“Quando si tratta di guerra, pare che non ci sia più niente di criminale: tutto viene verbalmente giustificato dalla necessità della guerra. La scusa di evitarla tenta di giustificare la preparazione; la vittoria da raggiungersi a ogni costo fa lecito l’illecito. Mai come in tempo di guerra e per la guerra Macchiavelli fa scuola. Se qualcuno protesta, protesta contro la parte avversaria, la quale ha il torto di fare ciò che tutti fanno. Quindi, più che una revisione di mezzi, o un controllo sugli armamenti ( cioè che uccide, fosse anche un sasso, è sempre un mezzo cattivo) s’impone il controllo di noi stessi.

Siamo così poco sicuri di volere veramente la pace, che ci riteniamo offesi appena uno osa guardare dietro le nostre parole. Proposte e controproposte di disarmo si rincorrono da anni, ma neppure l’uovo del controllo viene fuori, poiché a Washington, a Londra, a Mosca, a Parigi, son tutte galline senza uova. Per queste vie, per colmo d’ironia si chiamano concrete (per certa gente, la concretezza è lo svenarsi nel riarmo prima e nei campi di battaglia poi), non si fa molto cammino per la pace”.

Aiuto! Quantomai attuali  queste parole scritte quasi 70 anni fa, da Primo Mazzolari, nel suo libro “Tu non uccidere”.

Innumerevoli le guerre e le occupazioni in tante parti del mondo e trattate in modi assolutamente diversi. Esempio lampante è il caso della Palestina da 70 anni sotto occupazione nel silenzio delle istituzioni internazionali che garantiscono totale impunità ad Israele. Oppure, in tanti conflitti armati provocati dalle grandi potenze per la ricerca dell’ egemonia economica e militare.  Da più di un anno, anche l’invasione dell’Ucraina, con tutto il cumulo di dolore e di distruzione che porta con sé. Si potrà dire che si tratta di situazioni diverse non paragonabili. È vero, ma in comune tutti i contesti di guerra e di occupazione hanno che non portano mai alla vittoria della pace e della giustizia. Le guerre hanno dentro di sé il germe della menzogna, della propaganda, della falsificazione della realtà. A torti e violenza subita da una parte, la guerra aggiunge ancora più torti e violenza che pagano tutte le parti in conflitto.

Ci sono alternative?

Intanto, ci sono gli spazi e i modi per esprimere il nostro rifiuto dell’orrore delle guerre.

Per esempio solo a Torino, siamo al 56 esimo presidio contro la guerra. Da un anno ogni sabato, il coordinamento AGITE con tenacia e perseveranza, offre ai cittadini la possibilità di scendere in una piazza e manifestare per il cessate il fuoco in Ucraina e per chiedere pace e giustizia in molti altri contesti. Il 5 novembre scorso, c’e’ stata una partecipata manifestazione a Roma. È sufficiente? No certo, ma se non ci fossero queste iniziative saremmo ancora più’ poveri.

E poi, La Rete Italiana Pace e Disarmo di cui facciamo parte come Centro Studi Sereno e MIR- Movimento Nonviolento, organizza e rilancia, con competenza e puntualità, campagne per il disarmo in generale e quello nucleare in particolare. La rete promuove ancora,  la campagna “Un’altra difesa è possibile”,  una difesa civile non armata e nonviolenta, che si e’ tradotta in una Legge portata in Parlamento  che prevede ora, una nuova raccolta di firme per darle ancora più forza. Si diceva tempo fa, “se vuoi la pace prepara la pace”. La pace deve essere organizzata, finanziata, deve essere una scelta dei cittadini che la chiedono con determinazione ai governi.. Esistono modi di difendersi da invasioni e occupazioni che sono di resistenza civile non armata e di non collaborazione. Facile? No certo, ma ci sono stati e ci sono, tanti piccoli e grandi esempi in tante parti del mondo.

E infine, per tornare all’Ucraina e alla Russia la rete Stopthewarnow in questo anno ha cercato di dare voce all’attivismo per la pace ucraino e russo, ha fatto conoscere obiettori di coscienza dei due paesi, ha portato sostegni umanitari e vicinanza alla popolazione ucraina.

Stopthewarnow è una rete di circa 150 organizzazioni,  impegnate nel fermare la guerra e costruire la pace attraverso azioni di nonviolenza. Si realizzano azioni risolutive? No, ma come espresso nel manifesto della quinta carovana, che si svolgerà dal 30 marzo al 4 aprile  ” semplicemente chiediamo di non contribuire a infliggere altro dolore. I risultati di chi ha scelto la via dell’uso della forza sono sotto gli occhi di tutti e nelle lacrime delle vittime. Noi non ci rassegniamo alla guerra e vogliamo continuare a dirlo con la nostra presenza”.

Con la quinta carovana saremo diretti ad Odessa, a Mykolaiv dove c’è una presenza costante di volontari di Operazione Colomba, e a Cherson.

Chi volesse, può  contribuire alle diverse esigenze tramite il sito di Stopthewarnow in cui si raccolgono fondi per i dissalatori e portare così acqua potabile oppure, facendo un bonifico all’Iban ; IT04X0306909606100000008036 intestato a: Comunità Papa Giovani XXXIII. Causale: Generatori di corrente.

Alla furia bellicista che sembra prevalere in questo nostro tempo, risponde bene questa frase di Arundhati Roy, scrittrice ed attivista indiana per la giustizia e il riscatto delle minoranze, “il sistema collasserà se ci rifiutiamo di comprare quello che ci vogliono vendere, le loro idee, la loro versione della storia, le loro guerre, le loro armi, la loro nozione di inevitabilità.

Ricordatevi di questo: noi siamo molto e loro sono pochi. Hanno bisogno di noi più’ di quanto noi ne abbiamo di loro. Un altro mondo, non solo e’ possibile, ma sta arrivando. Nelle giornate calme lo sento respirare.

Gianni D’Elia

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