema israeliana e, dopo alcuni momenti di tensione, l’udienza è stata inizialmente rimandata al 10 maggio. In questa data si festeggia la «Giornata di Gerusalemme», con la quale Israele celebra la «riunificazione» della città – avvenuta nel giugno del 1967 con l’occupazione militare della zona araba. Dall’inizio della vicenda, la violenza degli israeliani nei confronti del popolo palestinese si è intensificata, riaccendendo il conflitto tra le due parti.

Dal 2 maggio gli abitanti di Sheikh Jarrah sono assediati da soldati e coloni. Sebbene l’udienza sia stata spostata a data da destinarsi, i palestinesi continuano a riversarsi nelle piazze di tante città arabe per solidarizzare con gli abitanti del quartiere di Sheikh Jarrah. Se da un lato, Israele ha intensificato gli abusi, le irruzioni nelle abitazioni, i raid aerei e le violenze che è solita portare avanti, dall’altro i palestinesi hanno opposto strenua resistenza, dimostrando di non essere disposti a cedere terreno. Perché è proprio sul campo del “terreno”, nel senso più letterale del termine, che si gioca lo scontro tra l’imperialismo israeliano e la resistenza palestinese. Ogni casa, ogni quartiere e ogni città, da Gaza alla Cisgiordania, sono presidio di un popolo che continua a lottare per la sua autodeterminazione.

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