Ieri mattina il Coordinamento cittadino Bologna per la Palestina ha tenuto un presidio davanti alla sede della multinazionale americana L3Harris Calzoni a Bargellino di Calderara. L’iniziativa si inserisce all’interno delle giornate d’azione internazionali contro le esportazioni di armi destinate a Israele, previste per il 7 e l’8 febbraio.
Il Coordinamento, che riunisce oltre 40 associazioni e gruppi attivi sul territorio, denuncia il ruolo delle industrie belliche italiane ed europee nel supportare il conflitto in corso, rifornendo Israele di armamenti utilizzati in operazioni militari che hanno già causato migliaia di vittime civili. L3Harris Calzoni, in particolare, è uno degli operatori più attivi nel settore della difesa, con esportazioni di materiali bellici destinate anche a Israele.
Il coinvolgimento della L3Harris Calzoni è documentato nella relazione annuale prevista dalla Legge 185/90, che disciplina l’esportazione, l’importazione e il transito di materiali d’armamento. In particolare, nel 2023 L3Harris Calzoni ha ottenuto 79 autorizzazioni all’esportazione per un valore complessivo di oltre 77 milioni di euro. Tra i sistemi esportati in Israele figurano componenti per sommergibili, equipaggiamenti tecnologici per lo sviluppo e l’utilizzo di armamenti, nonché ricambi per il sistema di movimentazione armamenti modello THS destinati a navi da guerra.
In particolare, la relazione evidenzia due esportazioni dirette verso Israele: una da oltre 2,1 milioni di euro e un’altra da quasi 2,8 milioni di euro.
Dati che, sottolinea il coordinamento, mostrano come l’industria bellica italiana continui a fornire armamenti nonostante le numerose denunce da parte di organizzazioni internazionali per i crimini di guerra commessi nei territori palestinesi.
«Noi siamo complici in questa guerra – osserva ai nostri microfoni Raffaele Spiga del Coordinamento Bologna per la Palestina – perché le guerre cominciano da qua. Se Israele non avesse una fornitura continua di armi non potrebbe portare avanti i crimini di guerra di cui è accusato».
L3Harris Calzoni, tuttavia, non è l’unica azienda dell’Emilia-Romagna coinvolta nella fornitura di armamenti a Israele. Un’inchiesta pubblicata il 29 gennaio dal sito Atlante Guerra ha rivelato come diverse aziende della nostra regione partecipino al commercio di armi con il paese mediorientale.
Il Coordinamento cittadino Bologna per la Palestina sottolinea che il coinvolgimento del comparto industriale italiano nella guerra in corso rappresenta una grave responsabilità politica ed economica. E chiede un embargo militare immediato nei confronti di Israele, affinché cessi ogni collaborazione bellica con un governo sotto processo internazionale per il crimine di genocidio.