Dopo otto ore di camera di consiglio, la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di Alfredo Cospito in merito alla revoca del 41 bis. A questo vero e proprio attentato alla vita di Cospito si aggiunge la beffa della condanna al pagamento delle spese processuali.

Uno Stato forte con i deboli e zerbino con i potenti si scaglia contro un uomo da quattro mesi in sciopero della fame, decretandone di fatto la condanna a morte, attraverso una sentenza anticostituzionale e contraria a tutti i trattati sui diritti umani.

Una sentenza chiaramente politica e vendicativa, figlia di quel clima di guerra che da un anno aleggia nel Paese e che invia un monito chiaro e diretto a chi oggi si oppone a un clima plumbeo e pericoloso di progressiva restrizione degli spazi di agibilità politica e sindacale.

La presunta superiorità valoriale del mondo occidentale, tanto sbandierata per giustificare il pieno coinvolgimento in una guerra la cui escalation sta assumendo esiti imprevedibili, si infrange sul tema della civiltà della pena, da sempre il discrimine tra uno Stato democratico e uno Stato autoritario.

La logica della vendetta ancora una volta si sostituisce alla nostra Carta Costituzionale.