Il verde urbano, con particolare riferimento ai parchi pubblici, rappresenta un patrimonio strategico per i Comuni italiani, non solo quale elemento accessorio, ma come risorsa essenziale per il benessere della collettività. Eppure, la gestione e la valorizzazione del patrimonio verde continuano a non essere al centro delle politiche di sostenibilità di molti Comuni e a non rappresentare una priorità, unitamente alla tutela dell’ambiente, alla lotta ai cambiamenti climatici e alla riduzione del consumo di suolo.

Riportare la natura nella nostra vita: così recita la Strategia europea per la Biodiversità al 2030. E poiché la vita di milioni e milioni di cittadini si concentra nelle città e nei contesti sempre più antropizzati dei nostri territori, è dalle città che bisogna ripartire per invertire la tendenza al progressivo degrado degli ecosistemi, inclusi quelli urbani.

L’ISPRA da tempo sottolinea l’importanza della pianificazione strategica del verde da parte dei Comuni finalizzata alla costruzione di un sistema organico di infrastrutture verdi e blu nelle città in grado di agevolare il raggiungimento degli obiettivi nazionali in materia di qualità ambientale, giustizia climatica e sociale. Di recente con la nuova pubblicazione “I Piani comunali del verde: strumenti per riportare la natura nella nostra vita?” – promossa e curata dalla Sezione Aree urbane – l’ISPRA spinge le nostre città a riflettere su uno strumento di pianificazione ancora poco diffuso in Italia – il Piano comunale del verde – con l’obiettivo di comprenderne contenuti, strategie e potenziale trasformativo per territori più sani, inclusivi e resilienti. L’approssimarsi della Giornata mondiale della terra, che ricorrerà il prossimo 22 aprile, è un’occasione per tornare a porre l’attenzione su questi temi e per sensibilizzare i Comuni a considerare tra le priorità dell’agenda urbana la qualità del verde.

I Piani sono strumenti cruciali per lo sviluppo urbano sostenibile. Un loro aspetto centrale è la co-creazione, attraverso cui coinvolgere i vari portatori di interesse nel definire strategie adatte alla realtà specifica delle varie città. I Piani del verde offrono importanti benefici: promuovono la collaborazione tra dipartimenti e settori diversi e favoriscono l’implementazione di soluzioni nature-based, supportando le città a identificare opportunità e a lavorare in maniera coesa; creano le basi per approcci unitari per decisioni strategiche con cui definire una roadmap di sviluppo di lungo termine e sono strumenti dinamici, in grado di adattarsi ai mutevoli bisogni urbani, che rendono le città in grado di darsi obiettivi ambiziosi, allineando le azioni locali con gli obiettivi globali di sostenibilità, e contribuendo alla resilienza a diverse scale geografiche.

Il Piano del verde è considerato anche dai Criteri Ambientali Minimi per il verde urbano, approvati con il DM 10 marzo 2020 del Ministero dell’Ambiente, quale “strumento necessario integrativo della pianificazione urbanistica generale, che stabilisce, in base alle priorità determinate dalle esigenze del territorio, gli obiettivi previsti in termini di miglioramento dei servizi ecosistemici, gli interventi di sviluppo e valorizzazione del verde urbano e periurbano a lungo termine, le risorse economiche da impegnare e le modalità di monitoraggio degli obiettivi raggiunti (previsti dal Piano stesso) e di coinvolgimento delle comunità locali”.

Si tratta di un documento in cui i sistemi verdi diventano il perno di una nuova concezione dello sviluppo urbano che – attraverso il concetto dei servizi ecosistemici – è in grado di coniugare la tutela della biodiversità con la promozione della salute e del benessere, la rigenerazione urbana con il contrasto ai cambiamenti climatici, la tutela del paesaggio e la riduzione del consumo di suolo con la qualità della vita e la giustizia sociale; tutto in un’ottica win-win con benefici sia per l’ambiente che per le persone.

Lo studio promosso e curato dall’ISPRA con i contributi di ANCI, ICLEI e Paolo Pileri, si concentra su 10 Piani del verde approvati dai Comuni italiani a partire dal 2020: Torino, Vercelli, Bolzano, Padova, Rovigo, Parma, Bologna, Forlì, Livorno, Avellino, in cui vivono oltre 2 milioni di persone e ci racconta una nuova visione di città che coniuga capitale naturale e patrimonio verde e blu con i temi chiave della sostenibilità urbana, attraverso strategie volte a combinare l’incremento del verde pubblico con la giustizia ambientale o la riduzione del consumo di suolo con l’adattamento ai cambiamenti climatici.

Qualche esempio: a Padova un parcheggio è stato trasformato in rain garden per restituire permeabilità al suolo e consentire l’infiltrazione naturale delle acque meteoriche; a Vercelli si punta a nuovi 10 km di parco fluviale e ad Avellino si propone la gestione differenziata del verde per ridurre i costi e favorire la biodiversità.

Il documento dà conto anche delle altre città italiane che hanno avviato il percorso di redazione di un Piano del verde, a conferma dell’attenzione crescente verso questi temi da parte delle amministrazioni locali, anche grazie alla cornice normativa e strategica che si è andata costruendo in questi ultimi dieci anni fuori e dentro il nostro Paese, ma le sfide rimangono.

Il Quaderno ISPRA fornisce suggerimenti utili per superare le criticità, fungere da volano per promuovere nuove attività di studio e di ricerca interdisciplinari e da incentivo affinché il Piano del verde diventi, nei prossimi anni, prassi pianificatoria consolidata e sempre più diffusa tra le amministrazioni locali del nostro Paese.

Qui per scaricare la pubblicazione: https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/quaderni/ambiente-e-societa/i-piani-comunali-del-verde-strumenti-per-riportare-la-natura-nella-nostra-vita.