Riceviamo e pubblichiamo la nota politica del segretario cittadino di Rifondazione Comunista Palermo, Ramon La Torre, in merito all’approvazione del PAV da parte del consiglio palermitano                                                                          

Il 16 maggio 2023 il consiglio comunale di Palermo ha approvato il Piano di Alienazione/Valorizzazione degli immobili pubblici come atto propedeutico al bilancio di previsione. Questo atto è stato trattato come un mero strumento che deve generare cassa e in effetti determina un trasferimento sostanziale di molti immobili dalla proprietà pubblica a quella privata. Tuttavia, Palermo è una città in piena emergenze sociali e con forti deficienze strutturali. Il piano delle alienazioni, prima che uno strumento contabile, dovrebbe essere uno strumento di pianificazione sociale attraverso il quale la comunità si interroga su come, dove, quando impiegare il proprio patrimonio per dare risposte ai propri disagi e alle proprie esigenze.

La mancanza di alloggi, scuole senza aule, piani di reinserimento sociale, quartieri senza servizi, ma anche politiche di micro imprenditoria giovanile e di genere, politiche di rigenerazione ambientale e molto altro non possono che partire dal ragionare sul patrimonio che si ha. Il piano delle alienazioni dovrebbe essere preceduto da una programmazione di tipo generale.

Queste nostre riflessioni si sono incrociate con le grandi competenze e sensibilità della comunità di opendatasicilia, che ha coperto una grave deficienza della pubblica amministrazione e cioè quella di non riuscire a mettere a disposizione di diversi saperi il piano di alienazione in modo che questo possa essere letto secondo paradigmi diversi da quelli contabili ovvero, divenire strumento di riflessioni non disgiunto dal territorio, dai quartieri, dalle sofferenze dei quartieri stessi.

Il comune di Palermo è alle prese con il piano di riequilibrio, ma conciliare le politiche di riassetto economico con quanto appena descritto è uno sforzo che va agito per onore di verità. In questi ultimi venti anni siamo stati gravati da restrizioni in termini di spesa e di ricambio di personale derivanti dalle norme sul patto di stabilità e pareggio di bilancio, questa situazione ha determinato un impoverimento sopratutto strutturale degli stessi enti locali che si è riversato sulla capacità di gestione e programmazione. Meno servizi, meno manutenzione, meno personale.

Tutto ciò perché gli enti locali sono stati ritenuti i primi responsabili del debito pubblico e le direttive europee imponevano il contenimento dello stesso debito. Eppure i debiti di tutti gli enti locali in relazione al debito pubblico incidono per appena il 4% circa, i comuni solo per 1,2%, (fonti Istat e Banca d’Italia). Insomma, i comuni sono stati messi nelle condizioni di fallire per dare l’ultimo assalto al patrimonio pubblico sia in termini di privatizzazione dei servizi come anche di acquisizione del patrimonio.

Ormai giochiamo a carte scoperte. Rifondazione Comunista già contraria a i trattati di Maastricht perché consapevole delle conseguenze di quelle politiche, è oggi tra i promotori della campagna Riprendiamoci il Comune, due proposte di legge di iniziativa popolare che potrebbero rideterminare le regole di redazione dei bilanci comunale e il riposizionamento di Cassa depositi e Prestiti come istituto bancario a capitale pubblico in grado di finanziare gli enti locali a tassi agevolati com’era un tempo.

Adesso però è importante agire anche localmente per frenare una tendenza disastrosa, occorre riportare al centro la necessità di una panificazione generale, Occorre che l’amministrazione attiva faccia riemergere il nuovo Piano Regolatore Generale, escluso dall’ordine del giorno del consiglio comunale insediatosi nel 2022. Non si tratta di avviare un processo ma di riprenderne uno che era al suo compimento. Il piano regolatore è stato sequestrato dall’amministrazione attiva con fantasiose motivazioni e sottratto all’organo sovrano che è il consiglio comunale.

Il piano regolatore generale approdò all’ordine del giorno del consiglio comunale dopo un iter durato quasi dieci anni, due pronunciamenti del consiglio comunale in merito alle linee guida e allo schema di massima, pareri, studi e consulenze esterne. L’unica cosa certa al momento è il danno erariale. Ciò che c’è da fare è molto semplice, il piano va discusso, dov’è mancante si emenda e dove va bene si approva. L’assenza di ogni altra soluzione ad un anno dal giuramento della giunta è già un fallimento politico.

Ramon La Torre