Si è tenuto ieri, 13 giugno, presso l’Università degli Studi di Palermo, il convegno “Morti e sparizioni di frontiera: tra Memoria e Oblio” [organizzato dall’associazione Mem.Med. Memoria Mediterranea, con la collaborazione di altri collettivi, ndr].
Un momento, non solo un evento, che attraverso i corpi, la presenza, la voce e la lotta plurale e coraggiosa delle famiglie ha raccolto le istanze di madri, sorelle, fratelli e intere comunità per la verità e la giustizia.

Con le proprie istanze, la pretesa di essere ascoltate, la testimonianza delle storie di vita e dell’esperienza di lutto e ricerca delle persone care scomparse, gli interventi tecnici presentati, hanno rappresentato un importantissimo incontro e dialogo di impatto politico ed emotivo tra le madri tunisine, le sorelle guineane, le ivoriane, le sorelle di chi ha è stato ucciso dentro un CPR come Ousmane Sylla, le famiglie afghane di chi è stato fatto morire nella strage di Cutro, con le autorità competenti, con esperti in materia di identificazione e ricerca delle persone in mare, per esigere di essere ascoltate, di essere supportate in quella estenuante ricerca.

L’aula che ha ospitato l’incontro si è trasformata in uno spazio vivo di memoria e resistenza: fotografie, striscioni, corpi e voci hanno dato forma e sostanza a un’assenza che chiede riconoscimento. Le donne presenti, portatrici di una testimonianza diretta e dolorosa, hanno denunciato l’oblio istituzionale e il silenzio che circonda le morti di frontiera, trasformando il proprio dolore in una rivendicazione collettiva di giustizia trasformativa.

Non un semplice evento, ma un momento corale, forte e coraggioso, in cui è emersa con chiarezza l’urgenza di dare risposte concrete alle famiglie, di costruire meccanismi trasparenti di identificazione e restituzione dei corpi, di garantire il diritto alla verità per tutte e tutti. Le istanze avanzate dai familiari non sono solo personali, ma politiche: una voce plurale che rompe il silenzio e si oppone alla disumanizzazione delle frontiere, all’oblio in cui le famiglie restano senza la possibilità di ottenere risposte e un visto per venire fisicamente a cercare i propri figli.

L’incontro ha posto l’accento sull’importanza della memoria come atto di resistenza e sulla necessità di un impegno condiviso – istituzionale, accademico, civile – affinché nessuna persona scomparsa resti senza nome, e nessuna famiglia senza risposte.

Un Grazie potente alle familiari:
Jalila Taamallah, Hajer Ayachi, Samia Jabloun, Awatef Daoudi, Kmar Zwebi, Mariama
Sylla, Adama Barry, Aminata Mboye, Bintou Toure, Waf o Leandry Soho, Rahman Farazi,
Fatoumata Balde, Laila Temori, Farzaneh Maleki, Asif Jafari, Oumaima Mrouki, Zahra
Barati, Masuomeh Jafari Mohammadi, Shahid Khan, Rafi Abassi, Duaa Alhlou, Nourhene
Khenissi

Ringraziamo anche Filippo Furri, Giorgia Mirto, Chiara D.Viola, CLEDU Dottorato di ricerca in Migrazioni Differenze Giustizia Sociale,  Maldusa, Fac_research, FreeFemmes, Ragazzi Bayefall a Palermo, @coves Watch The Med – Alarm Phone Mediterranean hope Sea -Watch EuroMed Rights, LasciateCIEntrare, Comitato verità e giustizia per Wissem Ben Abdel Latif,
Free Maysoon Majidi,  Borderline Eu
Severine Sajous per le foto

il tavolo delle testimonianze
ancora il tavolo
il pubblico
un gruppo di lavoro
circle time

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