La chiusura degli impianti in Panarotta quest’anno a causa della crisi energetica non ha fermato i tanti escursionisti e famiglie che ogni settimana hanno raggiunto la montagna per una ciaspolata, una camminata, un’escursione, una tappa nei ristoranti.

“Gli impianti chiusi portano persone che altrimenti non sarebbero mai arrivate qui”, sottolineano gli operatori.

E’ anche per questo che Domenica 12 marzo Extinction Rebellion Trentino, Residenza Artistica Montana, Fridays for Future Trento, Comitato Permanente per la difesa delle acque e Associazione Gas hanno manifestato in Panarotta, un luogo dove stanno avvenendo importanti valutazioni sul futuro e dove è fondamentale tenere alta l’attenzione in modo che diventi un esempio di conversione positiva per tutta l’Italia.

L’appuntamento era alle ore 09:30 di oggi, 12 Marzo, al parcheggio impianti Panarotta 2000 per poi raggiungere la cima con una facile camminata. Occasione anche per un dialogo itinerante attorno al paesaggio alpino del futuro con il fotografo Giulio Boccardi e la regista Silvia Girardi.

L’iniziativa fa parte di una mobilitazione nazionale diffusa indetta in tutta Italia da The outdoor manifesto e numerose associazioni, comitati e gruppi spontanei che si occupano di urgenze legate a tematiche ambientali e sociali che impattano le terre alte e si svolgerà in 11 località di 8 regioni italiane. L’obiettivo è quello di sottolineare la necessità di un concreto cambio di paradigma per lo sviluppo delle montagne della penisola in grado di ri-immaginare l’inverno slegandolo dalla monocultura impiantistica e dello sci da discesa.

L’uscitaè stata l’occasione anche per discutere del nuovo report “Nevediversa 2023” presentato da Legambiente lo scorso 7 marzo, il cui tema centrale è il “turismo invernale nell’era della crisi climatica”. 

Ormai è noto a tutti che a causa dei cambiamenti climatici la neve naturale è diventata sempre più rara ma i comprensori sciistici sono corsi ai ripari investendo (grazie a milioni di fondi pubblici) in impianti di innevamento artificiale.

L’Italia, stando alle ultime stime disponibili, è tra i paesi alpini più dipendenti dalla neve artificiale con il 90% di piste innevate artificialmente, seguita da Austria (70%), Svizzera (50%) e Francia (39%).

I bacini idrici artificiali presenti nelle montagne italiane utilizzati principalmente per l’innevamento artificiale sono ben 142. Il Trentino Alto Adige detiene il primato con 59 invasi, seguito da Lombardia con 17.

Produrre neve artificiale non è una pratica sostenibile e tantomeno di adattamento ai cambiamenti climatici, dato che comporta consistenti consumi di acqua, energia e suolo in territori di grande pregio. Uno degli aspetti più sottovalutati dell’innevamento programmato, infatti, è il consumo di acqua ed energia elettrica. Con un metro cubo di acqua è possibile produrre mediamente 2,5 metri cubi di neve. Per innevare un ettaro di pista con uno strato di fondo alto 30 centimetri servono circa mille metri cubi di acqua, quasi metà dell’acqua contenuta in una piscina olimpionica. Per lo stesso ettaro di pista, inoltre, servono tra i 2.000 e i 7.000 kilowattora. E’ evidente che, vista la gravissima siccità che l’Italia sta vivendo, produrre neve artificiale entrerà sempre più in conflitto con l’agricoltura, gli allevamenti e la produzione di energia idroelettrica.

Ovviamente le varie crisi climatiche, energetiche ed economiche hanno portato nel 2023 ad un aumento sia degli impianti dismessi che hanno raggiunto i 249, ma anche quelli “temporaneamente chiusi” (138) e quelli che sopravvivono solo grazie a forti iniezioni di denaro pubblico (181).

Pensare ad una gestione alternativa del turismo invernale è ormai un obbligo per tutti ma purtroppo in tante località si continua con la stessa logica degli anni ‘70 con una sorta di “accanimento terapeutico”. Anche in Panarotta infatti la Provincia ha già finanziato con 1,4 milioni di euro la costruzione di un bacino artificiale per garantire anche alla Panarotta l’innevamento artificiale. Ha preferito proseguire su una strada su cui la Panarotta non è in grado di competere con le stazioni più affermate. Rischiando così soltanto di prolungare l’agonia della stazione sciistica e le perdite della società pubblica al 100% come accade da anni. I lavori potrebbero cominciare già quest’anno andando a consumare ulteriore suolo prezioso di una montagna già martoriata da Vaia, il bostrico, gli incendi ed edifici abbandonati.

Il report di Legambiente da anche spazio ad una settantina di buone idee, ossia di storie di giovani e meno giovani che hanno deciso di puntare su Alpi e Appennini su sostenibilità e senso di comunità. Storie di valli e territori che hanno deciso di cambiare la propria visione del turismo montano e che vi invitiamo a leggere. Tra queste viene citata anche la Panarotta e Stefano Moltrer, l’ex-sindaco di Palù del Fersina, secondo cui la Panarotta potrebbe diventare la prima montagna del Nord Italia senza seggiovie dedicata in inverno a scialpinismo e ciaspole e al trekking in estate. Un pensiero coraggioso non raccolto per ora dalla politica. Sosteniamo iniziative di attivazione dei cittadini e di pubblico confronto sul futuro della montagna. Con la manifestazione di domenica vogliamo far sentire la voce dei tanti cittadini che sognano un turismo diverso, più sostenibile da tutti i punti di vista, più lento ma non per questo meno attrattivo. 

Extinction Rebellion Trentino, Fridays for Future Trento, Residenza Artistica Montana, Associazione Gas, Comitato Permanente per la Difesa delle acque.

 

Qui si troveranno foto e video della manifestazione

 

Qui i dettagli dell’evento in Panarotta

 

Qui è possibile leggere il report Nevediversa 2023 di Legambiente

 

Qui info sulla mobilitazione nazionale indetta da The outdoor manifesto

 

Qui la storia di un comprensorio in difficoltà in Austria come spunto di riflessione