Il filosofo e ricercatore cognitivo Thomas Metzinger chiede una nuova cultura della consapevolezza.
Più una persona è egoista, più perde il suo vero sé. Più uno agisce in modo altruistico, più è se stesso. Michael Ende.
I passeri lo fischiano dai tetti: un nuovo paradigma è alle porte, un cambiamento di ontologia. La necessità di una trasformazione socio-ecologica si è già diffusa fino agli ambienti governativi, ma c’è tutto un abisso di difficoltà tra i desideri e la realtà: per esempio, l’intera Unione Europea e gli interessi individuali di ciascuno dei suoi membri. Oppure l’interesse di sopravvivenza di ogni azienda strutturata in modo capitalistico in tutto il mondo. E infine, ma altrettanto importante: l’apparente diritto a una confortevole sazietà di tutti i partecipanti alla società dei consumi sulla Terra. Ciò che hanno in comune è che per loro una maggiore sobrietà sarebbe un fallimento collettivo.
Ivan Illich ha riassunto il problema in questo modo: “Quando in una società un comportamento che porta alla follia è considerato normale, le persone imparano a lottare per il diritto di parteciparvi”.
Quindi, con un pizzico di realismo, si potrebbe gettare la spugna, perché qualsiasi sforzo appare inutile di davanti a una tale montagna di avversità. E rispetto all’ipotesi che qualcuno negli ambienti dell’establishment si ponga l’obiettivo di una seria trasformazione socio-ecologica, le fantasie di onnipotenza di un adolescente appaiono del tutto sensate.
Un nuovo approccio dà speranza
Ma c’è un approccio completamente diverso e pieno di speranza. Il filosofo statunitense David R. Loy lo esprime così nel suo libro EcoDharma: “La crisi ecologica è più di un problema tecnologico, economico o politico… È anche una crisi spirituale collettiva e un possibile punto di svolta nella nostra storia”. Harald Welzer parla di “infrastrutture mentali” necessarie e di “continuare a costruire il progetto di civiltà”, affinché un giorno “coloro che producono rifiuti” non godano più “di una posizione sociale più elevata di coloro che li eliminano”.
E poiché questa costruzione sembra così difficile, anzi quasi irrealizzabile, lo studioso di innovazione Felix Hoch ha dedicato un volume compatto solo a questo tema: “Thresholds of Transformation – Recognising and Overcoming Inner Resistance in Transformation Processes” (Le soglie della trasformazione – Riconoscere e superare le resistenze interiori nei processi di trasformazione).
Anche Thomas Metzinger, docente di filosofia e scienze cognitive all’Università di Magonza, ha affrontato il nuovo approccio al pensiero con il suo libro di recente pubblicazione (in tedesco NdT) “Cultura della consapevolezza. Spiritualità, onestà intellettuale e crisi planetaria “. Per fortuna non lo ha fatto usando un linguaggio accademico, ma in 183 pagine di facile lettura, chiare e concise.
In termini di contenuti, tuttavia, non la mette giù facile. Già nelle prime righe prende il toro per le corna: “Dobbiamo essere onesti con noi stessi… La crisi globale è autoinflitta, storicamente senza precedenti – e non promette nulla di buono… Come si fa a preservare il rispetto di sé in un’epoca storica in cui l’umanità nel suo complesso sta perdendo la propria dignità? … Abbiamo bisogno di qualcosa di solido nella vita concreta degli individui e dei Paesi anche quando l’umanità nel suo complesso fallisce”.
Metzinger non vuole sminuire la situazione. Al contrario, egli prevede “che ci sarà anche un punto di svolta decisivo nella storia dell’umanità”, un punto di panico dopo il quale “la consapevolezza dell’irreversibilità della catastrofe raggiungerà anche Internet e si diffonderà in modo virale”. Ma Metzinger non si limita a questo: vede piuttosto con altrettanta sobrietà la possibilità di sfidare l’inevitabile in modo significativo.
Accettare la sfida
Va da sé che non è e non sarà facile. Tuttavia, a livello planetario si è formato un gruppo di persone che Metzinger chiama “amici dell’umanità”, che stanno facendo tutto il possibile sul campo per “sviluppare nuove tecnologie e modi di vita sostenibili, perché vogliono essere parte della soluzione”. Metzinger invita tutti a lavorare per una cultura della consapevolezza, il cui primo passo è forse il più difficile: “La capacità di non agire… l’ottimizzazione dolce ma molto precisa del controllo degli impulsi e la graduale consapevolezza dei meccanismi di identificazione automatica a livello del nostro pensiero”.
