In Nicaragua giovedì 8 febbraio 2023 c’è stato un risveglio carico di sorprese.

I fatti si sono dipanati lentamente e man mano è stata ricostruita una situazione a dir poco inedita.

Il Governo Ortega-Murillo ha esiliato, privandoli della loro stessa cittadinanza nicaraguense, 222 prigionierə politichə che erano statə incarceratə a seguito delle proteste di aprile 2018.

“È una bella notizia, ma allo stesso tempo triste” questo il commento comune delle persone che hanno appreso la notizia.

Nella notte di mercoledì tuttə le detenutə in questione sono statə prelevatə dai diversi carceri, concentratə all’aeroporto della capitale e fattə salire su un aereo che era in sosta sulla pista. Solo a quel punto hanno saputo dei provvedimenti che lə riguardavano.

Man mano i media non legati al governo hanno iniziato a trasmettere in diretta gli aggiornamenti. Tra le prime informazioni è stata pubblicata una lista ufficiale con i nomi, cognomi numeri di documenti delle persone coinvolte. Il governo ha annunciato per la serata una conferenza stampa.

Nel frattempo con diversi collegamenti e dirette si è appresso dell’atterraggio all’aeroporto di Dulles, Washington, della discesa di tuttə lə passeggerə e del loro arrivo presso l’hotel in cui hanno ricevuto assistenza medica.

Le dichiarazioni del governo nicaraguense invece si sono espresse in un messaggio durato circa un’ora del presidente Ortega che ha spiegato come si sia arrivati a questa operazione. “Mi dice Rosario (la moglie e vicepresidente) perché non chiediamo all’ambasciatore (degli Stati Uniti) che si porti via tutti questi terroristi?” poi scende nel dettaglio dell’operazione di espulsione di massa.

Così è iniziato un lavoro intenso, perché avevamo poche ore, perché loro (gli USA) erano disposti a portarseli via tutti in un solo volo e ci hanno dato la data del 9, di oggi, in cui sarebbe arrivato l’aereo a Managua.”

E aggiunge che “non c’è stata nessuna trattativa, perché la sovranità del paese e la dignità della patria non si negozia”. In seguito ha mostrato la lista inviata in cui in totale erano inseristi i nominativi di 228 prigionierə e spiega nel dettaglio la situazione delle 6 persone che non sono state espulse. In particolare si è soffermato sul caso del vescovo di Matagalpa Rolando Álvarez che si è rifiutato di lasciare il Paese e che ora si trova nel carcere della capitale, mentre prima era ai domiciliari.

Al termine del lungo discorso ha concluso “Grazie a dio è avvenuto il miracolo. Abbiamo recuperato la pace di cui stiamo godendo. Adesso che se ne sono andati i golpisti, i mercenari, respiriamo la pace, grazie a dio.

Il governo degli Stati Uniti si è pronunciato attraverso il Segretario di Stato, Anthony Blinken che ha definito quello di giovedì “un passo costruttivo per affrontare gli abusi dei diritti umani nel Paese” a cui segue la dichiarazione del portavoce Edward Price: “le sanzioni non sono state tolte, ma ci piacerebbe avere, ci auguriamo di avere, una relazione migliore con il Nicaragua”.

Il Parlamento nicaraguense ha approvato in tutta fretta una riforma costituzionale per modificare l’articolo 21 della Costituzione che regolamenta la questione della nazionalità, inserendo attraverso la legge n 1145 la perdita della nazionalità nicaraguense per le persone condannate per reati legati alla legge 1055. Legge “Di difesa dei diritti del popolo all’indipendenza, la sovranità e autodeterminazione per la pace” e utilizzata per comminare pene altissime allə prigionierə politichə che vengono condannatə in quanto traditorə della patria.

Sentenze e procedimenti giudiziari che erano stati contestati duramente anche dalla Commissione Interamericana di Diritti Umani per “manipolazione del diritto penale e mancanza di garanzie.”

Intanto si apprende che alle 222 persone che si trovano ora negli USA è stato concesso un permesso di permanenza temporanea di 2 anni, con la possibilità di viaggiare in paesi terzi, mentre il governo spagnolo ha dichiarato che offrirà la cittadinanza allə esuli che ne facciano richiesta a seguito della cancellazione di quella nicaraguense.

Tra le 222 persone ci sono casi e situazioni molto diversi, a parte il capo d’accusa che li accomuna: ci sono leader campesinos, studentə, ex candidatə alle scorse elezioni presidenziali appartenenti a partiti avversi al governo, ex membri del Cosep (la Confindustria locale) e di banche, attivistə per i diritti umani, sacerdoti, giornalistə, ex guerriglierə sandinistə.

Tra loro Dora Maria Tellez, la storica comandante 2, che intervistata oggi da BBC mundo ricorda che la lotta continua e che non si fermerà fino a riportare in Nicaragua i diritti che hanno perso non solo lə prigionierə politichə, ma tuttə lə nicaraguensə.

La storia di Dora Maria è simile a quelle di numerosissimi ex combattenti sandinistə che si sono oppostə al governo attuale durante le rivolte di aprile 2018 insieme ai movimenti sociali e in seguito incarceratə dallo stesso Ortega. Tra loro il comandante Hugo Torres, morto nel carcere del Chipote un anno fa. Nel 1974 aveva partecipato -durante la dittatura di Somoza- all’assalto della casa del somosista José María Castillo Quant, che portò alla liberazione di numerosi prigionieri tra cui Daniel Ortega incarcerato dal 1967. Con Dora Maria Tellez assaltò il palazzo nazionale nel 1978 per liberare altrə 60 prigionierə sandinistə, determinando un passo avanti fondamentale per la vittoria del luglio 1979 della Rivoluzione con un FSLN (Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale) oggi molto lontano dalle sue origini.

L’FSLN che oggi si accanisce con una repressione sproporzionata attuata da un governo che si dichiara di sinistra, socialista, ma che attua una gestione del potere politico a livello famigliare -con numerose epurazioni a seconda del momento e della fedeltà alla coppia presidenziale- e che ha cancellato qualsiasi divisione dei poteri accentrando la totalità delle istituzioni del Paese nelle proprie mani.

Dall’estero l’opposizione esiliata forzatamente e sparsa tra il Costa Rica, l’Europa e gli Sati Uniti continua da anni le battaglie, prima tra tutte quella per la liberazione dellə prigionierə, vicenda che per ora ha visto una prima risoluzione, nonostante rimangano incarcerate 35 persone per motivi politici.

 

Ndr nell’articolo si usa la lettera ə, lo schwa, simbolo dell’alfabeto fonetico internazionale corrispondente a una vocale media-centrale, per un linguaggio che non utilizzi il maschile plurale sovraesteso e che invece includa tutti i generi e non generi che ciascuna persona possa scegliere o non scegliere, sul tema il dibattito è aperto, ma è utile iniziare a porsi la questione soprattutto nella divulgazione di testi scritti