Secondo Metzinger, uno stile di vita dignitoso nasce da “un certo atteggiamento interiore di fronte a una minaccia esistenziale: accetto la sfida“. Non solo gli individui, ma anche gruppi e intere società potrebbero reagire in modo appropriato in questo modo: “Come possiamo riuscire a fallire con coscienza e grazia di fronte alla crisi planetaria? Non avremo altra scelta che imparare a fare proprio questo”.
La cultura della consapevolezza da sviluppare sarebbe una “forma di azione epistemica che cerca modi di vita dignitosi… In quanto strategia antiautoritaria, decentrata e partecipativa, si baserà essenzialmente sulle comunità, sulla cooperazione e sulla trasparenza, rifiutando così in modo del tutto automatico qualsiasi logica capitalistica di sfruttamento. Visto sotto questa luce, si tratta della costruzione di uno spazio socio-fenomenologico, e quindi di un nuovo tipo di infrastruttura intellettuale condivisa”.
Sviluppare un contesto di scoperta
Per non arroccarsi ideologicamente, la sfida principale è quella di sviluppare un “contesto di scoperta” che non pretenda di sapere “esattamente cosa debba o non debba essere… una nuova forma di sensibilità etica e di autenticità… in assenza di certezza morale… abbracciando l’incertezza”. Daniel Christian Wahl l’ha definita “resilienza”. Ha due caratteristiche: da un lato, la capacità dei sistemi viventi di mantenere una relativa stabilità nel tempo e dall’altro la capacità di “cambiare in risposta a condizioni e disturbi mutevoli”. Quest’ultima la chiama “resilienza trasformativa”. Si tratta di “agire con saggezza per consentire uno sviluppo positivo in un mondo imprevedibile”. Mantenersi aperti, orientandosi verso un futuro imprevedibile in una cultura del non sapere, è ciò che Thomas Metzinger chiama una “cultura della consapevolezza intellettualmente onesta”. L’obiettivo sarebbe una “spiritualità laica” come “qualità dell’azione interiore”.
Spiritualità laica senza autoinganno
Metzinger critica aspramente la maggior parte dei movimenti spirituali sorti negli ultimi decenni in Europa e negli Stati Uniti. Essi hanno perso da tempo il loro impulso progressista e sono spesso degenerati in “forme basate sull’esperienza di sistemi di illusione religiosa organizzati privatamente. Essi seguono gli imperativi capitalistici di auto-ottimizzazione e sono caratterizzati da una forma un po’ infantile di autoindulgenza”. Lo stesso vale per le religioni organizzate, che sono “dogmatiche nella loro struttura di base e quindi intellettualmente disoneste”. La scienza seria e la spiritualità laica hanno una duplice base comune: “In primo luogo, la volontà incondizionata di verità, perché si tratta di conoscenza e non di fede. E in secondo luogo, l’ideale di assoluta onestà verso se stessi”.
Solo la nuova cultura della consapevolezza, una “spiritualità laica di profondità esistenziale senza autoinganni”, un nuovo realismo, permetterebbe di uscire dal “modello di crescita guidato dall’avidità” che è stato coltivato per secoli. Questo potrebbe aiutare “almeno una minoranza di persone a proteggere la propria sanità mentale mentre la specie nel suo complesso fallisce”. Il libro di Metzinger non vuole proclamare verità, ma guardare negli occhi gli sviluppi attuali con la massima sobrietà possibile: “La cultura della consapevolezza è un progetto che riguarda la conoscenza, e proprio in questo senso il nostro futuro rimane aperto”.
Thomas Metzinger, in tedesco: Bewusstseinskultur. Spiritualität, intellektuelle Redlichkeit und die planetare Krise (Cultura della consapevolezza. Spiritualità, onestà intellettuale e crisi planetaria), 22 euro, Berlin Verlag, ISBN 978-3-8270-1488-7
Di Thomas Metzinger sono usciti in italiano:
- Il tunnel dell’io. Scienza della mente e mito del soggetto. Editore Cortina Raffaello, 2010.
- Coscienza e fenomenologia del sé. Editore Rosenberg & Sellier, 2015.
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Traduzione dal tedesco di Thomas Schmid.
Revisione di Anna Polo